1948. Un team di ricercatori condotti da John Franklin Enders, presso il Children’s Hospital Boston, riesce a coltivare con successo in laboratorio il poliovirus umano. Per questa ricerca lo stesso Enders, insieme a Thomas Huckle Weller e Frederick Chapman Robbins, ha ricevuto il Premio Nobel per la Medicina nel 1954. Poi in pochi anni, si arriva al vaccino. Prima il Salk, poi il Sabin. Due vaccini efficaci. E l’OMS segnala come sia necessario proporre la vaccinazione a chi non è protetto. Anche da noi, dopo che l’Italia è stata dichiarata Polio-free nel 2000, si torna a parlare di questa infezione. E si ricorda come la vaccinazione sia lo strumento preventivo più efficace che abbiamo a disposizione, di fronte ad un virus mai eradicato sul pianeta.
Come si sviluppa la patologia e quali sono i sintomi
L’infezione è causata da un particolare virus, chiamato poliovirus, che provoca una malattia infettiva acuta in grado di attaccare il sistema nervoso. Il virus infatti va a colpire le cellule nervose e, nelle forme più gravi, può anche indurre una paralisi totale. Il poliovirus è estremamente contagioso: si può trasmettere attraverso le feci, quindi con acqua e verdure contaminate, o anche più facilmente attraverso la saliva o i colpi di tosse.
Va ricordato che il virus può anche albergare in soggetti che sono portatori sani, quindi senza alcun sintomo, oltre che ovviamente nelle persone malate. Una volta entrato nell’organismo, poi, il virus si riproduce rapidamente nell’apparato digerente e da lì può raggiungere il sistema nervoso centrale. Quando colpisce i neuroni motori può dar luogo alla paralisi. Questi fenomeni possono comparire in un tempo variabile tra una e tre settimane, visto che l’incubazione virale è molto variabile.
Spesso la poliomielite è asintomatica
Va detto anche che l’infezione può decorrere senza dare alcun problema nella maggioranza delle persone. E questo, anche se può sembrare strano, può rappresentare un problema. Questi soggetti, pur non avendo alcun segno di malattia, possono infatti diventare portatori sani del virus e trasmetterlo con le feci.
In circa il 4-8 per cento dei casi, invece, l’infezione da poliovirus è particolarmente subdola e ricorda il quadro di una normale influenza. Ci sono febbre, bruciori di gola, sintomi a carico dell’apparato digerente come nausea, vomito e dolori di pancia. In genere il quadro si risolve in pochi giorni, senza che si giunga alla diagnosi di poliomielite. Le forme più gravi sono invece caratterizzate dall’interessamento del sistema nervoso: più o meno nel 3 per cento dei casi si sviluppa una forma di meningite legata al passaggio del virus nel sistema nervoso centrale, che si manifesta con dolore al collo e alla schiena, vomito, letargia e mal di test. Infine raramente si osserva la classica paralisi flaccida che si vedeva anche in Italia negli anni cinquanta, prima dell’avvento del vaccino.
I sintomi possono durare 2 o 3 giorni ed esistono diverse forme di infezione: la più comune è quella che porta a paralisi a carico soprattutto delle gambe, ma possono anche verificarsi quadri con interessamento dei nervi cranici (si manifestano ad esempio con una paralisi del nervo faciale) o forme miste. Insomma: l’infezione non lascia esiti nelle forme più comuni, del tutto asintomatiche o simil-influenzali. Strascichi pesanti possono invece manifestarsi per alcuni giorni o anche diventare permanenti: nelle forme più grave l’infezione può lasciare esiti che penalizzano fortemente le capacità di svolgere i normali movimenti.
Come ci difende il vaccino
In Italia l’ultimo caso di infezione clinicamente rilevabile in persona residente è stato registrato nel 1983, dopo una progressiva discesa del numero dei casi senza alcuna risalita. Abbiamo quindi eradicato la poliomielite prima di altri Paesi, considerando che l’Europa è divenuta “polio free” nel 2000.
Il vaccino Sabin, sicuramente molto valido per tipo di risposta che produce, nel tempo ha dimostrato sia pure se rarissimamente di poter indurre i casi di poliomielite da vaccino. Nel frattempo la ricerca si è impegnata a migliorare il vaccino Salk, che è diventato nuovamente disponibile nella sua versione rinnovata e più sicura agli inizi degli anni ‘90. Per questo da diversi anni il vaccino utilizzato è il vaccino Salk o IPV contenente i tre virus della poliomielite uccisi (inattivati), somministrato con un’iniezione per via intramuscolare o sottocutanea. Il ciclo completo della vaccinazione antipoliomielite prevede la somministrazione di 4 dosi. Una quinta dose viene somministrata agli adolescenti per conferire una protezione duratura. Il vaccino è disponibile in formulazione singola o combinata con altri vaccini.
La grande campagna vaccinale italiana
Nel nostro Paese la poliomielite provocava circa 3000 casi l’anno di grave invalidità e nel 1958 ci fu una grande epidemia con circa 8500 persone colpite. La strategia che ha portato alla campagna svoltasi nel 1964 ha preso in considerazione tutti i bambini tra i 6 mesi e i 14 anni, perché si pensava che sopra questa soglia la popolazione fosse immunizzata contro il virus grazie all’infezione naturale.
Il Ministero della Sanità organizzò una grande campagna con un formidabile sforzo che coinvolse tutti i centri nazionali, anche perché il vaccino doveva essere conservato congelato prima della somministrazione. La campagna si svolse su tre appuntamenti: in marzo si vaccinò contro il virus Polio 1, ad aprile per il Polio 3 e a maggio per il Polio 2. La protezione nei confronti di questo ceppo venne tenuta per ultima, visto che si era dimostrato meno virulento e soprattutto poteva interferire con le risposte nei confronti degli altri virus. Infine venne programmato un richiamo impiegando una dose di vaccino trivalente.