Emanuela Loi. C’era una volta l’angelo di Borsellino

Emanuela sapeva che avrebbe potuto perdere la vita in quell'incarico, ma se lo tenne stretto con coraggio e fierezza fino a quel maledetto 19 luglio

Pubblicato: 20 Maggio 2022 12:34

Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Era il 19 luglio del 1992 quando i 90 chili di Semtex-H posizionati su quella Fiat 126 rubata furono fatti esplodere a distanza in via Mariano D’Amelio al civico 21, sotto il palazzo dove abitavano Maria Pia Lepanto e Rita Borsellino, madre e sorella di Paolo Borsellino.

Il resto, purtroppo, lo conosciamo già. Perché si tratta di uno dei capitoli più neri della storia del nostro Paese, quello dominato dalla sofferenza, dal dolore e dagli orrori perpetuati dalla mafia.

Una tragedia, quella del 19 luglio, che pesa più di ogni altra cosa e che non può essere dimenticata. Perché ci ha costretto a dire addio a Paolo Borsellino e ai suoi angeli, quelli che avevano scelto di restare accanto a quel “Morto che cammina”, come il magistrato si descriveva nelle ultime settimane di vita, consapevole del suo triste epilogo. Così come forse lo erano anche Emanuela Loi, tra le prime donne a svolgere l’incarico scorta e prima donna poliziotta a morire in servizio, e gli altri 4 agenti che in via D’Amelio persero la vita.

La strage di via D’Amelio e gli Angeli di Borsellino

Erano passati solo cinquantasette giorni dalla strage di Capaci, dalla morte di Giovani Falcone e della sua scorta. Gli autori erano sempre loro, quelli di Cosa Nostra.

L’aria a Palermo era pesante in quel periodo, quasi irrespirabile. Le parole degli altri si trasformavano in sussurri mai pronunciati ad alta voce in quella terra martoriata dalle lotte mafiose e segnata da una scia di sangue infinita, ma la domanda era sempre la stessa: Paolo Borsellino finirà come Falcone? Tra la disillusione generale la risposta pareva ovvia, eppure questa non aveva spaventato il magistrato, né tanto meno le persone che avevano scelto di restargli accanto: i suoi angeli.

Quegli angeli che il 19 luglio del 1992 hanno perso la vita in via D’Amelio. Tra loro c’era anche Emanuela Loi, la prima donna a far parte di una scorta e la prima a perdere la vita in servizio. Insieme a lei anche Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

Emanuela Loi

Il nome di Emanuela Loi lo conosciamo tutti. Lo conosciamo per il suo coraggio, per i sogni infranti, per la sua vita spezzata. Lo conosciamo attraverso i racconti di sua sorella Maria Claudia che tiene vivo il suo ricordo nelle scuole a lei intitolate, attraverso le vie e le piazze che oggi portano il suo nome e quello degli altri Angeli di Borsellino.

Nata a Sestu, in provincia di Cagliari il 9 ottobre del 1967, Emanuela sognava di diventare maestra, ma è guardando al sogno della sorella che desiderava entrare in polizia, che sceglie di appropriarsene e farlo suo entrando a far parte della Polizia di Stato nel 1989. Dopo aver frequentato il corso presso a Scuola Allievi Agenti di Trieste si trasferisce a Palermo.

Si ritrova a ricoprire gli incarichi di guardia a Villa Pajno, a casa di Sergio Mattarella dopo la morte di suo fratello, e diventa la scorta della senatrice Pina Maisano. Ma è dopo la strage di Capaci che le viene affidato l’incarico più importante della sua carriera, che sarà anche l’ultimo.

Emanuela diventa la scorta di Paolo Borsellino. “E lei dovrebbe difendere me? Dovrei essere io a difendere lei”, le disse Borsellino quando la incontrò per la prima volta, quando si trovò davanti a quella cascata di riccioli biondi che incorniciava uno sguardo coraggioso e fiero.

La sua famiglia aveva paura di quello che sarebbe potuto succedere, lei no. Sapeva che poteva rischiare la vita ricoprendo quell’incarico ma sapeva anche che doveva farlo. Immaginava che alla fine sarebbe tornata in Sardegna per convolare a nozze, per realizzare il suo sogno che invece fu infranto il 19 luglio del 1992.

Fonte: IPA
Emanuela Loi

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