Si è spento all’età di 88 anni Goffredo Fofi. Critico, saggista, militante, ma prima di tutto osservatore attento di ciò che spesso la cultura “ufficiale” lascia fuori. Con una voce critica, ostinata e spesso fuori dal coro, ha saputo farsi sentire.
Ha scritto, discusso, polemizzato.
Ha fondato riviste, animato dibattiti, riletto l’Italia attraverso il cinema, la letteratura, la politica e le sue contraddizioni. Sempre controvento, mai per posa. Tra le tante cose che ci lascia, ci sono i suoi libri. Ecco alcuni dei più significativi.
Indice
Goffredo Fofi, i libri più famosi
“Son nato scemo e morirò cretino“
Impossibile non iniziare con Son nato scemo e morirò cretino – scritti 1956-2021: una raccolta curata da Emiliano Morreale che copre oltre sessant’anni di carriera di Fofi. Articoli, saggi, recensioni e riflessioni su cinema, letteratura, società e politica si intrecciano in un’antologia che racconta tanto la storia culturale e sociale dell’Italia contemporanea quanto quella personale di Fofi come scrittore e critico.
Il titolo, scelto dallo stesso autore, è ironico e provocatorio, perfetto per racchiudere lo spirito anticonformista di un libro che è un viaggio nel tempo e nella vita di uno dei più lucidi osservatori della cultura italiana.
“Totò, l’uomo e la maschera”
Tra i libri più interessanti di Fofi c’è Totò, l’uomo e la maschera, un saggio che conferma la profonda stima che l’autore ha sempre avuto per l’attore immortale, anche quando questo non aveva ancora ricevuto il giusto riconoscimento.
Insieme a Franca Faldini, Fofi costruisce un ritratto che va oltre la biografia, scavando nella complessità di un uomo spesso nascosto dietro la maschera del comico. Analizza l’evoluzione artistica di Totò, dai primi passi nel teatro fino alla consacrazione cinematografica.
Il libro mette a fuoco le contraddizioni e le fragilità di un artista che, con ironia e profondità, ha raccontato le trasformazioni dell’Italia del Novecento, rappresentando molto più di un semplice intrattenitore.
“Cari agli dèi”
Questo libro è una galleria di persone indimenticate, spesso giovani che sembravano pronti a cambiare il mondo e di cui siamo stati privati troppo presto. È questo il destino raccontato in Cari agli dèi.
Con una lunga fila di “suoi” morti alle spalle, Fofi ha scelto di ricordarne alcuni: non sempre noti, ma esemplari di una storia in cui privato e pubblico si intrecciano e si confondono.
Seguendo l’antica convinzione cara a Menandro, il libro racconta i “morti giovani” di più generazioni ed epoche, dal tempo della guerra e della Liberazione, dalla sua provincia e da Roma, fino agli anni del ’68 e a oggi.
Le città sono tante: Palermo, Firenze, Torino, Parigi, Milano, Napoli. Quel che resta sono vite spezzate, morti ingiuste, assenze dolorose. Giovani uccisi, disillusi che hanno scelto di andarsene troppo presto, ma anche persone non più giovani morte quando ancora avrebbero potuto dare tanto.
Che siano noti o sconosciuti poco importa: per Fofi sono figure degne di essere ricordate, mossi da quelle ansie di giustizia che continuano a parlare a chi resta.
“L’oppio del popolo”
In L’oppio del popolo, Fofi analizza il ruolo della cultura nella società contemporanea, mettendo in luce come spesso venga usata come strumento per distrarre e conformare, più che per stimolare una riflessione critica.
Denuncia una cultura spettacolarizzata e manipolata, che invece di promuovere conoscenza rischia di anestetizzare le coscienze e rendere complici dell’esistente.
Fofi invita a riscoprire una cultura autenticamente critica, capace di guardare il mondo con lucidità e di trasformarsi in azione concreta. Un testo che sollecita a riflettere sul nostro ruolo all’interno del sistema culturale e sulla necessità di una cultura che sappia disintossicarsi dai ricatti e dalle lusinghe del potere per comprendere e, di conseguenza, agire.