Elettroneurografia: a cosa serve

L'Elettroneurografia è un esame diagnostico che misura la velocità di conduzione degli impulsi nervosi per valutare l'integrità delle funzioni nervose

Pubblicato: 2 Maggio 2024 09:29

Carlotta Dell'Anna Misurale

Medico

Laureata in Medicina, appassionata di neurologia. Vanta esperienze in ricerca, con focus sui misteri del cervello e l'avanzamento scientifico.

L’elettroneurografia, abbreviata ENG, è una procedura diagnostica che indaga la trasmissione dell’impulso nervoso nei nervi periferici. È fondamentale per quantificare la rapidità con cui un nervo invia e propaga segnali elettrici, nota come velocità di conduzione nervosa, e per esaminare come gli impulsi elettrici vengano trasferiti ai muscoli specifici, ossia la conduzione neuromuscolare.

Questo esame è pertanto cruciale per valutare l’integrità nervosa e la loro capacità di condurre stimoli elettrici. Da decenni, l’ENG è un pilastro nella diagnosi di patologie periferiche nervose come le neuropatie, le miopatie, malattie muscolari, e le sindromi miasteniche, associate a difetti della trasmissione neuromuscolare.

Cos’è l’elettroneurografia

L’elettroneurografia, detta anche studio della conduzione nervosa, misura la capacità di un nervo di condurre l’impulso nervoso dal sito di stimolazione al sito di misurazione. In pratica, durante questa procedura, si eccita elettricamente un nervo periferico per un breve periodo di tempo. In relazione al comportamento di risposta del muscolo innervato è possibile analizzare le proprietà di conduzione nervosa. 

I nervi sono le strutture nervose che hanno il compito di trasmettere gli impulsi nervosi dal sistema nervoso centrale alla periferia e viceversa. Si distinguono in nervi motori, sensitivi e misti. I nervi con funzione motoria conducono gli impulsi dal sistema nervoso centrale ai muscoli scheletrici e alle ghiandole. Quelli con funzione sensitiva, invece, trasportano il segnale captato dai recettori dei distretti periferici (come quelli cutanei) fino al sistema nervoso centrale. I nervi con funziona mista sono, allo stesso tempo, nervi motori e nervi sensitivi.

Come si svolge l’elettroneurografia

Più nel dettaglio, l’esame consiste nello studio dei potenziali evocati dalla stimolazione elettrica dei nervi periferici, sia motori sia sensitivi. Si avvale dell’utilizzo di stimolatori ed elettrodi. In genere, gli operatori applicano due elettrodi sulla pelle: uno serve per portare lo stimolo elettrico al nervo e l’altro per registrare l’impulso nervoso che viene attivato in risposta allo stimolo elettrico. La velocità con cui viene trasmesso l’impulso rappresenta la velocità di conduzione nervosa, mentre la risultante attività nervosa è definita come potenziale d’azione. Questo potenziale d’azione può essere motorio o sensitivo a seconda delle fibre che vengono analizzate. 

In pratica, si inviano degli impulsi elettrici verso i nervi, che reagiscono di rimando. Sulla base dei potenziali ottenuti si possono calcolare vari parametri, come ampiezza, velocità di conduzione, latenza, risposte riflesse. Questi parametri vengono poi confrontati con i valori normali, per capire lo stato della conduzione nervosa del paziente. 

Come funziona l’elettroneurografia

Questo esame sfrutta una particolare proprietà delle cellule nervose e muscolari: quella di reagire a uno stimolo, detta eccitabilità. Tutte le cellule possiedono un potenziale di membrana negativo. In presenza di uno stimolo, però, la permeabilità della membrana delle cellule eccitabili, come quelle nervose appunto, si modifica e, a causa dell’ingresso di ioni positivi nella cellula, si crea una breve depolarizzazione.

Come conseguenza di questo cambiamento nel potenziale di membrana, si verifica la trasmissione degli impulsi nervosi e la contrazione dei muscoli. Anche uno stimolo elettrico esterno, come quello impiegato dall’elettroneurografia, può indurre la depolarizzazione e l’eccitazione delle cellule nervose e muscolari. Una lesione al nervo o un difetto nella sua funzionalità riducono l’eccitabilità.

L’intensità e la durata dello stimolo elettrico necessario a eccitare un nervo dipendono dall’eccitabilità del nervo stesso. L’analisi del tipo di stimolo che serve per eccitare il nervo può quindi fornire una prima e utile indicazione di danno al nervo. 

A cosa serve l’elettroneurografia

Questo esame analizza la conduzione nervosa nelle fibre più veloci e di dimensioni più grandi, per cui non può essere utilizzato come unico test per la diagnosi della neuropatia delle piccole fibre. Può comunque essere utile per diagnosticare o valutare malattie come:

Nel caso di miopatie o distrofie, che interessano solamente il muscolo, è probabile che l’ENG risulti normale, ma risulta comunque utile per escludere un coinvolgimento anche delle fibre nervose.

È dolorosa l’elettroneurografia?

L’elettroneurografia non è un esame doloroso e, in genere, è ben tollerato dalle persone. Tuttavia, alcuni pazienti lo giudicano leggermente fastidioso. Le piccole scosse elettriche, infatti, possono essere percepite poco piacevoli, specie da parte dei soggetti più sensibili, impressionabili o delicati. Al termine dell’esame, però, è possibile tornare a casa autonomamente e riprendere le normali attività. 

Non è necessario seguire particolari procedure di preparazione all’esame. Non serve nemmeno il digiuno. 

Che differenza c’è fra elettromiografia ed elettroneurografia

Nella maggior parte dei casi, l’elettroneurografia non viene prescritta da sola, ma in associazione ad altre indagini che aiutano a valutare in maniera più approfondita e completa la conduzione nervosa e lo stato di muscoli e nervi. Per esempio, può essere associata all’elettromiografia. Si tratta di indagini che, non di rado, possono essere richieste dallo specialista neurologo quando l’esame neurologico evidenzia un deficit a carico del sistema nervoso periferico e/o dei muscoli.

Se l’elettroneurografia è lo studio dei potenziali evocati dalla stimolazione elettrica dei nervi periferici sia motori sia sensitivi, l’elettromiografia (o EMG) analizza i potenziali elettrici che si generano a seguito della contrazione delle fibre muscolari. Per eseguire quest’ultima indagine gli operatori utilizzano un piccolo ago, introducendolo con delicatezza nei muscoli da esaminare, per valutare l’attività elettrica sotto sforzo e non. Anch’essa non è particolarmente dolorosa. L’EMG è una delle indagini principe per la diagnosi del tunnel carpale

Fonti bibliografiche:

 

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