Il mondo si divide in due categorie: quelli che buttano i cibi il giorno stesso della scadenza e quelli che mangiano anche cibo scaduto senza problemi. Dico subito che io appartengo alla seconda categoria, ed è confortante sapere che in tanti stanno seguendo questo filone.
Secondo un’indagine condotta da Coldiretti, nel 2021 in Italia sono finiti nella spazzatura 4 milioni di tonnellate di cibo, circa 67 kg per abitante. Un dato che fa riflettere e che richiede un cambio di rotta, che passa anche dalla scadenza dei prodotti alimentari. Troppe volte ci facciamo condizionare da quello che leggiamo sulla confezione senza valutare se l’alimento è davvero immangiabile.
Sappiamo davvero qual è la vera scadenza degli alimenti e quale differenza c’è tra le diciture “da consumare entro” e “consumare preferibilmente entro” che leggiamo sulle confezioni?
Indice
Data di scadenza prodotti alimentari: cosa dice la legge
La scadenza dei cibi è responsabile di circa il 10% dello spreco alimentare, quindi è evidente che c’è un problema di interpretazione delle etichette.
La commestibilità di un alimento non c’entra assolutamente nulla con la data riportata sulle confezioni, che segue semplicemente normative di legge.
La legge, infatti, impone di indicare una data di scadenza con regole che cambiano in base alla tipologia di alimento. Inoltre, vieta agli esercenti di vendere prodotti alimentari dopo la data di scadenza.
Per i prodotti freschi preconfezionati, il produttore è sempre tenuto a riportare la data entro cui l’alimento può essere consumato seguendo le indicazioni di conservazione suggerite. Quindi latte, formaggi freschi, carne e qualsiasi altro alimento che può rientrare nella categoria di prodotto fresco devono obbligatoriamente riportare la dicitura “da consumare entro” seguita dalla data e dalle modalità di conservazione. In genere questi prodotti hanno una scadenza di pochi giorni, per cui basta indicare giorno e mese, non è necessario l’anno.
I prodotti soggetti a rapida deperibilità, vale a dire alimenti che sono conservabili per un periodo inferiore a 3 mesi, devono invece riportare la scritta “da consumarsi preferibilmente entro” seguita dalla data entro cui l’alimento mantiene le sue caratteristiche specifiche.
Alcuni prodotti hanno durata più lunga, per cui si indica in genere il mese e l’anno di scadenza, senza dover necessariamente mettere il giorno, mentre per alimenti che durano 18 mesi e oltre, è sufficiente riportare l’anno.
Alcuni prodotti alimentari non hanno l’obbligo dell’indicazione del tempo di conservazione. Parliamo di frutta e verdura interi, sale, aceto, vino, bevande alcoliche con mano del 10% di alcol, pane, pasta di grano duro, riso, la pasticceria fresca, gomme da masticare e tanti altri. I prodotti da banco venduti in salumerie e supermercati non hanno l’obbligo della data di scadenza ma solo della temperatura di conservazione.
Scadenza alimenti: come leggere le etichette
Quindi, se sulla confezione c’è una precisa data di scadenza non vuol dire che oltre quella data l’alimento non è più commestibile ma che c’è una legge che regolamenta la conservazione dei cibi e che obbliga a indicare un termine entro cui consumarlo.
Per riuscire a orientarsi, è sufficiente imparare a leggere le etichette sulle confezioni e conoscere la differenza tra data di scadenza e termine minimo di conservazione.
La data di scadenza (abbreviata anche con l’acronimo DDS) si applica ai prodotti freschi e indica il termine entro cui l’alimento può essere consumato senza alcun problema, se viene mantenuto nelle condizioni e alla temperatura suggerite. La scadenza, in questo caso, viene indicata con la scritta “consumare entro” seguita da giorno e mese entro cui il prodotto non costituisce pericolo. Superato quel termine, è molto probabile che l’alimento sia alterato e non più adatto al consumo.
È il caso del latte fresco, che va assolutamente consumato prima della scadenza, che viene fissata, per legge, in base al trattamento subito, tra fresco pastorizzato, fresco pastorizzato alta qualità, fresco pastorizzato a temperatura elevata, fresco pastorizzato e microfiltrato.
In Italia, la data di scadenza di un prodotto viene determinata con decreto dei Ministri delle attività produttive, delle politiche agricole e forestali e della salute.
Il termine minimo di conservazione (TMC) è invece rappresentato dalla dicitura “consumare preferibilmente entro” seguito dalla data entro cui il prodotto può perdere alcune caratteristiche organolettiche pur risultando ancora commestibile. È il caso di un pacco di biscotti diventati secchi o di un pacco di caffè che ha perso l’aroma: sono ancora buoni da mangiare ma hanno perso le caratteristiche tipiche di un prodotto fresco.
In realtà, il termine minimo di conservazione riportato sull’etichetta, e cioè “da consumarsi preferibilmente entro il” può avere diverse interpretazioni, a seconda dell’alimento e dei parametri indicati. Se la data comprende giorno, mese e anno, allora significa che il prodotto può essere consumato fino ai tre mesi successivi. Se, invece, c’è solo il mese e l’anno, allora quell’alimento può rimanere in dispensa ancora per altri 18 mesi. In caso di termine minimo di conservazione indicato solo con l’anno, il pericolo di mangiare un prodotto non commestibile è praticamente inesistente anche per altri due anni.
