Bambini in quarantena: come spiegare la situazione ai più piccoli e aiutarli

Cosa sta succedendo, nelle nostre case, da quando la quarantena è un’ospite fissa? Una psicologa ci spiega come affrontare questo periodo complicato.

Pubblicato: 7 Febbraio 2022 12:09

Giorgia Marini

Parenting Specialist

Ex avvocato. Blogger, con la laurea sul campo in Problemi di Mammitudine. Da 6 anni scrivo di gravidanza, maternità ed infanzia, sul mio blog “Stato di Grazia a Chi?” e su altre testate online. Racconto la maternità con brio, garbo ed empatia.

I bambini in quarantena, in questo momento, sono tantissimi. In un’altalenante casa-scuola, DID e DAD, lo stress per l’intera famiglia e le conseguenze psicologiche per tutti i membri sono inevitabili. Come spiegare ai bambini cosa sia la quarantena e perché si debba stare isolati per settimane? Come fronteggiare i danni di lunghe quarantene e delle incertezze che vivono i bambini?

I numeri dei bambini costretti in quarantena sono altissimi e mutano rapidamente. Basta un colpo di tosse, un test, e quel referto positivo che non vorremmo leggere, per creare panico nelle classi. File interminabili in farmacia, o ai drive through. Dovremmo essere esperti ormai, eppure, siamo sempre impreparati, davanti alla lettera dell’ATS che ci comunica la quarantena.

La quarantena in famiglia: impatto pratico e psicologico

Essere isolati per giorni, settimane, mesi, dalla propria classe, andare a scuola ad intermittenza, fare la DID e poi la DAD, scoprire due giorni dopo essere tornati in classe, che c’ è un nuovo caso positivo, fa perdere la lucidità. Lo stiamo sperimentando in tanti. La quarantena dei bambini ha un forte impatto sull’intera famiglia. Sui fratellini e le sorelline ma anche sui genitori.

A subire danni, dalle quarantene dei bambini, sono anche molte mamme. Basti pensare che il 98% delle persone che ha perso il lavoro, a causa del Covid, sono donne. Rapportando questo dato alla maternità, al doversi occupare, oltre che della casa, della didattica a distanza, del lavoro, l’equazione è fatta. Senza scomodare il coronavirus e le annesse quarantene, già negli anni precedenti, si riscontrava quanto lavori domestici e cura dei figli pesassero più sulle donne che sugli uomini, parliamo di percentuali di circa 80% contro un restante 20%. Se, con la quarantena, i bambini vanno sostenuti, intrattenuti ma anche aiutati nello studio, si può ipotizzare uno stress non da poco, in particolare per noi donne.

A stare in quarantena non ci si può abituare, troppe sono le difficoltà nella gestione familiare, le limitazioni, il complesso sistema organizzativo che richiede continue revisioni. La quarantena provoca danni emotivi, psicologici anche ai più piccoli, non solo privati della socialità, del confronto, ma anche delle proprie certezze e della propria routine. Le basi della serenità del bambino vengono a vacillare: abitudini e serenità familiare.

Per questo, abbiamo interpellato la dottoressa Micol Metzinger, psicologa e psicoterapeuta dello Studio Psicofficine Milano, che si occupa anche di bambini e adolescenti. Lei stessa, come madre, si trova a dover affrontare, come molti di noi, questo periodo di incertezza, con due figli piccoli.

“Questo è un periodo di difficoltà a più livelli: logistico/organizzativo, individuale, di coppia, e con i bambini. Io ho due bambini: uno di 4 anni ed una di 1 anno e mezzo. Da gennaio, dopo la prima settimana di rientro a scuola, abbiamo avuto 3 chiusure in 2 settimane. La pazienza inizia seriamente a scarseggiare.

Pensiamo ai piccoli grandi cambiamenti, durante la nostra giornata tipo. A livello pratico, quando i bambini sono in quarantena, i genitori devono pensare ed organizzare cinque pasti al giorno per tutti, quando si è soliti pensare solo a colazione e cena. Possiamo considerarla cosa di poco conto rispetto ad altre, però, se sommata a tutte le altre difficoltà che caratterizzano il periodo, anche questo contribuisce ad appesantire la situazione.

Io penso che, soprattutto per il benessere dei bambini più piccoli, è fondamentale il vissuto e la reazione dei genitori, in questa situazione. Se le mamme e i papà sono in iper-affano, iper-ansia e faticano a far fronte a questi continui cambiamenti, diventa molto difficile per i bambini riuscire a stare bene.

