Cane, gatto e non solo, perché ci fanno star bene e combattono la solitudine

Gli animali domestici aiutano nella cura di specifiche patologie, come infarto e pressione alta, e favoriscono l'interazione sociale, stimolando la memoria

Pubblicato: 16 Dicembre 2024 12:33

Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Volete una cura del tutto indolore, ma efficace, basata solo sull’affetto che può dare un amico a quattro zampe? Sappiate che c’è. Ed è facile ottenerla. Può aiutare a contrastare la pressione arteriosa che sale, a sentirsi meno giù di morale, ad attenuare il dolore.

Il trattamento è particolarmente indicato per gli anziani, ma è valido per tutti. Basta affidarsi alla sapiente amicizia e all’amore, ampiamente ricambiato, che si può dare ad un cane, ad un gatto, addirittura ad un coniglio.

A rilanciare questa originale forma di terapia complementare sono gli esperti dell’Associazione VETeris che vede per la prima volta in Italia la collaborazione tra medici geriatri e medici veterinari, con l’obiettivo di definire le specifiche modalità degli interventi assistiti con animali rivolti alla popolazione geriatrica e promuovere il rapporto con gli animali domestici tra gli anziani senza particolari difficoltà, al fine di combattere la solitudine e mantenersi in salute.

Come funziona questa “cura”

Gli specialisti dell’Associazione VETeris hanno presentato i loro dati in occasione del Congresso Nazionale della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG) tenutosi a Firenze. Ci sono due piani di “attività” di questo trattamento, che per gli anziani si possono cogliere nella relazione con gli animali. “Sono quelli che derivano dall’introduzione di animali di compagnia per la cura di specifiche patologie, riconoscendo agli amici a quattro zampe il ruolo di co-terapisti nel trattamento, e quelli che derivano dalla presenza di un animale nel contesto casalingo che favorisce l’interazione sociale, aiuta a colmare il senso di solitudine e inutilità attraverso l’accudimento, donando benessere e gratificazione affettiva di grande valore, con benefici non solo psicologici ed emotivi, ma anche sulla salute fisica – spiega Andrea Ungar, presidente della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria, ordinario di Geriatria all’Università di Firenze e Presidente dell’Associazione VETeris.

Il dato che ora emerge, certificato dalla pratica clinica, è che lo stimolo all’attività motoria derivato dal rapporto di accudimento dell’animale da parte dell’anziano, porta a vere e proprie modificazioni dei parametri fisici come l’abbassamento della pressione, il rallentamento del ritmo cardiaco e respiratorio, fino addirittura, alla riduzione del colesterolo e dei trigliceridi, con meno attacchi cardiaci e minore mortalità per malattie cardiovascolari.”

Il cane protegge dall’infarto e aiuta il cervello

Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista Circulation: Cardiovascular Quality and Outcomes, avere un cane riduce del 33% il rischio di morte nei pazienti reduci da infarto che vivono soli. “Tutto ciò si traduce in una necessità ridotta del 15% di visite mediche, per cui gli anziani trascorrono in media, all’anno, 21 giorni fuori casa, come dimostra un recente studio pubblicato sugli Annals of Internal Medicine, senza contare un risparmio di circa 4 miliardi di euro per il Sistema Sanitario Nazionale – ribadisce Ungar”. Il tutto, sia chiaro, deriva da quel rapporto invisibile che si crea tra l’umano e l’amico a quattro zampe.

La capacità degli animali di sviluppare un complesso sistema comunicativo non verbale con gli esseri umani, che nulla ha a che fare con il linguaggio e la memoria, competenze spesso compromesse in presenza di demenza, è alla base del loro utilizzo come terapia complementare, soprattutto negli anziani con difficoltà cognitive, anche gravi, o con patologie psichiatriche.

“Infatti, anche una semplice azione, come accarezzare l’animale, riesce a generare rilassamento e un calore che, attraverso la produzione di vari neurotrasmettitori, migliora rigidità e ipertrofia muscolare tipica delle patologie neurologiche, ravviva i meccanismi cerebrali dell’attenzione e stimola il coordinamento psicomotorio – sottolinea Marco Melosi, Veterinario e Vicepresidente di VETeris. A dimostrarlo anche un recente studio pilota osservazionale condotto da VETeris insieme alla associazione Humanimal su anziani con demenza lieve residenti in una RSA di Firenze nella quale sono stati introdotti Interventi Assistiti con gli Animali condotti sotto controllo veterinario e con operatori specializzati nel settore e cani addestrati ad hoc.

Sulla base dei dati ottenuti dalla valutazione geriatrica multidimensionale realizzata prima e dopo il ciclo di intervento assistito con l’animale, è stata osservata una riduzione dei disturbi psico-comportamentali associati alla demenza dell’83,3%, tra i quali anche il senso di smarrimento, un miglioramento della postura, un progressivo aumento delle interazioni e del contatto, sia con i cani che con gli operatori e gli altri pazienti.

Antidoto al “blues” di Natale

Sia chiaro. A Natale cene e pranzi sono d’aiuto per tutti. Ma non per tutti è possibile riunirsi con familiari ed amici. Per questo, l’amico a quattro zampe può diventare un antidoto per la solitudine. “Essere soli a Natale può sicuramente aumentare l’ansia e la depressione anche nell’anziano senza specifiche patologie, soprattutto se ha da poco perso una persona cara – sottolinea Chiara Mussi, ordinaria di Geriatra all’Università di Modena e Reggio Emilia e Co-fondatrice di VETeris. In queste situazioni il contatto con un animale può essere un antidoto alla solitudine e colmare anche parzialmente la sensazione di ‘vuoto’”.

Anche per questo lo scorso anno è stato approvato in Senato un emendamento proposto dalla SIGG e da VETeris che ha introdotto il principio di promozione del mantenimento degli animali domestici per contrastare la solitudine, preservare l’indipendenza funzionale e mantenere una buona qualità di vita in età avanzata.

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