Gli alimenti ancora buoni dopo la data di scadenza
È evidente, quindi, che possiamo mangiare anche cibo scaduto senza rischiare la vita. A patto che si sappia leggere bene l’etichetta e che si conoscano i cibi ancora buoni dopo la scadenza.
Fece scalpore, nel 2014, la proposta dell’allora portavoce del ministro dell’Agricoltura tedesco all’Unione Europea di abolire la data di durata minima per alcuni alimenti di lunga durata. Per quanto bizzarra, la proposta aveva la sua fondatezza, poiché era volta a contrastare lo spreco di cibo.
Tenendo fede a quanto riportato sulle confezioni, ci sono alcuni alimenti buoni anche dopo la scadenza, ed è utile conoscere quali sono i più comuni.
Uova scadute
Le uova durano dalle tre alle quattro settimane, ma si possono mangiare crude o alla coque per un massimo di tre giorni dopo la scadenza, se cotte si può arrivare anche a una settimana e oltre dopo la scadenza. Trascorso questo limite, è meglio non rischiare, anche perché è un alimento che può portare a infezioni e intossicazioni alimentari molto forti.
Formaggi scaduti
Per i formaggi il discorso è diverso, perché quelli freschi e i latticini non andrebbero mai mangiati oltre la data di scadenza indicata, mentre i formaggi a pasta dura o semidura possono essere consumati anche diversi giorni dopo la scadenza, rimuovendo eventuali parti ammuffite. Come per la maggior parte degli alimenti, è importante che siano ben conservati, per non incorrere in rischi.
Yogurt scaduto
Lo yogurt scaduto può essere consumato fino a una settimana dopo la data riportata sulla confezione. C’è da dire che mangiare uno yogurt prima della scadenza significa assimilarne tutte le proprietà nutritive, che si perdono con il passare del tempo. Questo non vuol dire che uno yogurt scaduto non sia buono da mangiare, anzi. Lo yogurt è uno di quegli alimenti che, se ben conservato, mantiene inalterate le caratteristiche organolettiche: odore, sapore e consistenza sono gli stessi anche dopo la scadenza.
Pesce surgelato
Il pesce surgelato può essere consumato senza alcun problema fino a due mesi dopo la scadenza riportata sulla confezione. In questo caso, molte delle proprietà nutritive potrebbero andare perdute. È comunque consigliato di cuocere sempre il pesce surgelato scaduto, per non correre rischi, specialmente se si tratta di gamberetti, che possono provocare listeriosi.
Conserve, olio e scatolame
Questi alimenti hanno già un termine minimo di conservazione molto lungo, superiore ai due anni, per cui mangiarli anche due-tre mesi dopo la scadenza non comporta alcun problema. Naturalmente, parliamo sempre di confezioni chiuse, perché sappiamo che i cibi aperti, anche se conservati in frigorifero, hanno una scadenza molto più breve. L’olio, se di buona qualità, può arrivare a essere consumato fino a sei-otto mesi dopo la scadenza.
Pasta e biscotti secchi scaduti
Come per le conserve, anche la pasta secca ha una durata molto lunga, per cui, se ben conservata, può durare diversi mesi dopo la scadenza riportata sulla confezione. Lo stesso vale per biscotti e crackers, che possono solo perdere fragranza e consistenza ma non sono nocivi da mangiare.
E il latte?
Un alimento fresco come il latte potrebbe essere ancora buono per un paio giorni dopo la scadenza, a patto che non sia stata interrotta la catena del freddo e che non abbia un odore acidulo. Quando non è più buono da bere, il latte fresco ha anche una consistenza più densa, per cui un latte andato a male è facilmente identificabile. Per non rischiare un’intossicazione alimentare, meglio non bere latte fresco scaduto. Se non riuscite a consumare del latte prossimo alla scadenza, usatelo per preparare dei dolci in cui è prevista la cottura.
Carne
La carne comprata dal macellaio non ha una data di scadenza ma, essendo un alimento fresco, è bene non consumarla mai oltre un paio giorni dall’acquisto. Se, invece, acquistiamo carne fresca confezionata al supermercato, con la data di scadenza riportata sulla confezione, è meglio non rischiare, soprattutto se sono cambiati colore e odore.
Quali sono gli alimenti che non scadono
Come abbiamo visto, su alcuni prodotti non è obbligatorio apporre la data di scadenza, perché ci sono degli alimenti che non scadono mai, a patto sempre che siano ben conservati. Possono perdere qualche caratteristica in maniera quasi impercettibile ma sono assolutamente sicuri anche a distanza di anni.
Si tratta di alimenti come sale, zucchero, miele, melassa, aceto, riso bianco, legumi secchi, bevande alcoliche.
Conoscere qual è la “vera” scadenza degli alimenti aiuta a non sprecare cibo e a fare acquisti in maniera molto più consapevole.