L’amore, si sa, può assumere innumerevoli forme, ognuna unica e preziosa. Ma tra quelle più sincere e pure, c’è senza dubbio l’amore per gli animali: un legame profondo che non può essere spiegato a parole. Ci sono persone che, mosse da questo sentimento, dedicano ogni istante della propria esistenza alla difesa dei loro diritti, combattendo infaticabilmente contro ogni forma di ingiustizia. Questi guerrieri coraggiosi ci dimostrano che l’amore ha il potere di portare un cambio significativo, proteggendo coloro che non possono farlo da soli.
Oggi, vogliamo ricordare la vita e l’eredità di una donna straordinaria, la zoologa statunitense Dian Fossey. La sua passione e il suo impegno per la salvaguardia dei gorilla di montagna in Ruanda sono diventati la sua missione di vita, un ideale per cui ha combattuto con tutta sé stessa. Ma il suo coraggio e la sua determinazione hanno attirato l’attenzione di coloro che vedevano in lei una minaccia. Nel dicembre del 1985, venne assassinata a colpi di machete, nel modo più tragico e brutale.
Grazie al suo instancabile impegno e alla sua dedizione incondizionata, siamo riusciti a comprendere le intricate dinamiche sociali e comportamentali di questi primati, rivelando così la loro straordinaria intelligenza e sensibilità.
Dian Fossey: una vita dedicata alla protezione dei gorilla
Dian Fossey, classe 1932, ha trascorso un’infanzia tormentata, segnata da conflitti familiari e difficoltà economiche. Tuttavia, è tra le pagine dei libri che trovava il suo rifugio, un mondo dove poteva evadere e sognare. Era particolarmente affascinata dai racconti sugli animali, ma furono soprattutto i gorilla a catturare la sua immaginazione come nessun’altra creatura.
Nel loro sguardo intravedeva un’intelligenza e una profonda comprensione che l’hanno profondamente colpita. Nutriva il sogno di diventare veterinaria e di dedicare la sua vita a curare e proteggere questi affascinanti primati.
Nel 1954, raggiunse un importante traguardo professionale, laureandosi in Occupational Therapy. Iniziò a lavorare presso il Kosair Crippled Children Hospital di Louseville, dedicando il suo tempo e le sue energie a migliorare la vita dei suoi piccoli pazienti. Ma nel profondo del suo cuore, un desiderio rimaneva vivo e ardente: visitare l’Africa, osservare la natura incontaminata e gli animali nella loro libertà selvaggia.
E così, con una determinazione ferrea, cominciò a risparmiare. Ogni moneta, ogni banconota, erano un passo in più verso il suo sogno. Si indebitò con una banca, ma non se ne preoccupò: sapeva che il suo viaggio valeva ogni sacrificio. E infine, nel settembre del 1963, il suo sogno divenne realtà. Arrivò in Kenya, poi esplorò la Tanzania, il Congo e lo Zimbabwe. Ogni luogo visitato era un capitolo emozionante del libro della sua vita, un libro che aveva finalmente iniziato a scrivere con le sue stesse mani.
Nel 1966, Dian Fossey intraprese un viaggio destinato a cambiare per sempre il suo destino. Dedicò tutta sé stessa allo studio dei gorilla, investendo tempo, energia e passione. Ma nel 1967, la guerra civile la costrinse a trasferirsi in Ruanda. Nonostante gli ostacoli, Dian non si lasciò abbattere e nello stesso anno fondò il Campo di Karisoke.
Ogni giorno li osservava con occhi attenti, registrando ogni dettaglio della loro vita. Si immerse nei loro comportamenti, nelle loro abitudini, nei loro suoni, diventando così una presenza costante e familiare nella loro esistenza.
Dian Fossey e la battaglia implacabile contro i bracconieri
Il mese di dicembre del 1977 rappresentò un momento indelebile per Dian Fossey, quando Digit, un possente gorilla maschio e fedele amico di Dian, venne ucciso e mutilato da brutali bracconieri.
Solo poche settimane dopo, altri due gorilla furono brutalmente uccisi mentre si battevano coraggiosamente per difendere il loro cucciolo. Il povero piccolo, privato della sua famiglia, perse la vita a causa delle ferite gravi riportate durante l’aggressione.
Questa drammatica perdita fu un duro colpo per lei, ma non si lasciò abbattere. Infatti, fondò il Digit Fund (che sarebbe poi divenuto il Dian Fossey Gorilla Fund) con l’obiettivo di raccogliere fondi per contrastare il bracconaggio e proteggere i suoi amati gorilla.
Da quel momento in poi, Dian non ebbe mai un istante di cedimento. Al contrario, continuò a sfruttare ogni filo della sua energia nella lotta contro i bracconieri e contro quelle organizzazioni internazionali che vedevano nei gorilla di montagna solo un’opportunità per incrementare il turismo, senza preoccuparsi del loro benessere.
Nel 1985, Dian fu barbaramente assassinata nella sua capanna con un panga, un machete comunemente impiegato dai bracconieri proprio per uccidere i gorilla.
Oggi, è grazie a lei che questi maestosi animali continuano a vivere liberi, a prosperare nelle loro terre, testimoni della storia di una donna che ha dedicato la sua vita per proteggerli.