Com’è cambiata la nostra felicità?

Prima e dopo la pandemia: perché è diventato così difficile essere felici?

Pubblicato: 31 Marzo 2021 11:31

Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

La cerchiamo, la pretendiamo, la bramiamo al punto tale da diventare schiavi della sua tirannia. Perché la felicità è un’ossessione a senso unico, la stessa che nega emozioni umane come il dolore, il fallimento e la tristezza, perché essere felici è più importante di ogni cosa, oggi. Eppure perché non ci sentiamo mai soddisfatti di questo status una volta raggiunto?

Cos’è la felicità?

Forse perché il capitalismo ha trovato il modo di venderci la felicità e ci siamo lasciati convincere che entrando in possesso di beni materiali e vivendo esperienze, una dopo l’altra, avremmo colmato i vuoti e le assenze. E se tutto questo, ancora, non fosse bastato, ecco che è arrivato il self care, la meditazione, la mindfulness e tutta questa industria della felicità che dovrebbe farci vivere come degli automi. Sempre con il sorriso, ottimisti, propositivi e produttivi. Sono queste, quindi, le caratteristiche che ci rendono persone felici?

Per alcuni la felicità arriva con il raggiungimento dei sogni e dei desideri. Ma vale la pena chiedersi se questi siano davvero nostri o siano solo un prodotto culturale male influenzato dalla società in cui viviamo. Perché è inutile negarlo: siamo bombardati da modelli ispirazionali da seguire, sono quelli che ce l’hanno fatta. E raggiungere i loro status, arrivare solo dove loro sono riusciti ad arrivare, è forse la più alta delle nostre aspettative.

E allora ci crediamo a quella promessa. E allora ci convinciamo che ottenendo quei risultati possiamo arrivare a lei, alla felicità. Ma quindi la felicità altro non è che l’insieme di successo lavorativo, riconoscimento e benessere economico?

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felicità e benessere economico

Misurare la felicità

In effetti, oggi, la felicità è misurabile. Lo dimostra il World Happiness Report che fornisce una risposta alla domanda più spinosa di sempre combinando diversi parametri tra di loro come aspettativa di vita, libertà personale, Pil interno, livelli di corruzione e sicurezza e anche l’efficienza del sistema sanitario. Capirete, dunque, quanto possa essere cambiata la felicità mondiale a seguito dell’emergenza sanitaria, forse.

Diciamo forse perché in realtà, a guardare i risultati del 2021, la situazione non è cambiata poi così tanto, almeno come non ci si aspetterebbe. La Finlandia è ancora in cima alla classica e il motivo è presto detto: la felicità è misurata attraverso degli indicatori che varano le condizioni economiche e anche la realizzazione personale.

Proprio l’aspetto economico ci fa capire che il possesso materiale di beni e denaro è strettamente collegato alla felicità. Non è sicuramente un caso che, i Paesi che hanno conquistato il podio del report sono anche quelli più benestanti in tutto il mondo.

Rapporto mondiale sulla felicità

Ma cosa dice il World Happiness Report? Il 20 marzo, in occasione della giornata mondiale della felicità, i ricercatori del il Sustainable development solutions network delle Nazioni Unite hanno pubblicato l’ultimo Rapporto mondiale sulla felicità. I risultati si basano su una serie di interviste fatte alla popolazione rispetto alla qualità di vita che queste si ritrovano a vivere e ad aspettarsi.

Quello che è emerso dal rapporto è che mentre in alcuni Paesi la pandemia ha portato via la speranza e la felicità, in altri non è cambiato poi molto e, anzi, in alcuni territori questa ha reso gli anziani più allegri. Un paradosso se pensiamo che sono proprio loro la categoria più colpita dal Coronavirus. È vero, il rischio di complicazioni da virus raddoppia per le persone di età avanzata, eppure loro sono più felici oggi, rispetto a qualche anno fa.

Il motivo di questa incognruenza è da ritrovarsi nei parametri utilizzati per stilare il rapporto: gli anziani hanno percepito che la società stava lavorando per loro ininterrottamente, e facendo sacrifici, per proteggerli. Sono stati loro, infatti, i primi destinatari del vaccino. E sono stati ancora loro i protagonisti di innumerevoli videochiamate e telefonate durante i vari lockdown; questa situazione gli ha permesso di mantenere i contatti con la famiglia molto più di quanto accadesse prima della pandemia. Al contrario, invece, i giovani hanno avuto l’anno più difficile di sempre subendo prima il contraccolpo lavorativo, poi quello personale e emotivo.

Ma il dato più interessante, che conferma la nostra lunga premessa sul vero significato della felicità, è quello che i Paesi che si trovavano in cima alla classifica ci sono rimasti, anche durante l’emergenza sanitaria. Tutto merito del sistema sanitario efficiente? Sicuramente questo ha contribuito, trattandosi di un parametro altamente considerato.

I Paesi più felici del mondo

La classifica dei paesi più felici del mondo redatta dal Rapporto mondiale sulla felicità vede primeggiare ancora una volta la Finlandia. Nei primi 10 posti troviamo, ancora, l’Islanda, la Danimarca, la Svezia e la Norvegia. L’Italia, invece, non è neanche nella top 20, ma quel 25esimo posto ottenuto non è comunque svilente dato che, rispetto all’anno precedente, e nonostante il Covid, è riuscita a guadagnarsi tre posizioni in più rispetto all’anno precedente.

Quindi per capire cos’è davvero la felicità dobbiamo guardare al modello finlandese? Possiamo farlo, certo, tuttavia viene automatico chiedersi come mai il Paese più felice del mondo è anche quello con il più alto tasso di suicidi tra la popolazione in Europa. E badate bene che non si tratta di un luogo comune e, anzi, la stessa Nazione negli ultimi anni sta lavorando duramente per prevenire il suicidio come conferma la strategia di prevenzione del suicidio per il 2019-2030.

Sono molte le persone che criticano questo rapporto della felicità considerando i dati inattendibile. Tuttavia siamo così abituati a quantificare la felicità che un po’ tutti attendiamo quel giorno all’anno per sapere se il Paese in cui viviamo è felice o meno. E immedesimarci nel risultato, e cantare vittoria. Forse.

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Come si quantifica la felicità?

Felicità o privilegio?

Ma anche se il rapporto mondiale della felicità venisse meno, ritorneremmo sempre al punto di partenza, perché la verità è che neanche la lista dei Paesi più felici al mondo e i parametri utilizzati per stilarla ci hanno fornito una risposta adeguata. Ma forse ci hanno dato la conferma che del fatto che la felicità è inevitabilmente legata alle condizioni economiche, al profitto e alla realizzazione personale.

Si tratta quindi di un sentimento destinato a essere provato solo da pochi fortunati ottenuto da un mix di condizioni privilegiate, come dimostrano i Paesi più felici del mondo, appunto. E allora forse è davvero questa la felicità, un privilegio destinato a pochi, a coloro che riescono coltivare una serie di successi, a quelli che godono di status e posizioni elitarie, a quelli che hanno case, macchine e soldi.

E a tutti gli altri cosa resta? Un’alternativa a costo zero: quella in cui l’amore, i legami e l’attenzione alle piccole cose prendono il sopravvento.

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La felicità a costo zero

 

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