Chi è stato uno scout, lo sarà per tutta la vita

Lord Robert Baden-Powell diede vita allo scoutismo nel lontano 1908. Un metodo con cui sono cresciuti centinaia di migliaia di ragazzi di tutto il mondo.

Pubblicato: 24 Gennaio 2019 00:29Aggiornato: 20 dicembre 2023 23:08

Barbara Del Pio

Giornalista esperta di Lifestyle e Attualità

Responsabile editoriale dei magazine di Italiaonline. Una laurea in letteratura contemporanea , un master, giornalista professionista dal 2003. Scrive di attualità, lifestyle e sport.

Semel Scout, Semper Scout. Sì. Chi è stato uno scout, scout lo sarà per sempre. Lo sarà chi ha provato la fatica del cammino e il freddo di un fuoco di bivacco, la gioia di condividere un sorso d’acqua e il silenzio di una veglia alle stelle, la sensazione di vivere un’avventura speciale e la consapevolezza di prendere un grande impegno, per sempre.

Era il primo agosto 1907 quando Lord Robert Baden-Powell organizzò a Brownsea Island, in Inghilterra, il primo campo scout della storia. Il 24 gennaio 1908 diede vita ufficialmente allo scoutismo. Un metodo con cui sono cresciuti centinaia di migliaia di ragazzi di tutto il mondo. “La legge scout è fatta in modo da rappresentare una guida per le sue azioni, non un sistema di sanzioni per i suoi errori. Essa si limita infatti ad esporre il buon comportamento che ci si attende da uno scout”, diceva Baden-Powell. E ancora: “Sono forti e coraggiosi, pronti ad affrontare tutti i pericoli e sempre pronti ad aiutarsi l’un l’altro”. In ricordo della nascita del suo fondatore, il 22 febbraio gli scout celebrano la Giornata mondiale del pensiero (World Thinking Day) donando una piccola moneta che andrà a sostenere lo sviluppo del guidismo nei Paesi poveri. La data scelta è il 22 febbraio perché coincide sia con il compleanno di Lord Baden-Powell, fondatore del Movimento Scout, sia con quello di quello di sua moglie Olave Baden-Powell, professione educatrice e Capo Guida Mondiale.

Alcuni di questi ragazzi eravamo noi. Oggi siamo donne, mogli, madri, professioniste. Ma prima o dopo abbiamo scoperto (riconoscendoci da un particolare, un racconto, un’attitudine) che avevamo portato il fazzolettone al collo. È una cosa difficile da spiegare ma è così. Ci si riconosce.

Chi è cresciuto “a pane e scoutismo” si somiglia. Affronta la vita (il lavoro, le relazioni, le salite) in modo simile. Magari non ha mai più dormito all’addiaccio ma lo sforzo di “lasciare questo mondo un po’ migliore di quanto lo ha trovato” lo farà sempre. Così come cercherà di trovare un 5% di buono in tutte le persone che incontra. Ma soprattutto proverà a fare del proprio meglio, ogni giorno.

Dedicato a chi è stato scout. Oggi e sempre.

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