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Un tuffo nel tessuto adiposo
Il tessuto adiposo viene distinto in tessuto adiposo bruno (BAT) e chiaro (WAT), il primo con funzioni principalmente di termoregolazione, rappresentato soprattutto in popolazioni che vivono in condizioni di temperature molto basse, il secondo comunemente inteso come tessuto adiposo vero e proprio, con importante ruolo di reservoir energetico, serbatoio di energia vero e proprio, oltre alla funzione di ammortizzazione. Sebbene venga demonizzato, il grasso ci serve, nella misura giusta.
Gli adipociti sono le cellule del tessuto adiposo e vanno a circondare e proteggere alcuni organi interni. Magnifica energia di riserva, il tessuto adiposo dovrebbe essere rappresentato in buona percentuale, equilibrata rispetto alle altre masse (muscolari, ad esempio). Si tratta quindi di un tessuto di pari importanza rispetto al connettivo o a tessuti di sostegno come la cartilagine e sicuramente l’osso. Il grasso ci racconta anche molto di noi stessi/e e del modo in cui gestiamo lo spazio intorno a noi; quando ci sentiamo forti e nel nostro territorio non abbiamo in nessun modo bisogno di proteggerci, di occupare spazio in eccesso e quindi di ingrassare. A volte inoltre scambiamo l’eccesso di liquidi per grasso, ma si tratta di ritenzione e ristagno che provoca gonfiore. Anche una cattiva circolazione linfatica genera forme edematose e gonfiori di varia natura.
Destino dell’adipe dopo il dimagrimento
Questa domanda, che sembra banale, per molte persone richiede un tempo di risposta. Per molti individui che vogliono perdere peso non rimane comunque chiaro se il grasso viene espulso con l’evacuazione, se si trasforma in energia, se va a far parte del muscolo o se viene espulso con la minzione.
Semplicemente, il grasso viene convertito in anidride carbonica e acqua. Le due componenti vanno a unirsi nella circolazione sanguigna fino a quando il corpo non le espelle sottoforma di urina o di sudore. Potremmo prendere come riferimento il fatto che circa 10 chili di grasso vengono trasformati in 8,4 chili di anidride carbonica (che viene espulsa dal nostro corpo quando espiriamo), e 1,6 chili di acqua (il restante mediante l’urina o il sudore). Attraverso il processo della respirazione quindi noi eliminiamo la maggior parte dei prodotti di scarto.
Ma quindi dobbiamo respirare moltissimo per dimagrire? Beh, attenzione a non incorrere in iperventilazione. Per aumentare in modo sano l’espulsione di anidride carbonica bisogna mantenere più elevati i livelli di attività fisica (e soprattutto la costanza) o più in generale avere uno stile di vita dinamico. Se evitiamo gli ascensori, facciamo la spesa a piedi, eseguiamo il nostro totale di passi al giorno, ecco che aumentiamo la nostra capacità di espirare.
Il mito del dimagrimento localizzato
Inutile dire che il dimagrimento localizzato rappresenta solamente un mito, qualcosa di effimero che non risponde in nessun modo alla maniera in cui distribuiamo struttura e funzione in base all’indice corporeo. Già a partire dagli anni settanta questo mito viene smentito da studi scientifici e pubblicazioni, principalmente basate sul fatto che il luogo e il modo in cui accumuliamo adipe dipende principalmente da diversi aspetti, molti dei quali sono del tutto non correlati con la nostra volontà: motivi genetici, ormonali e legati al genere del soggetto.
Conosciamo le principali differenze tra soggetti endomorfi, esomorfi e mesomorfi e si possono apprezzare le differenze a livello della costituzione, delle tendenze posturali e anche emotive, oltre alle vie principali per sviluppare certi tipi di disturbi invece che altri (spesso proprio a partire da quelli che sono i punti di forza. Ad esempio, prendiamo un soggetto la cui forza sta soprattutto nella potenza muscolare; se eccede da quel punto di vista finisce per andare a intaccare l’energia del muscolo cardiaco e diventa soggetto a rischio di patologie cardiovascolari. Ci sono tipologie strutturali che tendono ad accumulare grasso e altre che lo mantengono a fatica. Dovremmo sempre evitare di eccedere nella nostra tendenza naturale, andando a giocare un pochino in contrasto.
Influiscono in secondo luogo anche le abitudini alimentari, senza dubbio e i vari modi di gestire le fasi di digiuno, le fasi successive al lavoro fisico, alle sessioni di movimento. Inutile pensare di voler perdere peso se non sappiamo rinunciare ad abitudini davvero pessime per il nostro sistema corpo-mente. Anche se non si pratica mai stretching e corretto allungamento muscolare e se non si compiono mai movimenti funzionali che vanno a stimolare quel dato gruppo, ecco che il corpo si inflaccidisce e restiamo nella nostra zona di comodo, andando ad accentuare squilibri tra zone e aree anatomiche e finendo col caricare le articolazioni di peso eccessivo.
Cosa fa veramente perdere peso in modo globale? Consumare acidi grassi polinsaturi, che aumentano la sensibilità all’insulina diminuendone la produzione e favorendo così il procedimento di eliminazione del grasso, la cosiddetta lipolisi, e quindi il dimagrimento sano, graduale e funzionale.