Per questo, ritengo fondamentale il benessere delle mamme e dei papà e spesso lavoro con i genitori, affinché si prendano cura di loro stessi.

Quando una mamma si ritaglia un momento per sé, a volte lo vive come un atto egoistico, accompagnato da un senso di colpa che spesso la fa desistere. In realtà, sottovalutiamo il beneficio che ha sui nostri bambini, il nostro bene personale. Da mamma, comprendo possa essere difficile “concedersi” questi momenti ma, da professionista, mi rendo conto che sia davvero un punto cruciale.  Spesso, la reazione delle mamme di fronte al mio suggerimento di fare qualcosa per sé, è come un sospiro di sollievo, come se avessero bisogno di qualcuno che in qualche modo le autorizzasse e placasse così i sensi di colpa che ci portiamo dietro, anche solo a livello inconscio, dalla cultura nella quale siamo cresciuti”.

Quarantena: come gestire gli impegni, nella coppia

Lo abbiamo già visto con la prima ondata del Coronavirus e con il primo lungo lockdown: lo stare chiusi in casa, con o senza figli, e lo smartworking, hanno creato un corto circuito in molte coppie. Con la quarantena, che ci costringe nuovamente in casa, per periodi lunghi e non definiti,  le cose si complicano. La coppia può entrare in crisi. Se parliamo di famiglia con bambini più o meno piccoli, poi, c’è l’aspetto organizzativo, con tutto il suo peso, le sue incombenze, a creare rotture, stress, incomprensioni. Cosa possiamo fare, allora, all’ennesima comunicazione di quarantena dei nostri bambini?

“Questo è uno di quei momenti in cui, più del solito, sarebbe fondamentale fare squadra con il proprio partner, o anche con il genitore dei nostri bambini, sebbene magari non faccia più parte della nostra vita affettiva.

Parole d’ordine saranno: suddividere, alleggerire, semplificare. Ovviamente, dipende dalle singole situazioni, dai singoli lavori, ma potrebbe essere utile cercare dei compromessi, senza dare per scontato che siano le mamme, come spesso accade, a risentire maggiormente del peso di questo periodo sulla propria vita professionale. Trovo importante sottolineare un aspetto: un retaggio culturale che vede le mamme in prima linea, anche inconsciamente, spinge le donne a chiedere permessi, ferie, malattie, congedi vari, quando i bambini sono a casa in quarantena. È un tema complesso, certamente non esauribile in poche righe. Potrebbe essere però uno spunto per favorire la consapevolezza, rispetto ad alcune nostre scelte, per fare i conti con sensi di colpa e automatismi, che a volte ci incanalano in quella che sembra essere l’unica via, escludendo la possibilità di percorrerne altre.

Altro aspetto importante, legato alla gestione del quotidiano, è prestare attenzione a quando un genitore raggiunge un punto limite di esasperazione, un momento di difficoltà tale per cui è necessario che l’altro intervenga in appoggio. A volte le situazioni sfuggono un po’ di mano, si rischia di perdere il controllo e ci si arrabbia più del dovuto. La cosa indispensabile è riconoscere quei momenti e fare un passo indietro, lasciando all’altro il compito di entrare in campo, in sostituzione. Viceversa, può essere utile essere attenti ad intervenire in supporto del compagno, nel momento in cui si percepisce un attimo di particolare difficoltà.

Un’altra cosa che dobbiamo fare è abbassare le aspettative, soprattutto su noi stessi, in questo periodo: quando ci sono così tante cose da gestire, forse, se la casa non è del tutto in ordine, se la dieta settimanale proposta ai bambini non è esattamente equilibrata e se ogni tanto ci sfugge qualcosa, autorizziamoci a passarci sopra. Quando ci sentiamo inadeguati ci sono due possibilità: o miglioriamo o abbassiamo l’asticella. In questo periodo, in cui forse più volte sentiamo che non stiamo facendo bene, ma probabilmente stiamo facendo il massimo, può essere il caso di abbassare un po’ l’asticella”.

Come spiegare ai bambini la quarantena

Se per un adulto, in grado di programmare, organizzare, posticipare, comprendere, ma anche di comunicare con gli altri grazie al supporto della rete, la quarantena può essere più o meno sopportabile, per i bambini può essere più complesso. Essi sono sprovvisti di una propria chiave di lettura, se non la nostra. Per questo, loro stanno bene se capiscono, attraverso il nostro comportamento, le nostre parole e la nostra serenità, ciò che sta succedendo e cosa aspettarsi. Spiegare il coronavirus, come anche i periodi di isolamento, va fatto, è un atto dovuto verso i nostri bambini.

