Donne e uomini devono avere lo stesso stipendio: la proposta europea

Ursula von der Leyen ha presentato la proposta di una direttiva che garantisca la stessa retribuzione a donne e uomini per uno stesso lavoro

Pubblicato: 7 Marzo 2021 16:18

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Redazione

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Arriva dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen la proposta di una direttiva che possa garantire che nell’Unione Europea donne e uomini ricevano la stessa retribuzione per uno stesso lavoro.

L’obiettivo è quello di varare un provvedimento sulla trasparenza salariale, per far sì che certe disparità di trattamento non siano più all’ordine del giorno. La proposta prevede, infatti, che i datori di lavoro con almeno 250 dipendenti debbano rendere pubbliche, all’interno della loro azienda, ente o organizzazione, le informazioni sul divario retributivo fra dipendenti donne e dipendenti uomini che svolgono lo stesso tipo di lavoro. Sempre secondo quanto si legge nella proposta, se tale divario di genere dovesse arrivare al 5 per cento e se il datore di lavoro non fosse in grado di giustificarne il motivo, in base a fattori oggettivi neutri dal punto di vista del genere, quest’ultimo dovrà rivalutare le retribuzioni, adeguandole in modo tale che siano eque, in collaborazione con i rappresentanti dei lavoratori.

Il progetto deve ancora essere discusso dal Parlamento Europeo e dovrà poi passare al vaglio dei governi dei singoli Stati membri che potranno poi decidere se accogliere o meno la proposta.

“Lo stesso lavoro merita la stessa retribuzione, e per la parità di retribuzione è necessaria la trasparenza. Le donne devono sapere se i loro datori di lavoro le trattano in modo equo. In caso contrario, devono potersi opporre e ottenere ciò che meritano”, ha detto Ursula von der Leyen in merito.

Il diritto alla parità di trattamento economico per uno stesso lavoro tra donne e uomini è infatti uno dei principi basilari dell’Unione Europea fin dal 1957, anno del Trattato di Roma. Si tratta tuttavia, come ben sappiamo, di un un principio non applicato, specie in Italia. E questo nonostante ci sia già una direttiva, la numero 54 del 2006, rafforzata da una successiva raccomandazione della Commissione del 2014, che imporrebbe al datore di lavoro di assicurare la parità della retribuzione tra lavoratori e lavoratrici.

Il condizionale, però, è d’obbligo, visto che il divario retributivo di genere nell’Unione Europea è pari al 14,1 per cento (fonte Eurostat).

Cosa dovrebbe cambiare, dunque, con questo nuovo provvedimento proposto dalla Commissione? Secondo l’istituzione, a ostacolare l’applicazione della precedente direttiva è proprio la mancanza di trasparenza, che consentirebbe ai datori di lavoro, di fatto, di non rispettare la norma. “La mancanza di trasparenza salariale – scrive la Commissione – crea quindi una zona grigia che favorisce il perpetuarsi di pregiudizi di genere nella determinazione dei salari”.

Dopo la discussione in Parlamento Europeo e il successivo passaggio al vaglio del Consiglio dell’Unione Europea, se la proposta dovesse essere approvata, gli Stati avrebbero due anni di tempo per discuterne, eventualmente modificarla e adottarla ognuno nel proprio ordinamento giuridico.

 

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