Ecco perché l’invidia sociale nuoce gravemente all’autostima. E alla felicità

Guardare alla posizione raggiunta dagli altri non ci aiuterà: l'invidia sociale può solo renderci più deboli, insicure e infelici

Pubblicato: 20 Aprile 2023 13:38

DiLei

Redazione

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È uno dei mali dei nostri tempi, un sentimento che tutti si ritrovano a provare almeno una volta nella vita: l’invidia sociale è l’invidia connessa ai successi che portano gli altri a scalare delle posizioni in società, meritandosi denaro, plauso e ammirazione.

L’esposizione sui social e l’iperconnessione hanno creato termini di paragone sempre più nocivi, che aumentano questo tipo di emozione generando rancore, insoddisfazione e crisi esistenziali. Conoscere il nemico, però, significa sapere combatterlo.

Cosa c’è alla base dell’invidia sociale?

Dunque, cosa scatena l’invidia sociale? Purtroppo alla base di questa emozione complessa c’è l’intero contesto in cui siamo nate, in cui siamo cresciute e in cui stiamo ancora crescendo. Sin dall’infanzia ci viene in qualche modo trasmesso il messaggio che ricchezza, posizione altolocata e successo siano il segreto della felicità. In parallelo, già a partire dalle scuole elementari, cominciamo a entrare in competizione con gli altri per riuscire a ottenere voti migliori, lodi e riconoscimenti.

L’intero sistema penetra e si insinua nella nostra psiche, cominciando a gettare dei semi che, complice anche il contesto familiare e quello relazionale in genere, possono portare alla completa sovrapposizione fra il raggiungimento di una posizione sociale di un certo livello, il benessere e l’appagamento. Non è da sottovalutare neanche l’impatto con determinati ambienti lavorativi, dove le cariche meglio ricompensate e/o di responsabilità sono riservate a una specifica classe sociale, che sia per discendenza o per altre questioni che hanno ben poco a che fare con il merito.

Il confronto e l’insicurezza

Tutti i fattori succitati portano inevitabilmente al confronto: ci si ritrova a paragonarsi a coloro che, secondo quelli che sono i nostri criteri di valutazione, si trovano in una situazione di vantaggio. Vale nel campo degli studi quanto nel mondo del lavoro, vale quando si discute di denaro o quando si prende atto del fatto che le persone di fronte a noi hanno maggiori possibilità e/o sanno sfruttare in maniera più furba o intelligente le opportunità che gli presentano davanti.

In senso di insoddisfazione che ne deriva porta a porsi delle domande che, in realtà, sono del tutto controproducenti: perché a noi non capita? Come mai una persona che magari giudichiamo meno preparata o meno sveglia è riuscita dove noi non riusciamo? E perché è riuscita proprio lei a raggiungere quella posizione e quei privilegi che tanto desideriamo? L’insoddisfazione lascia poi spazio all’insicurezza: siamo forse noi a non andare? Cosa c’è di sbagliato in noi?

Superare l’invidia sociale

La risposta è semplice: niente. Non c’è niente che non vada in noi e nessun modello di fama, ricchezza o notorietà dovrebbe alterare questa convinzione. Per quanto difficile possa essere, l’unico modo per superare l’invidia sociale è coltivare la propria autostima. Amarsi e apprezzarsi è il primo passo per non sentire la mancanza di quelle che, in realtà, sono delle bandieruole che la società ci costringe in qualche modo a inseguire per renderci più performanti.

Non esiste alcun traguardo da tagliare, non esistono linee d’arrivo: il reddito ideale, la promozione a capo, il potere, l’ammirazione degli altri, i premi e simili annessi e connessi non fanno la felicità. Quella la facciamo solo noi, giorno dopo giorno, ascoltandoci e dedicandoci a ciò che amiamo: il resto è uno spreco di tempo inutile che nessuno può davvero permettersi. Perché i soldi, il lavoro e l’ammirazione vanno e vengono, ma il tempo no. Quello non torna indietro.

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