Di lei non si sa quasi nulla, nemmeno la data precisa della sua nascita, al punto tale che sono molti gli storici che l’hanno definita la moglie ombra di Dante. Perché Gemma Donati fu questo e probabilmente molte altre cose, ma la sua figura fu offuscata sicuramente da Beatrice, il grande amore platonico del sommo poeta, nonché da tutti i riferimenti femminili della Divina Commedia di cui nessuno era a lei collegabile.
Chi era Gemma Donati
Pochissime informazioni su Gemma Donati ci restano oggi, ma una su tutte restituisce la conferma che fu la moglie dello scrittore italiano. All’interno di un atto rogato a Firenze, nel 1329, la donna richiedeva indietro la sua dote che ammontava a 12 fiorini d’oro, quella pagata dal padre anni prima e concessa a Dante, figlio di Alighiero degli Alighieri.
A parlare di lei fu Boccaccio. Allo scrittore e poeta italiano, infatti, fu dato il compito dalla città di Firenze di portare in auge la figura di Dante Alighieri, ormai defunto. Perché in vita, al contrario, la sua città di origine gli aveva tolto tutto. Un trattarello, quello di Boccaccio, che diventerà la prima biografia ufficiale di Dante Alighieri, la stessa sulla quale compare il nome di Gemma Donati.
Nel suo Trattatello in laude di Dante, Boccaccio racconta che dopo la morte di Beatrice Portinari coniugata in Bardi – il suo grande amore con il quale Dante non ebbe mai un rapporto fisico e probabilmente neanche mai scambiò parola – spinto dalla sua famiglia decise di sposarsi nel 1285. E fu Gemma Donati “la fortunata”, anche se di fortuna forse non si può parlare dato che lo stesso Boccaccio descrive il loro come un matrimonio infelice.
Di diversa opinione è invece Marco Santagata, scrittore e critico letterario, che menziona Gemma come una delle donne più importanti della vita del poeta.
Quando pensiamo alle donne di Dante, il primo nome che si affaccia alla nostra mente è quello di Bice Portinari: per il poeta e letterato il nome di gran lunga più rilevante, ma per l’uomo Dante, per la sua vita travagliata, le donne che più hanno contato sono state la sorella Tana e la moglie Gemma. (Marco Santagata, Le donne di Dante)
La moglie ombra di Dante
Poche e scarne menzioni, nel tempo, hanno alimentato la curiosità nei confronti di Gemma che resta tutt’ora un mistero. Quello che sappiamo è che la donna crebbe i figli avuti da Dante durante il suo esilio e che, all’epoca della morte del poeta era ancora viva, come dimostra il reclamo presso le autorità fiorentine per riavere i beni confiscati al marito e la sua dote.
Ed è un peccato, perché le poche informazioni che abbiamo ci restituiscono il profilo di una donna fortissima, che non ha smesso di combattere per se stessa e per i suoi figli anche senza la presenza di un uomo al suo fianco, una condizione per niente scontata per le donne di quel tempo. Lo stesso uomo che, secondo alcune fonti, rincontrerà dopo vent’anni di lontananza, insieme ai figli già grandi che all’età di 14 anni avevano scelto di raggiungere il padre, pronti ad assumere il ruolo di critici dell’opera più grande del loro papà.
Ma non ci sarà un vero e proprio riscatto per lei, se non quello da parte del comune di Firenze che le restituì la sua dote alla morte di Dante. E poi nient’altro. Né un lieto fine romantico, né un riconoscimento in mezzo al grande successo del sommo poeta. Così, Gemma, è “scomparsa dalla storia” diventando l’ennesima donna all’ombra di un uomo.