Aveva 27 anni, Vanessa Ballan, ed è stata uccisa dall’uomo che aveva già denunciato. È morta da sola, alle 12 del 19 dicembre, colpita più volte con un’arma da taglio a Spineda di Riese Pio X, in provincia di Treviso. Vanessa era incinta del suo secondo figlio ma era già mamma di una bambina di quattro anni, che dovrà crescere senza il suo amore. Tutto fa presupporre che abbia aperto la porta al suo assassino, mentre suo marito si trovava in casa ed è stato il primo ad accorrere, trovandola purtroppo senza vita sull’uscio di casa.
Chi era Vanessa Ballan
Vanessa Ballan faceva la commessa in un supermercato del paese e viveva con il marito Nicola, che aveva sposato nel 2012, in una delle case bifamiliari del quartiere residenziali. Era mamma di una bambina di quattro anni ed era in attesa del suo secondo figlio da qualche settimana. Gli amici di famiglia si sono detti sconvolti da questa notizia: “Sono bravissime persone”, hanno riferito al Gazzettino, “abbiamo ancora aperta la ferita di Giulia Cecchettin e ora dobbiamo affrontare questa nuova tragedia”.
Sono state le dichiarazioni del marito di Vanessa a spingere gli inquirenti a battere la pista che ha portato al fermo di Bujar Fandaj, 41enne kosovaro che lei aveva già denunciato e con il quale aveva avuto una relazione in passato, poi conclusa. La denuncia per stalking, per l’aggressione presso il supermercato dove lavorava, per le minacce, per l’intrusione nella sua casa e per le minacce di revenge porn risale al 27 ottobre ma le indagini in corso – condotte forse troppo lentamente – non hanno permesso di salvarle la vita.
La Procura: “Urgenza sottovalutata”
A parlare è il procuratore di Treviso Marco Martani che ammette a Corriere della Sera: “Forse l’urgenza del caso è stata sottovalutata”. Eppure le indagini erano partite regolarmente. I Carabinieri di Castelfranco avevano perquisito la casa dello stalker a San Vito di Altivole, hanno sequestrato computer e telefoni che conterrebbero sia i video che i messaggi di minacce che invece Vanessa Ballan aveva cancellato.
“A quanto ne sappiamo dopo la denuncia di lei, Fandaj ha smesso di importunarla e di perseguitarla. Eravamo in attesa della relazione tecnica sul contenuto dei telefonini che avrebbe potuto dirci con esattezza che cosa il 40enne scriveva alla vittima, la cronologia dei messaggi e quante volte l’avrebbe contattata”, ha aggiunto.
Il documento pervenuto in Procura non sarebbe però stato considerato urgente: “La valutazione fatta dall’ufficio fu che il caso non aveva i requisiti dell’urgenza. Senza i contenuti dei cellulari non si poteva valutare se c’era un immediato pericolo per l’incolumità della donna. La cosa purtroppo si è rivelata tragicamente infondata, ne dobbiamo prendere atto. La verità è che non si ravvisavano gli estremi per prendere l’unica misura cautelare che avrebbe potuto impedire al kosovaro di uccidere, cioè l’arresto in carcere. A posteriori sembra che ci sia stato un errore di valutazione da parte del sostituto procuratore che si è occupato del fascicolo”.
Fandaj è accusato di omicidio volontario pluriaggravato. Dalle prime indagini è emerso come avesse pianificato l’omicidio, creando false piste e alibi che poi sono rapidamente crollati. Lui stesso ha chiamato i Carabinieri ed è stato arrestato in casa.