“La Bestia”: diventa un caso il segreto di Carmen Mola, l’Elena Ferrante spagnola

Jorge Díaz, Antonio Mercero e Agustín Martínez, alias Carmen Mola, ci raccontano de "La Bestia", il best seller del momento. Premiato da Letizia di Spagna

Pubblicato: 25 Luglio 2023 18:51

Federica Cislaghi

Royal e Lifestyle Specialist

Dopo il dottorato in filosofia, decide di fare della scrittura una professione. Si specializza così nel raccontare la cronaca rosa, i vizi e le virtù dei Reali, i segreti del mondo dello spettacolo e della televisione.

La Bestia, edito da Salani, è un vero e proprio caso letterario. Non solo perché è il thriller più amato in Spagna o  perché ha vinto il prestigioso Premio Planeta 2021 e nemmeno perché in Italia, uscito a luglio, è già tra i best seller ed è acquistabile online. Ma anche e soprattutto perché ritirando l’importante riconoscimento Carmen Mola ha dovuto svelare la sua vera identità, ossia che si trattava non di una scrittrice ma di tre autori, noti sceneggiatori, Jorge Díaz, Antonio Mercero e Agustín Martínez.

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A lungo Carmen Mola è stata considerata l’Elena Ferrante spagnola, ma durante la serata di gala, alla presenza di Letizia di Spagna e Felipe, gli autori hanno rivelato la loro identità: ne è scaturito un dibattito internazionale sulla scrittura di gruppo, l’uso di pseudonimi femminili nel 21° secolo e il legame tra letteratura commerciale e serie televisive.

Fonte: Getty Images
Letizia e Felipe di Spagna premiano “Carmen Mola” per “La Bestia”

Frutto di una scrittura collaborativa moderna, di cui i tre autori sono tra gli esponenti più acclamati a livello internazionale, La Bestia ha venduto oltre un milione di copie e sarà pubblicato in quindici Paesi. A noi Jorge Díaz, Antonio Mercero e Agustín Martínez ci hanno raccontato come è nato questo romanzo di successo e come si sono inventati lo pseudonimo Carmen Mola dietro al quale sono riusciti a nascondersi per tre anni.

Da dove avete preso l’ispirazione per la trama del vostro ultimo romanzo, La Bestia?
La Bestia nasce dal ritrovamento della notizia di un fatto storico. Prima di questo libro avevamo scritto dei romanzi noir contemporanei, perciò avevamo voglia di far fare una nuova esperienza a Carmen Mola con genere diverso, quello storico mescolandolo però al thriller. Abbiamo perciò guardato al passato, al XIX secolo, che è stato per la Spagna un periodo molto convulso, ricco di avvenimenti. Nella ricerca dell’anno in cui ambientare la nostra storia a Madrid – perché volevamo parlare di Madrid – ci siamo imbattuti in una notizia che non conoscevamo: l’uccisione di 80 monaci in un pomeriggio del 1834. Un evento che ci è sembrato terribile. La popolazione più povera di Madrid che si è ribellata contro il clero arrivando a massacrare 80 religiosi ci ha indotto a chiederci perché è accaduto un fatto così estremo, che cosa ha portato a compiere nel giro di un pomeriggio un gesto di tale efferatezza. Abbiamo indagato e abbiamo appreso dell’epidemia del colera che imperversava in quel momento, di una Madrid che era una sorta di far west estremamente violenta, della prima guerra carlista in atto. Tutti questi fatti storici fanno da sfondo alla storia centrale del romanzo, quella di Lucia che deve andare alla ricerca della sorella che è stata sequestrata da un assassino spietato il cui soprannome è “La Bestia”.

È vero che vi siete ispirati a Il nome della rosa di Umberto Eco, almeno come genere letterario visto che il periodo storico è completamente diverso?
In realtà non ci siamo ispirati a Umberto Eco, anche se è un punto di riferimento fondamentale. Ci sarebbe piaciuto molto poterlo fare. Quello che abbiamo in comune con Umberto Eco è che lui crea un intrigo misterioso come noi, solo che il nostro romanzo è ambientato nel XIX secolo mentre il suo nel medioevo. Anche se ad averci veramente ispirato è stato Charles Dickens. Volevamo mostrare una Madrid sporca, connotata da grandi disuguaglianze sociali e poi vi abbiamo aggiunto le caratteristiche distintive di Carmen Mola, ossia una trama piena di colpi di scena basata su due comandamenti che sono imprescindibili, non annoiare e sorprendere sempre il lettore al di sopra di tutto.

Come è scrivere un romanzo a sei mani?
Molto spesso scrivere a sei mani vuol dire rinunciare ad alcune cose che magari uno di noi voleva inserire ma in cambio avere a disposizione il talento dei colleghi arrivando così laddove non sarebbe stato possibile da soli. All’inizio credevamo che avremmo lavorato un terzo ciascuno, mentre invece abbiamo scoperto che ognuno di noi lavora il triplo facendo così, perché dobbiamo scrivere, dobbiamo arrivare a un accordo tra noi e poi dobbiamo correggere quello che ognuno di noi ha fatto. Ciò significa che ciascuno di noi ha messo il proprio contributo in ogni pagina del romanzo, affinché non sia un libro di Jorge Diaz, Antonio Mercero, Agustín Martínez ma di Carmen Mola.

