Perché si sogna: cosa ci dice la psicologia

Tutti noi sogniamo, ma non sempre ce ne ricordiamo: cosa significano i nostri sogni e perché sogniamo o facciamo incubi?

Pubblicato: 21 Maggio 2024 17:02

Pierluca Nicolò

Psicologo, Psicoterapeuta e Professore di Psicoterapia Analitica

Psicologo psicoterapeuta e professore a indirizzo analitico archetipico, opera come psicoterapeuta in varie città del centro Italia e online. Autore di vari articoli e libri in ambito psicologico, è anche docente di materie psicologiche.

Perché sogniamo? Quali sono le motivazioni (cause, scopi e stimoli) che ci portano poi ad elaborare alcune immagini, suoni e dinamiche nel nostro mondo onirico?

Cerchiamo di gettare luce su questo aspetto della psiche umana secondo una breve rassegna di contributi provenienti da vari autori.

Cosa sono i sogni

Partiamo da un presupposto introduttivo, che potrebbe rispondere alla domanda “cosa sono i sogni?”. Secondo la psicologia analitica di Jung (1916/1928 e 1948) il sogno sarebbe un fenomeno psicologico spontaneo che esprime con rappresentazioni simboliche stati d’animo, sentimenti e propositi e in molti casi aiuterebbe gli individui a conoscersi in modo più completo per via della capacità della psiche profonda di compensare con i sogni la coscienza unilaterale.

Non possiamo scegliere di sognare o cosa sognare, semplicemente “accade” per uno scopo verso cui tutti i prodotti psicologici tendono (finalismo). Il sogno sarebbe infatti la porta occulta che conduce alla parte più nascosta e intima dell’anima secondo Jung (1933) che non coincide con la parte cosciente della psiche.

Lo studioso svizzero, applicando l’analisi dei sogni in psicoterapia, ha notato che le immagini oniriche spesso si mostrano con simboli oggettivi non frutto dell’esperienza personale in accordo con l’ipotesi dell’inconscio collettivo, e si sottrarrebbero alla coscienza o alla volontà dell’individuo esprimendo la vera realtà interiore, come essa è e non come la supponiamo o come la vorremmo.

Oltre a desideri e timori di cui le immagini dei sogni sono portatrici (inconscio personale) come pensava Freud, vi sono numerosissimi altri contenuti collettivi che possiamo definire originari e universali. Per gettare luce in questo mondo ricco di contenuti è fondamentale l’utilizzo di un metodo comparativo in cui i contenuti dei sogni vengono accostati per somiglianza ai simboli prodotti dall’umanità come i miti e le fiabe: sia perché il linguaggio simbolico sarebbe analogo a quello dei sogni, sia perché le immagini oniriche avrebbero la capacità di condurre la mente degli individui verso processi creativi, non determinabili a priori (Jung, 1931).

Individua anche una struttura del sogno che divide in quattro fasi (Jung, 1948):

Secondo Von Franz (1988) l’obiettivo dei sogni sarebbe quello di portare l’individuo a uno stile di vita ottimale; non possono preservarci dai disagi esistenziali, da malattie o da eventi tristi, ma indicano come rapportarci a questi eventi e realizzare dentro di noi il massimo potenziale di vita.

I sogni sarebbero universali, infatti tutti sognano: esseri umani di ogni sesso, età e provenienza. Sono dunque fenomeni naturali e mostrano: dove siamo inadeguati, come dare equilibrio a eccessivi modi di fare, il senso profondo della nostra vita; inoltre possono portare intuizioni illuminanti e nutrire la creatività come succede spesso ad artisti e scienziati, sempre secondo Von Franz in accordo con Jung.

La psiche inconscia smette così di essere un ricettacolo di materiale indesiderato che emerge attraverso i sogni, e diventa potenzialità psicologica che risiede nelle profondità dell’individuo.

Il sogno nella storia evolutiva dell’uomo: breve escursus

Occuparsi dei sogni è un’idea che parte da Freud (1899-1900) considerandoli come la via regia verso le profondità della psiche? Assolutamente no, e a sostenerlo è proprio il padre della psicoanalisi nel suo testo L’interpretazione dei sogni.

Per millenni l’umanità ha cercato e ottenuto informazioni dai propri sogni come processi di rivelazione divina e per prevenire il futuro, come avveniva nelle antiche civiltà in cui in questa visione romantica il sogno proveniva da un altro mondo, portava sempre un messaggio di vitale importanza il cui significato andava interpretato in modo personale.

