In vista delle prossime elezioni europee, il 23 e il 26 maggio 2019, ci si interroga sul numero delle donne presenti nel Parlamento Europeo, ancora ben lontano dal consentire una significativa parità, soprattutto visto che si tratta del 51% della popolazione europea.
La presenza femminile è, infatti, pari al 36,1% con 271 deputate su 751, solamente un terzo in tutto il Parlamento, percentuale simile a quella registrata nei Governi degli Stati, con circa il 30% di donne al potere, mentre al livello locale le percentuali si abbassano ulteriormente, con solamente il 15% dei sindaci donna.
Come sono le percentuali nei singoli Stati? Malta è primatista per l’equa distribuzione di genere dei suoi rappresentanti, con una maggioranza di donne, il 67%. Le percentuali di donne al governo sono alte anche in tutti i grandi Stati, con Svezia e Irlanda al 55%, Francia al 42%, Spagna al 41%, Gran Bretagna al 41% e Germania al 36%.
L’Italia ha ha una buona rappresentanza femminile con il 40% di donne elette, battendo quindi quella tedesca, mentre chiudono la classifica Cipro con il 17% e la Lituania al 9%, ultima in Europa. La presenza delle donne nel Parlamento Europeo è in continua crescita. Prima delle elezioni dirette, quando i deputati erano designati dai parlamenti nazionali, era solo marginale, nel 1952, infatti, le prime deputate erano solamente 31. Nel 1976 è salita al 16, 60%, per poi passare al 17,70% nel 1984, successivamente al 19,39%, al 25,90% nel 1994, fino al 30,30% nel 1999, e nel 2004 e al 31,10% nelle elezioni del 2014.
La prima Presidente del Parlamento europeo eletto con suffragio universale diretto, è stata Simone Veil, la nota politica e femminista francese. Il dato è ancora basso in un’ottica di parità di genere, ma è anche maggiore rispetto a quella di tutti gli altri paesi del mondo. L’aumento numerico è stato, inoltre, accompagnato da una crescita in relazione alle posizioni occupate, con 5 donne su 14 vicepresidenti e 12 su 24 a capo di una commissione.
Secondo i dati raccolti dal Parlamento europeo per la Giornata internazionale della donna, il gruppo politico più rosa è la Sinistra unitaria europea (Gue/Ngl) con il 51,9% di donne, seguita dai Liberali e democratici per l’Europa (Alde) con il 45,6%, dai Socialdemocratici con il 44,0% e dai Verdi con il 40,4%, mentre il Gruppo Europa della libertà e democrazia diretta (Efdd) è al 39,0%, e il Partito Popolare al 22, 7%.
Per le elezioni di maggio, 11 Stati attiveranno le “quote di genere”, tre in più rispetto alla tornata elettorale del 2014: Belgio, Francia, Slovenia, Spagna, Portogallo, Polonia con percentuali tra il 40 e il 35% e la Romania che prevede obbligatoriamente liste miste, la Grecia e il Lussemburgo.
L’Italia nel 2014 aveva seguito, invece, la regola per cui i voti di seconda e terza preferenza non vengono conteggiati se gli elettori hanno scelto solamente candidati di un genere. Gli Stati membri che non impongono delle percentuali di genere, spesso introducono volontariamente delle quote per la scelta dei candidati, considerando l’aumento spontaneo della presenza di donne più efficace delle quote legislative di genere.
Non resta che attendere i risultati delle elezioni che si terranno dal 23 al 26 maggio nei paesi dell’UE per le nuove percentuali, anche se probabilmente ci saranno meno deputati da eleggere, a seconda degli accordi che saranno effettivi per la Gran Bretagna post Brexit.