Sindrome di Dupuytren: cos’è, sintomi, terapia

La sindrome di Dupuytren è una patologia in cui il tessuto connettivo del palmo della mano si ispessisce, causando una flessione permanente delle dita

Pubblicato: 17 Maggio 2024 09:02

Carlotta Dell'Anna Misurale

Medico

Laureata in Medicina, appassionata di neurologia. Vanta esperienze in ricerca, con focus sui misteri del cervello e l'avanzamento scientifico.

Patologia cronica e progressiva, la sindrome di Dupuytren (o morbo di Dupuytren) colpisce la fascia palmare della mano: una o più dita si flettono in modo permanente e irriducibile, causando rigidità articolare e rendendo difficoltosa la semplice gestualità.

Il suo nome si deve al barone Guillaume Dupuytren che, nel 1831, presentò le sue scoperte a Parigi. Tuttavia, ancora oggi la sindrome ha cause sconosciute, nonostante si ritenga che possa essere dovuta ad ipossia a livello locale; inoltre, si sa per certo che esiste una certa predisposizione genetica, infatti l’incidenza è aumentata in coloro che hanno storia familiare positiva. Esistono comunque trattamenti capaci di rallentare la sua progressione e di migliorare la funzionalità della mano, ma ci sono ancora molti punti irrisolti.

La sindrome di Dupuytren colpisce maggiormente gli uomini, specialmente se nella quinta o nella sesta decade, e quasi sempre di razza caucasica (viene soprannominata “malattia dei vichinghi”, in quanto particolarmente diffusa in Nord Europa). In tale popolazione la prevalenza è del 10% circa. In genere bilaterale, riguarda nel 70-80% dei casi l’anulare e il mignolo.

Cos’è la sindrome di Dupuytren

La sindrome di Dupuytren provoca la contrattura permanente di una o più dita della mano, spesso accompagnata dall’insorgenza di noduli in diversi punti del palmo.

Il palmo della mano, sotto la superficie cutanea, presenta la cosiddetta aponeurosi palmare (fascia palmare): essa è una robusta membrana fibrosa, e può essere considerata come una dipendenza del tendine del muscolo palmare lungo e del legamento trasverso del carpo. È formata da fasci di tessuto connettivale a decorso longitudinale riuniti da fasci trasversali.

Stando sotto la cute, riveste i principali muscoli della mano e i vasi sanguigni che da qui passano. L’esordio è tipicamente in età avanzata con un piccolo nodulo dalla consistenza dura, subito sotto la cute a livello del palmo. Può poi peggiorare andando a determinare la contrattura in flessione delle dita della mano con impossibilità all’estensione (tipicamente IV dito, seguito da V e III dito). Tipicamente non è doloroso, ma può determinare lieve dolenzia e prurito. Si tratta di un tumore d’origine benigna, completamente innocuo.

Cause della sindrome di Dupuytren

La sindrome di Dupuytren si origina quando il tessuto connettivo della fascia palmare si ispessisce, e i tendini del dito o delle dita più vicine si accorciano. Non è chiaro, ad oggi, cosa provoca l’ispessimento con la conseguente formazione del nodulo e l’accorciamento dei tendini (che causa a sua volta la flessione): la teoria più accreditata è quella genetica. Spesso chi ne soffre ha infatti genitori o fratelli colpiti dallo stesso morbo. Si pensa inoltre che fattori in grado di determinare ischemia a livello locale siano implicati nella patogenesi.

Secondo le ricerche più recenti, esistono alcuni fattori di rischio:

Sintomi della sindrome di Dupuytren

Il sintomo primario della sindrome di Dupuytren è proprio la comparsa di un nodulo dolente sul palmo della mano, in genere in corrispondenza del medio o dell’anulare e dal diametro che può raggiungere il centimetro. Inizialmente il dolore può essere fastidioso, ma col passare del tempo si affievolisce. Al contempo, le dita iniziano a piegarsi fino a contrarsi in modo permanente.

sintomi sono dunque:

Il paziente che soffre della sindrome di Dupuytren se ne accorge anche solo a livello visivo, oltre che al tatto. Tuttavia, quando la sintomatologia è evidente sono ormai mai passati mesi (o addirittura anni) dall’insorgere del morbo. In fase avanzata, il paziente non è più in grado di raddrizzare le dita flesse e prova, dunque, una grande difficoltà nel compiere i gesti quotidiani, dal tenere in mano le posate al guidare. Ecco, dunque, che rivolgersi tempestivamente al proprio medico è fondamentale.

Diagnosi della sindrome di Dupuytren

La diagnosi della sindrome di Dupuytren consiste in un semplice esame obiettivo: il medico di base, analizzando le manifestazioni sintomatologiche, può verificare l’effettiva sussistenza della malattia e valutarne la gravità. Successivamente indirizzerà il paziente da uno specialista della mano, che deciderà quale approccio terapeutico adottare.

Per effettuare la diagnosi si utilizza la classificazione Tubiana, che prende il nome dal suo creatore (Raoul Tubiana) e che permette di misurare il grado di contrattura in flessione di ciascun dito:

L’angolazione viene calcolata come la somma degli angoli della contrattura in flessione delle articolazioni di ciascun raggio.

La sindrome di Dupuytren è:

Trattamenti della sindrome di Dupuytren

Quando la sindrome di Dupuytren è di grado moderato, il medico può prescrivere:

Quando la sindrome è seria e invalidante, l’unica opzione è il trattamento chirurgico:

Gli interventi chirurgici non sono tuttavia esenti da complicazioni. Talvolta è possibile riscontrare:

Prognosi

La sindrome di Dupuytren può avere conseguenze significative a lungo termine se non trattata adeguatamente. Con il tempo, il tessuto palmar fascia si ispessisce e si retrae, portando a una flessione permanente delle dita verso il palmo, che può limitare gravemente la funzionalità della mano. La prognosi varia in base alla gravità e alla velocità di progressione della malattia, così come dalla risposta ai trattamenti disponibili.

Sebbene la chirurgia possa migliorare notevolmente la funzione della mano, il rischio di recidiva è presente. Un monitoraggio regolare e un intervento tempestivo sono cruciali per minimizzare l’impatto funzionale e migliorare la qualità della vita del paziente. La consapevolezza e la comprensione della natura progressiva di questa patologia sono fondamentali per gestirla efficacemente e prevenire complicazioni a lungo termine.

Fonti bibliografiche:

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