Chirurgia estetica, “Diffidate dei furbetti del master”: il dr. Santanchè chiarisce

Il dottor Paolo Santanchè, uno dei più importanti chirurghi plastici estetici, ci spiega come tutelarci dai "furbetti del Master" e affidarci a medici seri

Pubblicato: 22 Ottobre 2020 09:59

Federica Cislaghi

Royal e Lifestyle Specialist

Dopo il dottorato in filosofia, decide di fare della scrittura una professione. Si specializza così nel raccontare la cronaca rosa, i vizi e le virtù dei Reali, i segreti del mondo dello spettacolo e della televisione.

Il Dr. Paolo Santanchè, uno dei più importanti chirurghi plastici estetici italiani di fama internazionale, fa chiarezza sui raggiri che spesso si nascondono dietro coloro che sbandierano master in chirurgia estetica davanti a potenziali pazienti ignari che credono di trovarsi di fronte a specialisti super accreditati.

Da sempre in prima linea nella lotta per l’affermazione e il rispetto delle regole che permettano di eseguire un intervento in totale sicurezza, il Dr. Santanchè ci spiega come possiamo tutelare la nostra salute nell’ambito della chirurgia estetica. E interviene anche sul caso di Maria Monsé.

Chi sono i “furbetti del master” e perché dobbiamo stare attenti?
I master sono generalmente considerati come un titolo aggiuntivo importante e questo è effettivamente vero per quello che riguarda diverse facoltà, penso ad esempio a quelle di tipo economico-amministrativo. Ma nel campo della medicina le cose funzionano differentemente. Qui il livello superiore è dato dalle specializzazioni, corsi di studio teorici e pratici, con obbligo di frequenza in ospedale. Decisamente diversi quindi da quei master organizzati per la chirurgia estetica, e non solo, che hanno un valore semplicemente informativo per il medico generico che vuole avere una competenza teorica su quella materia.
In Italia però le specializzazioni non sono obbligatorie per svolgere un’attività specialistica. Quindi nel campo della chirurgia estetica, che è basata esclusivamente sulla libera professione, c’è stata un’invasione di medici non specialisti in chirurgia plastica che si sono avventurati senza nessuna preparazione di base in questo settore. Molti di questi si limitano a seguire un master sulla materia. Il paziente, spesso ignaro, si lascia illudere da questo titolo pensando di aver di fronte un super specialista e invece non è vero. Il Ministero dell’Università e Ricerca ha fatto chiarezza a tal proposito affermando che i master nel campo della medicina non sono titoli equiparabili alla specializzazione, sono corsi informativi, non formativi.
Il problema più grande di questi furbetti del master è che di solito sono specialisti in niente, a volte non sono nemmeno chirurghi. Questo significa che non hanno esperienza di sala operatoria e di gestione del paziente chirurgico, che è indispensabile non solo per la riuscita dell’intervento ma soprattutto per la salute del paziente stesso.

Come possono tutelarsi i pazienti?
Il paziente può innanzitutto consultate il sito della FNOMCeO, Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri dove può verificare i titoli, laurea e specializzazioni, dei medici che esercitano in Italia. Poi c’è la SICPRE, Società Italiana di Chirurgia Estetica, dove sono iscritti gli specialisti in chirurgia plastica di comprovata serietà. Ci si può rivolgere anche all’AICPE, Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica dove sono iscritti non solo specialisti di chirurgia plastica, ma si trovano anche medici specialisti in altri settori che però hanno sempre esercitato nell’ambito della chirurgia estetica dimostrando di avere una seria e adeguata preparazione in questo campo.
Consiglio di non affidarsi a chi non è iscritto a nessuna di queste associazioni. Il paziente che si rivolge a uno specialista dovrà comunque fare delle valutazioni in merito, come ad esempio, se lo specialista ha capito realmente il suo problema  se gli ha dato delle spiegazioni convincenti sul tipo di strada che intende seguire e se ha osservato tutte le procedure, come il consenso informato. Quest’ultimo è l’attestazione che il paziente abbia ricevuto tutte le informazioni che il chirurgo plastico è tenuto a dare per obbligo di legge circa l’intervento, le complicanze, le possibilità d’insuccesso e le alternative terapeutiche. Il consenso informato deve essere sottoscritto quando il paziente è lucido, cosciente e sereno, quindi almeno qualche giorno prima, non la mattina stessa dell’intervento. Se ciò non avviene, bisognerebbe sollevare qualche dubbio sulla serietà del medico.
Poi, la chirurgia che richiede come minimo un’anestesia locale, deve essere sempre fatta in presenza di un anestetista, l’unico in grado di prevedere e prevenire eventuali complicanze, come l’arresto cardiaco che si annuncia sempre con dei segni premonitori che se colti in tempo permettono di evitarlo. L’intervento senza la presenza di un anestetista è il modo peggiore di risparmiare i soldi o meglio è il modo migliore per far risparmiare soldi agli eredi.
In molte regioni, per esempio in Lombardia o in Piemonte, gli interventi di chirurgia estetica possono essere eseguiti solo in una casa di cura o in una day surgery, perché l’ambulatorio chirurgico non ha quelle attrezzature presenti in una sala operatoria a norma.

Qual è l’età minima per sottoporsi a un intervento di chirurgia estetica?
I pazienti non sono necessariamente giovani, ma devono essere sani. L’intervento di chirurgia estetica non è un’operazione salvavita, quindi non va eseguito su un paziente che ha un rischio superiore al minimo accettabile.

Qual è il suo parere di medico sul caso molto dibattuto dell’attrice Maria Monsé che ha portato la figlia 14enne dal chirurgo plastico per correggere un difetto al naso che la complessava?
La chirurgia estetica ha un’enorme valenza psicologica. Per cui ritengo che sia assolutamente giusto aiutare un ragazzo o una ragazza complessati, anche perché in giovane età questi complessi sono molto più traumatici che su un adulto. L’intervento li può davvero aiutare. Ora, a 14 anni la rinoplastica è un po’ al limite, sarebbe meglio aspettare i 15-16 anni, ma bisogna valutare il singolo caso, sia dal punto di vista fisico che psicologico. Comunque, se il problema è reale, occorre intervenire per risolverlo e migliorare quindi la qualità della vita di un ragazzo. A 14 anni è difficile che un adolescente superi da solo il complesso per un difetto che non sopporta.
Si interviene anche su bambini più piccoli, anche di 5 anni, per correggere le orecchie a sventola. Comunque, ogni caso va studiato a sé, sotto tutti i punti di vista, tecnico, artistico, psicologico, non è un campo in cui si possa generalizzare.

Fonte: Ufficio stampa
Dr. Paolo Santanchè – Fonte: ufficio stampa

 

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