Termina giovedì 10 maggio 2018, in diretta, la quinta edizione di The Voice of Italy. Quella fortemente voluta dalla nuova dirigenza di Rai2 per dimostrare che si poteva fare di più ma che ha invece decretato –ahinoi – l’insuccesso del programma. Ascolti e share deludenti, una giuria che non è riuscita a fare il miracolo, concorrenti che non hanno spaccato.
Non c’è niente da fare: The Voice, in Italia, non è mai (o ancora) riuscito a ottenere lo stesso successo che ha negli Usa o nel Regno Unito. E può solo guardare con invidia il potere del cugino ricco e bello, X Factor.
Perché la macchina produttiva di X Factor è pazzesca: direttori artistici di prim’ordine, effetti speciali da mille e una notte, idee sempre all’avanguardia.
The Voice invece, nonostante l’originalità dell’idea di partenza (le “blind audition”), malgrado la simpatia dei giudici, sembra sempre arrancare un pochino, lasciando la sensazione in bocca del “potevamo fare meglio ma non avevamo tempo e mezzi sufficienti”.
Alla fine dei giochi, di questa quinta edizione rimarranno impressi: la dolcezza e sensibilità di Cristina Scabbia, conferma che i cuori più teneri si nascondono spesso dietro borchie e metallo, la simpatia di J-Ax, di cui già sapevamo, il sorriso “sciogli-tutto” di Francesco Renga, che ha stupito nel voler cercare caparbiamente una voce non perfetta o potente ma che arrivasse al cuore. E la vera rivelazione del programma: Al Bano.
Uno che a 75 anni tira ancora degli acuti da buttare giù lo studio, che sembra sempre appena tornato dalle sue vigne e buttato sulla poltrona, tra il frastornato (“Ma che hai detto?”) e l’impacciato.
Uno che a detta di J-Ax non ha compreso il regolamento fino all’ultima puntata, ma che zitto zitto, senza troppe parole, si è accaparrato i talenti migliori. Compresa Maryam Tancredi, da lui soprannominata “Al Bano femminile”, ragazza dal passato complicato ma dalla voce sublime, che quasi sicuramente vincerà il programma.
Perché Al Bano sarà pure apparentemente un po’ “stordito” e indubbiamente meno social dei colleghi, ma di musica ne capisce eccome. E senza tante parole fiuta il meglio nel mucchio. Come per gli ulivi della sua tenuta.