Ci sono amori che sono destinati a restare impressi nella storia e nella memoria, indipendentemente dal loro epilogo e dal tempo che è passato. E non importa se a volte sembrano incomprensibili, folli o diversi da quelli che viviamo noi, perché restano bellissimi, unici ed eterni come solo loro sanno essere. E non importa neanche se nascono sotto la luce del sole, o nell’ombra di questa, se devono affrontare ostacoli e intemperie, perché il loro destino è quello di affrontare e superare anche la più terribile delle tempeste.
E questo è il caso dell’amore che sbocciò tra Elizabeth Barrett e Robert Browning. Delicato, romantico e poetico come la loro essenza, come un fiore bellissimo e apparentemente fragile da nutrire e proteggere dalle insidie esterne.
Elizabeth Barrett e Robert Browning
Elisabeth Barrett e Robert Browning non hanno bisogno di presentazioni, loro che con le poesie e gli scritti si sono meritati un posto di diritto e d’onore nella letteratura internazionale. Loro che hanno saputo trasformare i sentimenti in parole che ancora vivono e sopravvivono nell’inchiostro indelebile di quelle lettere impresse nella memoria.
Lei era una bambina prodigio, affascinata dai grandi della letteratura. Una scrittrice per vocazione che a soli 12 anni aveva già firmato il suo primo poema epico. Viveva a Londra quando una delle sue raccolte più importanti, The Seraphim and Other Poems, veniva pubblicata rendendola una delle scrittrici più popolari del tempo.
Fu allora che Robert Browning, poeta e drammaturgo britannico, rimase incantato dalla sua scrittura e decise di inviarle una lettera. Ma quella era solo la prima di un lungo e ampio scambio epistolare tra i due che li avrebbe uniti per l’eternità.
Nessuno dei due poteva immaginare che quelle lettere si sarebbero trasformate, un giorno, nella testimonianza eterna del loro amore. Nessuno dei due poteva immaginare che presto le parole scritte si sarebbero trasformate in sussurri e promesse, in una vita condivisa.
Le parole dell’amore
Era il 10 gennaio del 1845, quando Robert Browning scrisse la prima lettera a Elisabeth Barrett. Per un anno e mezzo i due si scambiarono centinaia di missive fino a quel settembre in cui scelsero di incontrarsi. Fu allora che scoprirono che quelle emozioni, scambiate fino ad allora solo con l’inchiostro, stavano prendendo vita anche fuori dalla carta.
Si incontravamo tra le strade di Londra ogni tanto, senza mai smettersi di scrivere, impazienti di rivedersi e di amarsi. “Siamo fusi insieme. In questo momento che mi dona finalmente a te, per una volta attorno a me, sotto di me, sopra di te.” scriveva lui, e lei ricambiava con i suoi versi “Come ti amo? Ora ne conto i modi. Ti amo quanto profondo e ampio e alto la mia anima può, quando oltre ogni sguardo si volge all’Essenza, alla Grazia ideale. Ti amo al livello del più quieto bisogno di ogni giorno, al sole e a lume di candela. Ti amo in libertà, come chi per giustizia lotta; ti amo semplicemente, come chi evita la lode; ti amo con la passione delle mie antiche pene e con la fiducia che avevo da bambina”.
Il matrimonio in gran segreto
Ma quello tra Elizabeth Barrett e Robert Browning non era un amore che poteva essere libero di vivere alla luce del sole perché per tutta la vita fu ostacolato dalla famiglia della scrittrice, da suo padre che voleva esercitare e mantenere il controllo assoluto su di lei.
Ed era nel dolore e nella sofferenza che lei continuava a vivere, una sofferenza acuita ancora di più da una malattia misteriosa che la rendeva fragile e la costringeva a trascorrere le sue giornate in una stanza buia continuamente vigilata dal padre. Ma era l’amore la sua luce in fondo al tunnel, e lei lo sapeva.
L’amore fu per lei il più grande avvenimento della vita, e inalzò il suo cuore, e col cuore l’ingegno, alle più elevate regioni poetiche. Il contrasto della volontà paterna, la lotta, il dramma che ne seguì, dettero al suo amore per l’illustre poeta Roberto Browning, tutte le tempeste e l’estasi di una vera passione. Alla fine furono uniti in sacro legame questi due insigni e differentissimi ingegni. L’una passionata, ardente, subiettiva; l’altro calmo, impassibile, obiettivo, profondo e inesorabile scrutatore del cuore umano e della natura. (Enrico Nencioni)
Suo padre si oppose a quella relazione e al matrimonio, che intanto si era trasformato in un sogno condiviso tra i due poeti che sembrava, ormai, poter vivere solo in quelle lettere scambiate. Ma non fu così perché i due si opposero a quel destino che qualcun altro aveva scelto per loro e convolarono a nozze.
Lo fecero in gran segreto, in una chiesa nel cuore di Marylebone, dove nessuno poteva vederli. E lì si scambiarono le promesse di amore eterno. Era il 1846 e Elizabeth Barrett si preparava a dire addio per sempre alla sua famiglia.
Alla notizia del matrimonio, infatti, suo padre gridò al tradimento, rinnegandola come figlia. Così fecero anche i suoi fratelli e le sue sorelle. Elizabeth Barrett decise di lasciare la sua città e insieme a suo marito per trasferirsi in Italia.
Un amore destinato a vivere per sempre
Fu a Pisa che iniziarono la loro nuova vita, ma fu nella culla del rinascimento che coronarono il grande sogno d’amore. L’appartamento situato tra piazza San Felice e via Maggio a Firenze, oggi diventato Casa museo Guidi, divenne il loro nido d’amore, lo stesso dove nacque il loro bambino Robert Wiedemann Barrett Browning.
L’amore li alimentava, l’uno e l’altra. Lei continuò a scrivere poesie e romanzi, sviluppando un grande interesse per le tematiche sociali. Fu fautrice del Risorgimento italiano e tanto era forte quel senso patriottico, pur non essendo nata in Italia, che seguì ogni vicenda da vicino e le narrò nel poema Casa Guidi Windows.
Con il passare del tempo, però, le sue condizioni fisiche peggiorarono rendendo la scrittrice sempre più fragile. Morì a Firenze nel 1861 e venne seppellita nel Cimitero degli inglesi. Robert, invece, si trasferì a Venezia, dove continuò a vivere fino al 1889.
Ma il loro amore, invece, non si spense mai. Continua a vivere e a sopravvivere nella causa museo di Firenze, dedicata proprio a Elizabeth Barrett e Robert Browning, e in quelle lettere che oggi rappresentano uno dei più belli e celebrati scambi epistolari della storia della letteratura.