Da dove nasce lo pseudonimo Carmen Mola?
Nasce dal bisogno di pubblicare il primo romanzo con uno pseudonimo. Noi siamo in tre, ci siamo imbarcati in un’avventura inusuale in letteratura che è la creazione collettiva di un libro. Sapevamo che pubblicare un romanzo con tre nomi in copertina probabilmente lo avrebbe penalizzato e sarebbe stato un deterrente per il lettore. In quel momento abbiamo deciso di trovarci uno pseudonimo, così l’attenzione si sarebbe sposata dagli autori al romanzo. Quando è arrivato il momento di scegliere il nome in modo concreto, prima di inviare lo scritto alla casa editrice, ci siamo visti e durante la riunione che è durata pochissimo abbiamo iniziato a proporre nomi diversi, maschili, femminili, anglosassoni, non abbiamo mai pensato a un nome italiano. Poi a un certo punto qualcuno ha detto Carmen che è un gioco di parole in spagnolo, perché qualcuno ha detto Carmen e un altro ha commentato ‘Ah, Carmen Mola”, mola in spagnolo significa ‘figata’. E così abbiamo trovato il nostro pseudonimo.

Vi è spiaciuto dover rivelare al pubblico la vostra vera identità?
In realtà è coinciso con un momento di grande gioia, perché è successo quando abbiamo saputo di aver vinto il Premio Planeta, il premio letterario più importante di Spagna. Invece, è stato difficile passare dall’anonimato all’esposizione mediatica enorme, con tour promozionali che ci stancavano moltissimo e migliaia di copie da firmare. Ma tutto questo fa parte del successo, un successo che è difficilissimo ottenere nel mondo della letteratura. Pensiamo che dopo tre anni nascosti dietro uno pseudonimo ad osservare il nostro successo da dietro le quinte, adesso ci tocca goderne davvero ed è quello che stiamo facendo.

L’aver rivelato la vostra identità cambierà anche il modo di scrivere i vostri romanzi?
Ha cambiato già il nostro modo di lavorare, perché prima quando terminavamo la stesura di un romanzo, ci riposavamo qualche giorno e poi iniziavamo a scrivere subito il successivo. Adesso invece abbiamo campagne promozionali molto rilevanti da seguire, abbiamo gli incontri coi giornalisti e coi lettori e sono tutte cose che ci riempiono di gioia, ma questo comporta che, siccome dobbiamo continuare a scrivere, dobbiamo anche riuscire a trovare il tempo per farlo. Così, oggi dobbiamo rinunciare a scrivere delle sceneggiature oppure rinunciamo alle vacanze oppure ci troviamo a lavorare più ore di quelle che vorremmo al giorno. Ma è comunque una scelta felice, perché possiamo lavorare a quello che ci piace.

Come vi siete incontrati?
Tutti e tre siamo sceneggiatori e ci siamo conosciuti in occasione della lavorazione di sceneggiature. Jorge ed io [Antonio ndr.] ci siamo incontrati nel 1999 quando abbiamo scritto la prima puntata di una serie intitolata Hospital Central; Jorge e Agustín si sono conosciuti dopo per una serie chiamata El don de Alba e poi Agustín ed io ci siamo conosciuti presso una casa di produzione che aveva organizzato una riunione con alcuni sceneggiatori. Poi tutti e tre abbiamo lavorato all’adattamento di  un romanzo di Agustín, Monteperdido. Da lì abbiamo pensato di provare a scrivere insieme un libro, utilizzando gli stessi metodi che applichiamo quando lavoriamo alle sceneggiature.

State già lavorando a un nuovo romanzo?
Veramente stiamo per finire il nuovo romanzo che uscirà in Spagna ad ottobre col titolo El infierno. In qualche modo segue le orme de La Bestia. Anche questo libro è ambientato nel XIX secolo ma trent’anni dopo. Racconta la storia d’amore tra uno studente di medicina rivoluzionario e una ballerina. La vicenda inizia a Madrid ma i personaggi viaggeranno verso la Cuba coloniale dove non era ancora stata abolita la schiavitù. Speriamo che possa arrivare presto anche in Italia.

La trama de La Bestia

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Madrid, 1834: una terribile epidemia di colera ha messo in ginocchio la città. Ma il terrore ha anche un altro nome, quello della Bestia: un essere spietato e inafferrabile che rapisce le ragazze dei quartieri più poveri e ne smembra i corpi. Quando la piccola Clara scompare, sua sorella Lucía non vuole aspettare di ritrovarne il cadavere: dà inizio così alla sua lotta contro il male e contro il tempo. Ha quattordici anni e l’inestinguibile coraggio di chi sente di non poter fare altro.

Anche perché nessuno sembra voler fermare davvero il mostro, tranne Diego, un giornalista testardo e temerario, che trascinerà nell’indagine anche il suo amico Donoso, un poliziotto cinico ma leale con un occhio solo. Alla loro corsa frenetica parteciperanno monaci guerriglieri, ambasciatori e prostitute, mentre una società segreta tesse i suoi intrighi fatali fra taverne e salotti, palazzi e lazzaretti. È l’alba di una capitale che nasce nel sangue, di una città che brulica di vita e di morte e lotta per lasciarsi il medioevo alle spalle.

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