A cosa serve il breath test al lattosio e quando farlo

Il Breath test al lattosio è un esame diagnostico che misura l'idrogeno espirato per identificare l'intolleranza al lattosio causata da deficit di lattasi

Pubblicato: 19 Aprile 2024 14:29

Carlotta Dell'Anna Misurale

Medico

Laureata in Medicina, appassionata di neurologia. Vanta esperienze in ricerca, con focus sui misteri del cervello e l'avanzamento scientifico.

Il test del respiro rappresenta uno strumento diagnostico di rilievo per l’identificazione di intolleranze alimentari e sindromi da malassorbimento. Questi disordini, prevalentemente, sono il risultato di deficit nella digestione o nell’assorbimento di specifici nutrienti introdotti attraverso l’alimentazione.

Tra le varie intolleranze rilevabili, l’intolleranza al lattosio emerge come notevolmente comune, provocata dall’assunzione di latte e suoi derivati. Coloro che ne soffrono possono sperimentare sintomi quali gonfiore addominale, flatulenza, diarrea e dolore addominale di varia intensità. La difficoltà di un’accurata diagnosi di questi sintomi, spesso generici e condivisi con altre condizioni come la celiachia, la rettocolite ulcerosa e la sindrome del colon irritabile, risiede nella loro aspecificità. In età pediatrica, l’intolleranza al lattosio può manifestarsi con diarrea e un rallentato aumento di peso. La complessità di queste manifestazioni rende il test del respiro uno strumento prezioso per distinguere tra queste condizioni cliniche, permettendo un trattamento mirato e tempestivo.

Cos’è il breath test al lattosio

Il breath test al lattosio è un esame diagnostico non invasivo che misura la capacità dell’organismo di digerire il lattosio, lo zucchero principale del latte.

Il lattosio è uno zucchero tipico e presente nel latte e nei suoi derivati. Si tratta di un disaccaride composto dall’unione dei due monosaccaridi: glucosio e galattosio. Per essere assorbito dai villi intestinali, il legame tra il lattosio e questi due monosaccaridi deve essere interrotto, liberando il glucosio e il galattosio che vengono poi assorbiti a livello digiuno-ileale (tratti intermedi e finali dell’intestino tenue).

Per fare in modo che ciò accada deve intervenire l’enzima lattasi, predisposto appunto alla digestione del lattosio. Il fatto è che una grande fetta della popolazione italiana, circa il 30-40%, ha una bassa quantità di lattasi nel proprio intestino. La conseguenza sarà che il lattosio non viene digerito bene e prosegue il proprio transito intestinale senza essere assorbito.

Cosa succede se non si cura l’intolleranza al lattosio

Si tratta di disturbi che possono causare anche momenti di stress perchè non è possibile avere una tranquillità negli spostamenti e negli impegni giornalieri. Spesso si è costretti a rimanere a casa a causa dei forti crampi all’intestino, che causano anche flatulenza e meteorismo.

Quando eseguire il test

Il breath test o test del respiro sono prescritti al paziente dal medico in presenza di sintomi riconducibili a un’intolleranza o a un malassorbimento di zuccheri normalmente assorbibili, come in questo caso analizzato dal nostro articolo, il lattosio. La procedura operativa del test consiste nell’ingerire una dose prestabilita dal medico di un determinato zucchero (ad esempio 20 grammi di lattosio) e la successiva analisi dei gas espirati dal paziente dopo un certo periodo di tempo.

Questa tipologia di esame indica la presenza di un’intolleranza secondaria al lattosio, ma non offre informazioni sulla sua permanenza. Si ricerca in particolare il picco di idrogeno nell’aria espirata, la cui presenza è spia di fermentazione intestinale dello zucchero non assorbito, da parte della flora batterica del colon. L’esame dura circa 3-4 ore e si può fare in ospedale o nei laboratori privati. In ospedale ha il costo del ticket, mentre nei laboratori privati costa tra i 70 e i 120 euro.

Come funziona il breath test al lattosio

Il test si basa sulla rilevazione di idrogeno nell’aria espirata dopo aver consumato una soluzione contenente lattosio. In individui intolleranti, il lattosio non digerito raggiunge il colon, dove viene fermentato dalla flora batterica, producendo idrogeno che viene assorbito dalla mucosa del colon e così trasportata nel sangue agli alveoli, dove viene successivamente espirato. Per questo è importante l’esame dell’idrogeno: rilevando la quantità di idrogeno nell’aria espirata dal paziente è possibile diagnosticare l’intolleranza al lattosio.

La quantità di idrogeno espirata, misurata a intervalli regolari, indica se il lattosio è stato o meno digerito correttamente. Se i livelli di idrogeno nell’aria espirata aumentano significativamente dopo l’ingestione di lattosio, ciò suggerisce una possibile intolleranza, permettendo quindi di adottare le misure dietetiche appropriate. Questo test è considerato uno standard di riferimento per la diagnosi dell’intolleranza al lattosio.

Per fare un esempio, se si somministrano 20-25 grammi di lattosio in un adulto, corrispondenti a 400-500 ml di latte, il test viene considerato positivo quando nell’aria espirata, dopo 30-60-90-120-150 e 180 minuti dall’ingestione, si registra un livello di idrogeno superiore al valore basale, che viene ricavato tramite un primo test al momento dell’arrivo in laboratorio. Quindi sulla base del picco dell’idrogeno, si distingue l’intolleranza al lattosio in lieve, grave e moderata.

Come prepararsi al breath test al lattosio

Il test del respiro perde di efficacia diagnostica in caso di soggetti sani intolleranti al lattosio, ma che facendo uso di antibiotici o abusando di lassativi e clisteri hanno una flora intestinale alternata e quindi compromessa. In questi casi, per evitare simili situazioni e quindi in chiave di una preparazione ottimale al breath test è molto importante rispettare certe condizioni prima di sottoporsi all’esame.

Le elenchiamo di seguito:

Diagnosi dopo il breath test al lattosio

Il rispetto di queste regole porta certamente a una diagnosi corretta sulla presenza o meno di un’intolleranza al lattosio. In questo modo lo specialista potrà valutare la giusta dieta da proporre al paziente. In caso di diarrea e di altre patologie intestinali acute, come salmonellosi e gastro-enteriti vitali, è consigliabile rimandare il test, così come se il paziente si è da poco sottoposto (meno di 30 giorni) a procedure mediche come il clisma opaco o la colonscopia.

L’intolleranza al lattosio è dose-dipendente, quindi meno lattosio si assume, meno si sta male. Il medico consiglierà quindi una variazione alimentare senza alimenti a base di lattosio da rispettare per qualche mese. Si parla di “un periodo di disintossicazione”, cioè l’astinenza completa da qualsiasi traccia di lattosio, fino a poi poter reintrodurre con moderazione i prodotti precedentemente esclusi nella dieta.

Fonti bibliografiche:

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