Certamente, a parole è più semplice che nei fatti. Per questo, partiamo dalle parole, cercando di capire come raccontare ai bambini il periodo che stanno vivendo. Spieghiamo ai bambini perché si è in quarantena, in isolamento, senza avere paura. Abbiamo chiesto alla dottoressa Metzinger , che parole usare, cosa dire, per trasmettere ai bambini messaggi chiari e di conforto.

“Per parlare con i bambini è fondamentale usare parole semplici. Ma è importante anche dare significato alle parole che sentono in continuazione. Non ci possono essere parole impronunciabili, innominabili, quando ronzano in testa da due anni: parole come quarantena, Covid, virus, vaccini, etc. È importante che queste parole, sentite dai bambini in continuazione, assumano un significato. Ogni genitore saprà trovare le parole giuste per il proprio bambino: ai nostri figli si può spiegare tutto, ovviamente, in modo semplice e comprensibile per loro.  È fondamentale però anche essere sicuri che il bambino abbia compreso ciò di cui stiamo parlando.

Questo è un periodo di confusione ed incertezza e sappiamo benissimo che i bambini, invece, hanno bisogno di sicurezza, chiarezza, programmi.  Le routine di cui tanto si parla sono fondamentali, perché per un bambino è importante sapere in anticipo ciò che succederà, che le giornate siano prevedibili; questo è rassicurante ed è proprio quello che, purtroppo, in questi due anni di pandemia, sta venendo a mancare. Non sapere cosa succederà il giorno dopo, le continue chiusure, le scuole aperte a singhiozzo, rappresentano il contrario della sicurezza di cui un bambino ha bisogno, e questo destabilizza.

Come genitori, dovremmo cercare di rendere il più chiaro possibile quello che sta succedendo: spiegando anche l’incertezza, senza lasciare che le fantasie dei bambini siano libere di viaggiare nel non detto. Tutti noi abbiamo bisogno di comprendere e, se non capiamo, finiscono per alimentare fantasie, pensieri, paure. Per questo, come dicevo, è bene spiegare ai bambini la quarantena e tutto ciò che stiamo vivendo, ma anche verificare cosa sia stato compreso, senza dare nulla per scontato.

Mi è capitato di incontrare bambini, non piccolissimi, che non sapevano di preciso perché fossero stati in quarantena o non fossero a conoscenza della positività dei genitori. I bambini percepiscono benissimo emozioni e vissuti e se questi non sono messi in parola, vengono destabilizzati e diventano ansiosi. Ben venga allora il dialogo e il confronto, secondo le specificità di ciascuno, e l’accoglienza da parte dei genitori di domande, dubbi, pensieri ed emozioni dei bambini, qualunque esse siano (rabbia, paura, incertezza, preoccupazione), ricordando che medici ed esperti stanno lavorando per risolvere questa situazione”.

Quali bambini stanno soffrendo di più

È innegabile che la quarantena, togliendoci spazi, tempi, certezze, amici, possibilità di incontri e visite ai parenti, crei danni a tutti. L’impatto emotivo e psicologico di questi anni non ha risparmiato nessuno. Chi per un motivo, chi per un altro, dagli anziani ai neonati, ciascuno ha vissuto una vita diversa rispetto a prima. Si pensi a chi ha partorito senza il supporto del partner, ai neonati rimasti in ospedale per covid, ma anche ai più anziani, che non hanno avuto la possibilità di vedere nipoti e figli. 

“Questa pandemia sta colpendo tutte le fasce di età, con modalità differenti. Io penso che, se le quarantene, gli isolamenti e le chiusure delle scuole degli scorsi anni abbiano fortemente colpito gli adolescenti, che più di tutti hanno bisogno delle relazioni extra familiari, le attuali continue aperture e chiusure stiano colpendo fortemente anche i più piccoli. La discontinuità della routine e l’imprevedibilità del quotidiano, l’instabilità emotiva dei genitori, loro punto di riferimento, possono essere causa di disagio. I più piccolini hanno meno bisogno delle relazioni con i pari, ma hanno più bisogno di genitori sereni e sicurezza, proprio ciò che manca in queste settimane”.

Quali sono i danni, per i bambini, causati dalle quarantene

È capitato a tutti noi di chiederci a quali danni, queste continue incertezze, ci stiano esponendo. Le mamme ed i papà sono preoccupati per la socialità ed il futuro dei propri figli, per quei mattoncini fatti di incontri, amicizie, scuola, che formano l’adulto che verrà. Chiederci quali siano i rischi per la loro crescita è il nostro pane quotidiano.

