Sapete cos’è l’age shaming? Ve lo spiego in poche parole. Sei vecchia, ma come ti vesti? Alla tua età ancora con i selfie? Sei ridicola. Hai cinquant’anni ancora ti metti la minigonna? E i capelli? Sai che il galateo dice che bisogna accorciare? Alla tua età devi mostrare il cervello non il corpo. Sei una mamma questo non si fa. E chi lo dice? Io credo che l’età anagrafica sia un dettaglio trascurabile, perché nel momento in cui non arreco danno ad alcuno, sono libera di esprimere me stessa nel modo in cui ritengo più consono.
Si parla spesso di discriminazioni per motivi etnici, religiosi o riguardanti l’orientamento sessuale, ma ancora poco di age shaming, cioè di discriminazione dovuta all’età anagrafica. Ed esiste una componente di bullismo ulteriore: queste affermazioni vengono quasi sempre fatte nei confronti delle donne, avete mai sentito fare questi discorsi ad un uomo? No, perché l’uomo quando invecchia diventa interessante, affascinante, brizzolato, alla donna non è quasi mai consentito dal pensare comune, ergo dagli stereotipi, di invecchiare serenamente indossando quello che la fa stare bene. Ma io credo che ognuna di noi sia libera di esprimere il proprio essere come meglio crede, che sia con un bikini leopardato, un tubino nero o una salopette di jeans, perché, come diceva Moschino: “Meglio aver voglia di vestirsi come si vuole, che come si deve”.
Eppure questo fenomeno è talmente radicato nella nostra mente, che, spesso, sono proprio le stesse donne, vittime di un pensiero maschilista inculcato e radicato nei meandri del proprio cervello, a trasformarsi in carnefici delle appartenenti al proprio stesso genere. E se prima questa tipologia di commenti veniva fatto alle spalle, nelle piazze, per le strade, magari con la mano davanti alla bocca, adesso, con l’avvento dei social, tutti si sentono autorizzati a dire la loro, che per l’amor del cielo, siamo in democrazia, nessuno può impedire di farlo, eppure ci vorrebbero delle regole, quando il buon senso non basta.
La domanda che ognuno di noi dovrebbe porsi prima di esprimere un’opinione dovrebbe essere: “Glielo direi di persona?”, oppure: “Sto davvero esprimendo un parere, o sto giudicando?” e, a seconda della risposta, pensare che un bel tacere non fu mai scritto. E se le vittime di questi giudizi sono celebrities o comunque personaggi pubblici, c’è questa credenza che si possa dire tutto, perché “come ti prendi gli elogi, ti devi prendere le critiche”. Vi svelo un segreto, essere un personaggio pubblico non esime dall’essere una persona, una donna o un uomo, con sentimenti reali, con fragilità e debolezze connesse, e nessuno si dovrebbe ergere a giudice di alcun altro, in particolare modo sull’aspetto fisico.
Avete mai letto sui social dei commenti negativi sulla forma fisica di un attore maschio (a parte uno o due casi sporadici)? O sull’abito indossato di qualche giornalista uomo? O sulla lunghezza dei suoi capelli? Eppure in ordine di tempo ci ricordiamo un caso mediatico esploso ai danni di Giovanna Botteri, rea di indossare sempre la stessa maglia nera, che voglio dire signora mia non si fa. Cioè stiamo parlando di una delle professioniste più intelligenti e preparate del nostro piccolo schermo, una delle prime donne inviate di guerra, che ha raccontato la strage del mercato di Sarajevo, documentato la tragedia delle esecuzioni sommarie, eppure non è stata risparmiata nemmeno lei, c’è chi si è anche permesso di contestarle l’acconciatura.
Più recentemente sono state vittime di questo fenomeno anche Mara Venier e Madonna. La prima dopo aver postato una foto abbracciata al marito a Viareggio si è vista scrivere “Tagliati questi capelli perché sei vecchia“, per fortuna la zia più amata dagli Italiani non si è lasciata sorprendere rispondendo a tono: “Amore, perché sotto questa bella foto devi rompere i coglioni con i miei capelli? Perché?“. Secondo voi questa presunta haters le avrebbe mai fatto un commento del genere se l’avesse incontrata di persona? assolutamente no, magari le avrebbe chiesto anche un selfie da poter sfoggiare sul suo Instagram, perché è facile essere cattivi davanti a una tastiera, molto più difficile farlo guardando in faccia la persona da offendere (senza motivo).
A Madonna invece viene contestato il fatto di non sapere invecchiare con classe, e le viene ripetuto e ribadito il giorno del suo compleanno, al compimento dei suoi 63 anni, quando insieme ad abiti da urlo e location pazzesche, si mostra felice e spensierata al braccio del suo compagno, il 26enne ballerino Ahlamalik Williams. Avete mai letto sul profilo di Gianluca Vacchi (54 anni) commenti sull’età della sua fidanzata (26 anni) e madre della sua prima (e unica) figlia? O commenti sull’opportunità di fare balletti o vestirsi in indeterminato modo vista “la sua età”? No. E sapete perché? Perché è un uomo, e siamo abituati mentalmente a vedere signori fidanzati con ragazze più giovani, perché la mentalità maschilista ci porta ad associare l’età adulta di un uomo con la saggezza, il potere e la protezione. Alla donne questo lusso non viene concesso, e nei social viene ribadito con cattiveria.
Invece questo modo di porsi, non commentando l’età, dovrebbe essere considerata la realtà, dovremmo essere liberi di vestirci, portare i capelli, o accompagnarci secondo il nostro gusto e le nostre regole, non dovrebbe spettare a nessuno contestare le nostre azioni, se non a noi stessi. Se io non ledo la tua libertà o quella di qualcun altro con il mio modo di essere, chi sei tu per ledere la mia? La prossima volta, prima di scrivere un commento cattivo sotto a una foto domandatevi: lo farei di persona?. Se la risposta è no passate oltre. Prima o poi invecchiare tocca a tutti. La prossima potresti essere tu.