“Alle bambine ribelli di tutto il mondo, sognate più in grande, puntate più in alto e lottate con più energia. E nel dubbio, ricordatevi sempre, avete ragione voi”. L’avevamo lasciata così, lo scorso Primo maggio, con queste parole rivolte alle “bambine ribelli”, quelle che lo sono – anagraficamente parlando – e quelle che lo saranno per sempre. Margherita Vicario sa bene di cosa parla, perché lei stessa è una di quelle, un’anticonformista per antonomasia, che non si ferma davanti a niente, che supera le frontiere e abbatte i luoghi comuni con la sua musica, le sue parole, il suo stesso modo di essere.
Nasce come attrice, ma il suo amore per lo spettacolo è troppo grande per essere ridotto a una sola arte. Talento eclettico, sincero, mai banale, Margherita si dedica alla musica, alla sua chitarra e alle sue idee e lo fa con un’ironia pungente, con una voglia di mettersi in gioco e sperimentare che va oltre la brama di successo.
Così, tra una piece teatrale, una fiction e un album arriva a oggi, forte di un’esperienza trasversale che l’ha resa più sicura di ciò che è e di ciò che vuole.
Nasce così Bingo, il nuovo disco il cui titolo già esprime il significato che ha per lei. “Due anni fa Dade (il produttore dell’album, ndr) mi chiese di raccogliere tutti gli spunti per la mia nuova musica in una cartella del computer – racconta Margherita – Senza pensarci troppo, la rinominai proprio Bingo e quasi subito capimmo che quello poteva già essere il titolo del mio nuovo lavoro. Il bingo è un luogo multiculturale” prosegue “mi piace pensare che persone di luoghi e tradizioni completamente diverse si ritrovino in uno stesso posto, uniti a divertirsi e tentare la fortuna. Bingo però è anche un’esclamazione che si ricollega solitamente a tutti quegli accadimenti totalmente casuali, di pura fortuna, quelli che non sai mai come va a finire: per me il progetto è stato invece la concreta realizzazione di un lavoro minuzioso, costante e attento”.
Nel disco si possono individuare tre temi principali: i soldi, la religione, la condizione femminile. Come mai questa scelta?
Quando scrivo le canzoni non c’è niente di premeditato, poi dopo prendono forma e mi rendo conto che avevo bisogno di dire certe cose. Ascoltando tutti i pezzi della tracklist mi sono accorta che, senza neanche volerlo, si rincorrono queste tre tematiche principali: i soldi un po’ forse perché la mia generazione ha vissuto questo tema dando per scontato che il mondo andrà a rotoli e un po’ perché molti colleghi parlano solo questo, del fare successo; il lato spirituale io l’ho riposto in scienziati e artisti e meno nei santi, mi arrogo il diritto di avere la voce dell’innocenza per dire delle cose. Il corpo delle donne è spesso uno degli oggetti, dei tabù di questa grande questione religiosa. Fin da piccola mi portavano a messa promettendomi il Cioè, quindi io ci andavo con gioia per quello, ma non perché ci fosse un ragionamento spirituale o una comprensione delle cose.
Il femminismo, infine, è un tema talmente grande, con limiti oscuri e anche scivolosi e che i social stanno evolvendo in modo un po’ duro e feroce: io lo voglio sempre trattare con le pinze e l’unico modo per affrontarlo quindi è portare la mia esperienza, in quanto ragazzina prima e donna poi. Non è un approccio ideologico, ma faccio parte di un’associazione che punta a dare pari dignità alle minoranze, affrontando il tema senza grandi ideologie, ma parlando di dati. Sono statistiche, dati di fatto. È una questione che ci portiamo dietro da secoli.
C’è anche un brano con Elodie, ti ha “restituito il favore” dopo la collaborazione per il suo album?
Siamo amiche e mi piace tantissimo quello che sta facendo, credo che stia contribuendo a internazionalizzare la nostra musica. Xy è una canzone divertente, un po’ una chiacchierata tra amiche, come se fosse il seguito di Sposa (il brano che avevano fatto insieme contenuto nell’album di Elodie, ndr), una sorta di capitolo secondo con me e Elodie
Un modo di fare musica che all’apparenza sembra scanzonato e divertente, ma che nasconde comunque testi taglienti che rappresentano il mondo di oggi…
Io prima di essere cantautrice sono cittadina di questo Paese e partecipo a quella che è la vita di tutti. Magari le canzoni di una volta erano più concentrate su temi sociali, ma quelle di oggi mi sembrano più citazioniste, anche proprio grazie ai social. Quando cito certi politici nei testi è perché loro stessi si pongono così, più sull’esserci che sui contenuti e io parlo di quello che vedo. In generale sono diventati loro stessi dei meme, dei personaggi. Si tende a far passare dei messaggi anche violentissimi come delle cose che in leggerezza fanno ridere, ma dietro quel grottesco ci sono delle cose molto forti e che purtroppo rimangono.
Essere una cantante con una carriera anche di attrice ti ha avvantaggiato o penalizzato?
In Italia purtroppo, al contrario di quanto avviene nel mondo anglosassone, abbiamo una mentalità diversa, fare più cose non è nel nostro DNA. Il pregiudizio è un peccato, se sai fare più cose non vuol dire farle male, anzi, per certi versi forse è uno svantaggio. Se avessi fatto la cantante da subito probabilmente ora sarei in una fase avanzata della mia carriera, ma è anche vero che se non avessi fatto l’attrice non sarei la cantante che sono. Il mondo anglosassone di per sé ha un’altra concezione dell’intrattenimento, lì nelle scuole di spettacolo studiano canto, danza, pianoforte, non devono per forza incasellarti.
Prima mi lo chiedevano sempre cosa preferissi tra le due, ora sono un po’ a compartimenti stagni, ho finito una serie per Rai Uno e ne parleremo quando uscirà (nelle scorse stagioni l’abbiamo vista insieme a Claudio Amendola nella fiction Nero a metà, ndr). Ora sono qui per il disco e si parla di quello e per tutta l’estate sarò concentrata solo su quello.
A proposito di estate, però, anche in questo caso non ti sei posta limiti…
Covid permettendo avrò un’estate ricca di progetti. Non farò un tour solo, ma due: uno su Bingo portando in giro il disco, l’atro sarà uno spettacolo-concerto, un po’ come quello che ho fatto al Primo maggio, basato sul best seller Storie della buonanotte per bambine ribelli. Sarò in giro con l’Orchestra multietnica di Arezzo, con pezzi miei, letture, pezzi di musica con orchestra e, perché no, anche pezzi dei Beatles: sarà un po’ minestrone.