“Per quella che è la mia esperienza professionale e personale, tra gli aspetti che mi preoccupano maggiormente, identifico l’ansia e la difficoltà nella gestione delle emozioni oltre che la dispersione scolastica. Al terzo anno scolastico così discontinuo non è facile, soprattutto per i ragazzi già in difficoltà, mantenere l’interesse per gli studi e una motivazione sufficientemente alta che li conduca fino alla fine del percorso. Anche i bambini della scuola primaria, temo possano avere difficoltà a lungo termine, nel corso della loro carriera scolastica.  Questi primi anni della scuola dell’obbligo sono fondamentali non solo perché gettano le basi della didattica, ma soprattutto per quanto riguarda interesse e passione. Affrontarli con questa discontinuità tra presenza e DAD potrebbe influire negativamente su tutti questi aspetti”.

Come riconoscere i sintomi di un possibile disagio

Ma cosa possiamo fare noi genitori? Come possiamo capire che un determinato comportamento del nostro bambino sia sintomo di un disagio? Non è facile, per noi mamme e papà, presi dal quotidiano, intercettare un segnale e capire che si tratti di una reazione al lungo isolamento da quarantena.

“Le reazioni possono essere le più disparate, perché ognuno ha il proprio modo per manifestare il suo disagio, anche a seconda dell’età. I sintomi possono proprio essere visti come una modalità attraverso la quale viene comunicata una fatica. Per quanto riguarda i bambini, spesso, tra i sintomi troviamo disturbi del sonno, ansia, irritabilità, paure, comportamenti oppositivi, regressioni di vario genere, tra cui enuresi ed encopresi (pipì e cacca addosso).

A mio parere, al di là di pandemia e quarantene, dovrebbero accendere qualche campanello di allarmare comportamenti e reazioni diverse dal solito, sintomi che prima non c’erano, o situazioni che rendono difficoltosa la quotidianità dei bambini o di chi li circonda. Questo non è automaticamente e per forza segno di disagio conclamato, ma può valer la pena approfondire la situazione, eventualmente con l’aiuto di un professionista, in un’ottica di benessere.

Uno dei compiti dei genitori dovrebbe essere quello di accogliere le difficoltà dei bambini, cercare di sintonizzarsi con loro e le loro fatiche, offrire loro un porto sicuro dove rifugiarsi. Il problema è che, in questo momento, anche i genitori sono molto in difficoltà. Ecco perché, ricollegandoci all’inizio, una delle cose più importanti che un genitore possa fare ora è cercare il proprio benessere. Solo così riuscirà ad accorgersi di un eventuale disagio del figlio e favorire il suo star bene. Ognuno lo fa a modo suo: potrebbe essere una passeggiata, un aperitivo, dello sport, o anche un percorso d’aiuto con un professionista. Non importa come ma, in questo momento, abbiamo bisogno di rinforzarci noi genitori per poter trasmettere ai nostri bambini la sicurezza di cui hanno bisogno”.

Cosa fare, a casa, quando i bambini sono in quarantena

Le parole della dottoressa Metzinger ci sono di conforto. Immaginiamo che molte e molti di voi si siano riconosciuti nel suo racconto e nei consigli e principi. Certamente, ci sono anche una serie di aspetti pratici che ci mettono in crisi, quando i bambini sono a casa, per giorni, in quarantena. Il dover trovare loro degli stimoli, delle motivazioni, dei giochi da poter fare al chiuso. A tal proposito, leggiamo le sue conclusioni.

A volte ci preoccupiamo troppo, pensiamo che i bambini abbiamo bisogno di avere una tabella di marcia serrata e sottovalutiamo la noia. A fronte di settimane caratterizzate da ritmi molto incalzanti, potremmo cogliere l’occasione, che le quarantene ci danno, per far sperimentare ai nostri bambini la noia. È dalla noia che i bambini sanno tirar fuori idee, giochi, attività, creatività. La rete è piena di spunti: attività, giochi, lavoretti creativi, baby dance. Detto questo, sappiamo anche che dobbiamo fare i conti con la realtà: lavori più o meno smart da portare avanti nonostante tutto, incombenze e scadenze che non possiamo rimandare, e un equilibrio personale da mantenere.  Allora è forse questo il momento in cui possiamo e dobbiamo permetterci di essere particolarmente flessibili, un po’ meno rigidi e strappare qualche regola e principio: ben venga allora un’ora di tv in più se questo ci permette di portare a temine un lavoro o darci un attimo di respiro”.

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