Archie Battersbee, il ragazzino inglese in coma dallo scorso aprile, è morto. Nonostante la battaglia della sua mamma e della sua famiglia per salvarlo, i medici hanno staccato la spina, dopo aver ottenuto l’approvazione dei giudici. Archie, di soli 12 anni, aveva subito gravi danni celebrali dopo un gioco finito male, forse una sfida per TikTok.
I medici staccano la spina: addio a Archie Battersbee
La giustizia inglese ha preso la sua decisione: i medici hanno potuto staccare la spina che teneva ancora in vita Archie Battersbee, il dodicenne inglese che aveva subito gravissimi danni celebrali dopo una presunta challange di TikTok, finita in tragedia. Alle 10 del 6 agosto, l’ospedale nel quale da quattro mesi era ricoverato il ragazzo, ha spento le macchine, tra le lacrime dei genitori.
I medici avevano affermato sin da subito che per Archie non c’era nulla da fare: si trattava di un coma irreversibile ed era poco dignitoso costringere il dodicenne a restare in vita in quelle condizioni. Ciò che è avvenuto tra le mura del Royal Hospital di Londra è diventato in queste settimane un dramma nazionale e internazionale: il caso di Archie ha fatto molto discutere, tra chi voleva portare avanti questa battaglia e chi sosteneva che fosse giusto staccare la spina.
Il ragazzo era stato ritrovato in uno stato di incoscienza lo scorso 7 aprile in casa, dopo un terribile incidente, mai reso noto, probabilmente dopo una sfida sui social media. La mamma lo aveva trovato nella sua cameretta, con segni sulla testa e sul collo, come se Archie avesse provato a stringersi la gola da solo per interrompere il respiro.
Qualcuno ha parlato della terribile blackout challenge, una pericolosa sfida molto popolare tra i giovanissimi su TikTok, che consisterebbe nel non respirare quanto più possibile, per poi svenire e perdere coscienza.
La battaglia di mamma Hollie
“Sono la mamma più orgogliosa del mondo” ha dichiarato la signora Hollie, dopo l’annuncio della morte di Archie. “Ha lottato fino alla fine”. Nelle scorse settimane però lei e la famiglia avevano fatto di tutto pur di impedire che venisse staccata la spina. Il dolore immenso non ha permesso loro di capire che probabilmente non c’era più nulla da fare.
“È ingiusto e disgustoso che noi genitori non abbiamo diritti sulla vita dei nostri figli” aveva tuonato la donna, che insieme alla famiglia era ricorsa, invano, alla Corte Suprema, l’Alta Corte di Londra e la Corte di Appello, che avevano sempre respinto tutti i ricorsi dei genitori. Anche la richiesta di trasferirlo in una clinica per malati terminali non era stata accolta.
Archie era in stato vegetativo da quattro mesi e via via si stavano compromettendo tutti gli organi. Per i medici non c’erano mai state speranze di risveglio. Una storia drammatica, che ha scosso l’opinione pubblica, ma che dovrebbe far riflettere soprattutto sulle motivazioni di questa tragedia.
I giovanissimi su TikTok, senza nessun controllo e che spesso non distinguono la realtà dai social. Il problema non è il mezzo in sé, ma come sempre l’uso che se ne fa. Non è TikTok a dover essere demonizzato ma la totale assenza di chi di dovere, in famiglia e fuori, su queste giovani menti che, per puro divertimento, partecipano a sfide così sciocche e pericolose.
Sulla questione morale invece, sul diritto alla vita e la morte, se ne parlerà ancora a lungo sui media inglesi, che anche in questi giorni non si è “privata” di lunghi dibattiti nei vari talk show.