Celebri sono i viaggi onirici della tradizione sciamanica, o l’opera di Artemidoro di Daldi Il libro dei sogni; molto noti sono i sogni nella tradizione ebraico-cristiana, la cui cultura prende spunto dai più antichi babilonesi ed egizi, come i sogni premonitori di Giuseppe per il faraone (Genesi, 41) in cui raccontava delle sette vacche magre e le spighe vuote come segno di imminente carestia.

La stessa Apocalisse di Giovanni nel Nuovo Testamento è narrata come un suo sogno. Questa tradizione può essere chiamata Oniromantica. Allo stesso modo Freud individuava nel sogno un contenuto latente e uno manifesto, compito dello psicoanalista era individuare nel contenuto latente in modo deterministico il segno di un desiderio inaccettabile “rimosso” nell’inconscio.

Il metodo freudiano era causalistico a cui Jung contrappose il finalismo che abbiamo citato in precedenza. All’Oniromantica (Antonelli, 2010) possiamo appaiare un’Onirosofia che fa capo a Platone per poi includere, Aristotele, filosofi platonici persiani, Cartesio, Pascal, Schopenhauer, Sartre e altri ancora.

A livello scientifico possiamo appaiare l’Onirodinamica, che ha come esponenti gli psicologi del profondo come Freud, Jung, Hillman e tanti altri, alla cosiddetta Onirologia che ha i suoi inizi nella sperimentazione ottocentesca fino alla scoperta scientifica, ad opera di Aserinsky e Kleitman nel 1953, del sonno definito REM per rappresentare i frequenti Rapid Eye Movements (movimenti oculari rapidi).

Nella fase REM (Violani, 1994) si attivano le immagini oniriche e venne considerata la base psicofisiologica del sogno (Dement e Kleitman,1957): questa ipotesi oggi è considerata superata. Anche altre ipotesi psicofisiologiche, come quella che i movimenti oculari nel sonno REM corrispondano allo scanning delle immagini oniriche, si sono rivelate poco fondate.

Il superamento dell’equazione ”sogno = sonno REM” non comporta la fine degli studi psicofisiologici del sogno ci dice Violani, ma gli studi sul cervello non spiegano minimamente ad oggi da dove provengono le immagini oniriche, che scopo avrebbero, e il senso psicologico dei contenuti sognati: quindi la realtà del sogno sarebbe di fatto una realtà che prescinde gli studi sul sonno e le varie interpretazioni che intendono spiegarlo secondo il “linguaggio” della realtà concreta ovvero causalistica (causa-effetto), quella che viviamo da svegli.

Risvolti moderni nell’Onirodinamica

Per incontrare l’anima, la direzione non sarebbe l’ascesa ma la “discesa”: la fantasia del profondo infatti incoraggia a guardare il mondo con altri occhi, a cercare dentro i significati psichici.

Hillman va oltre le impostazioni psicofisiologica e di Freud (entrambe causalistiche o materialistiche) e anche di Jung (compensatoria), e parla attraverso strutture immaginative come punti di vista psicologici, utilizzando i simboli mitologici come metafore collettive di ogni fenomeno umano: paragona il sogno, inteso come realtà a parte, al mondo infero greco definito anche Ade.

Utilizzando un simbolo mitologico-archetipico segue l’ipotesi dell’inconscio collettivo di Jung. L’Ade era il regno in cui le anime secondo l’immaginazione dei greci arcaici si recavano al momento della dipartita. Per Hillman l’Ade non è un luogo fisico o metafisico ma solo una prospettiva psicologica, un modo di vedere le cose!

Allo stesso modo il sognatore nel sogno si reca in un altro mondo, che sarebbe la realtà pura e oggettiva della psiche, di cui è necessario fare esperienza e conoscerne il suo peculiare linguaggio fantastico, diverso da quello del mondo supero (razionale-materialistico), inteso qui come atteggiamento psicologico che si contrappone allo sguardo rivolto verso le profondità (infero).

In questo mondo a parte non esiste “materia” da studiare in un rapporto causa-effetto ma solo fenomeni immaginativi che tendono a manifestarsi nella psiche in modo spontaneo e seguendo uno scopo dall’origine della specie. L’atteggiamento “supero” sarebbe tipico dell’uomo occidentale che rinuncia alla bellezza dei fenomeni naturali considerandoli utili o inutili in base a criteri personali, come ha fatto nello sfruttamento senza limiti della natura per scopi autoreferenziali (Hillman, 1979).

Quindi secondo Hillman i personaggi e i luoghi dei sogni, sono prospettive psicologiche differenti da quello che chiamiamo “me”, che a scopo di equilibrio dilatano i confini rigidi della psiche cosciente e ci invitano a pensare, a immaginare, sentire e vedere noi stessi e il mondo anche dal loro punto di vista!!

Gli incubi: cosa sono

Nel dizionario della Treccani la parola incubo ha una etimologia latina (incŭbus) e significa essere che giace sul dormiente, derivato del tema di incubare (giacere sopra): viene identificato come demone o genio malefico che, secondo antiche credenze mitologiche, opprime la persona nel sonno, dandole un senso di soffocamento o congiungendosi carnalmente con lei.

Gli antichi usavano dunque queste personificazioni simboliche per raccontare un fenomeno naturale! Che valore avrebbe in psicologia? Secondo il pensiero di Jung i sogni angosciosi non sono rari ma non rappresentano la regola (Jung, 1945/1948).

Più la psiche cosciente è distante dalle profondità psichiche (assenza di logica, dubbia moralità, controsenso, assurdità, conformazione sgradevole), e quindi non riesce a cogliere il linguaggio simbolico dei sogni, più questi appariranno come incubi, perché la psiche cosciente percepisce sopraffazione dei contenuti che non riconosce come suoi e attiva una strenua lotta o resistenza.

Ma come abbiamo detto, se si utilizza il linguaggio del simbolo e li si accosta ai prodotti immaginati dall’uomo in tempi antichissimi, i contenuti o i personaggi dei sogni diventano forme simboliche che descrivono la psiche con diversi volti, e ogni contenuto “preme” soltanto per essere riconosciuto come parte del “tutto”!

E se non sogno mai?

Spesso sentiamo persone affermare di non sognare mai, di non avere mai incubi, e di dormire sempre sonni sereni e profondissimi. In realtà non è così: tutti sogniamo, ma non tutti sono in grado di ricordarsi dei sogni una volta svegli. Anche chi riconosce di aver sognato, in effetti, ha enormi difficoltà a ricordare dettagli della storia.

Il motivo va ricercato forse nell’atteggiamento cosciente che si ha nei confronti dei sogni: se si vive a ritmi diurni molto serrati si tende a sminuire il mondo interno con conseguente difficoltà a ricordarli, perdendosi gran parte del potenziale trasformativo della psiche!

Accade molto spesso nelle prime sedute di psicoterapia in cui gli individui sostengono di non sognare o ricordare i sogni, ma dopo qualche seduta in cui l’attenzione viene rivolta verso la riflessione dei propri contenuti interiori, anche i sogni cominciano a riaffiorare e a essere ricordati!

Sogni lucidi: cosa sono

Avete presente quando state sognando e, improvvisamente, vi rendete conto che ciò che state vivendo è proprio un sogno? Riconoscere uno stato onirico e averne la percezione è ciò che comunemente viene chiamato sogno lucido, ovvero essere consapevoli del sogno nel momento stesso in cui stiamo sognando; in altre parole nel sogno ci si percepisce svegli anche se fisiologicamente il corpo è ancora addormentato.

Esistono persone che, addirittura, riescono a “pilotare” i sogni a proprio piacimento attraverso una tecnica meditativa poco comune e molto affascinante, che rientra nell’Onironautica. È estremamente difficile riuscire a condizionare le azioni nel sogno nella maniera che si preferisce, ma l’onironauta ha questa capacità.

C’è anche chi, nel bel mezzo di un incubo, riesce a dire a sé stesso di svegliarsi: anche questo fenomeno (molto più diffuso) rientra nei sogni lucidi. I sogni lucidi sono stati oggetto di studio scientifico (Hearne e Worsley, 1975) mentre a differenza della cultura occidentale nel Buddhismo, nell’Induismo e soprattutto nello Sciamanesimo, il sogno lucido è praticato da tempi antichi!

Secondo Athena Laz (2021) praticare questo tipo di meditazione aiuta ad avere molto più controllo sulla propria vita, permette alla psiche di vivere con egual misura i bisogni coscienti e quelli più profondi alimentando l’equilibrio psichico; inoltre si possono modificare le nostre convinzioni più radicate a cui non riusciamo a rinunciare pur essendo consapevoli della sofferenza che questi aspetti rigidi della nostra psiche ci fanno sperimentare!

I sogni dunque, da qualunque punto di vista noi vogliamo intenderli e qualunque tipo di situazione onirica di cui facciamo esperienza, che siano sogni lunghi o brevi, articolati o semplici, orridi o con uno splendido finale, rappresentano sempre una realtà psicologica ricca di saggezza e potenzialità trasformative!

Fonti bibliografiche:

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