Il suo nome era Angelika Raubal, ma tutti la chiamavano Geli. La sua vita, forse, è sconosciuta ai più, perché si è svolta all’ombra di un uomo che ha cambiato il corso della storia, e che di questa ha scritto le pagine più nere dell’intera umanità.
Geli era la nipote di Adolf Hitler, la figlia di Anna, sorellastra del Führer della Germania. Ma il motivo per il quale ancora oggi molti studiosi indagano sulla sua vita è collegato a quella relazione enigmatica e ossessiva che legava i due parenti.
Joachim Fest, storico e saggista tedesco, ha definito Geli “Il primo e unico amore” di Adolf Hitler, sostenendo la tesi di quella relazione incestuosa di cui si mormorava quando i due erano ancora in vita. Un rapporto sentimentale che non è mai stato documentato o provato, ma che ha trascinato con sé ombre ed enigmi ancora non risolti e che sono culminati con una tragica morte.
Chi era Geli Raubal
Oggi tutti ci ricordiamo di Eva Braun: ma il suo nome è diventato di dominio pubblico soltanto dopo la fine della guerra. Prima di allora, negli anni dell’ascesa di Hitler, esisteva solo una donna per lui. Proprio sua nipote, Geli. L’inquieta Geli, l’attraente Geli, la chiacchieratissima Geli, pessima studentessa e cantante talentuosa, sempre al fianco del potentissimo zio, circonfusa da un sorriso tanto luminoso quanto impenetrabile. Eppure, oggi di lei nessuno si ricorda. (Donato Carrisi)
Anche se non ci sono fonti certe che testimoniano l’esistenza di un relazione sentimentale tra zio e nipote, ricostruendo la vita di Geli Raubal è evidente quanto il legame con il Führer abbia condizionato la sua breve e intensa vita. Per provare a sviscerare uno dei più grandi enigmi della Germania nazista, proviamo a scoprire qualcosa in più su Geli, sulla sua vita e sul dramma che ha segnato la sua morte.
Nata il 4 giugno del 1908 a Linz, Angelika Raubal era figlia di Angela, sorellastra di Hitler, e di Leo, che però morì due anni dopo la sua nascita. Geli, questo è il soprannome che gli viene affidato da bambina, cresce a Vienna e frequenta il liceo femminile della città.
La scuola, però, non sembra essere tra le priorità della ragazza che non dimostra impegno né interesse e, al contrario, ha un rendimento al di sotto della media. È per questo che sua madre decide di farle cambiare scuola e poi di mandarla da sua zia, a Linz, per frequentare l’Akademisches Gymnasium.
Nel 1923 succede qualcosa di inaspettato. Geli ha solo 15 anni quando suo zio materno, Hadolf Hitler diventa il suo tutore. È proprio sotto la sua tutela che le cose iniziano ad andare per il verso giusto e Geli non solo riesce a diplomarsi, ma vede spalancarsi tutte le porte davanti a sé.
Dopo il conseguimento del diploma, Geli viene introdotta nella società tedesca da suo zio. I due sono sempre insieme, non solo presso le sedi del partito nazista, ma anche in altre città della Germania. Sono gli anni in cui la ragazza si iscrive alla facoltà di medicina dell’Università Ludwig Maximilian di Monaco. È suo zio a pagare l’Università, ed è sempre lui a finanziarle gli studi quando decide di lasciare tutto per diventare una cantante lirica.
Nipote o amante?
Hadolf Hitler e Geli Raubal sono sempre insieme. Le cronache mondane del tempo li immortalano nei loro viaggi in giro per il Paese, ma anche all’Opera, una passione che entrambi condividono.
Quello che può sembrare un rapporto affiatato tra zio e nipote, però, prende una piega inaspettata quando Geli riceve una proposta di nozze. Emil Maurice, co-fondatore delle SS, autista e uomo fidato del Führer, confessa di provare un sentimento per la ragazza chiedendo a Hitler, ancora suo tutore, il permesso di sposarla.
Un permesso che non solo viene negato, ma che ha come conseguenza il licenziamento di Maurice. La reazione di Hitler, quindi, spiazza tutti e alimenta le dicerie su quello strano e ossessivo rapporto con sua nipote.
Nel 1929, Adolf Hitler e Geli Raubal vanno a vivere insieme in un appartamento su Prinzregentenplatz, al numero 16. I due sono sempre più vicini al punto tale che i nemici del futuro Führer, che intanto era stato eletto al Reichstag, iniziano ad accusarlo di avere un legame incestuoso con sua nipote.
Se tra i due c’era davvero una relazione di tipo sentimentale, questo non possiamo saperlo, anche se in molti ai tempi sostenevano questa tesi. Quello che sembra certo, però, è che Hitler aveva un controllo totale, psicologico e forse anche fisico, su sua nipote. Una vera e propria mania di controllo ossessiva, la sua, che ha portato a un tragico epilogo, quello del suicidio di Geli.
Il tragico epilogo
Era il 18 settembre del 1931 quando, in uno degli appartamenti che affacciava su Prinzregentenplatz, veniva ritrovato il corpo senza vita di una giovane donna, si trattava di Angelika Raubal. La ragazza si era uccisa utilizzato una Walther calibro 6,35 mm, la pistola di suo zio. Pe le autorità non ci sono dubbi: il ritrovamento della pistola, e la stanza chiusa dall’interno, confermano la tesi di suicidio.
C’è però chi non riesce a credere al fatto che una giovane donna, con tutta una vita davanti, abbia scelto di ricorrere a un gesto così disperato. Ad alimentare i dubbi è il viso della stessa Geli che viene ritrovato tumefatto e con il naso rotto. Dalle indagini emerge che la ragazza, prima si suicidarsi, aveva scritto una lettera nella quale annunciava la decisione di lasciare la casa dello zio e trasferirsi a Vienna. Le testimonianze dei vicini, inoltre, riferiscono che proprio quel 18 settembre c’era stata un’accesa discussione tra Adolf Hitler e Geli Raubal.
Al centro del litigio, pare, ci fosse il desiderio della giovane di ritrovare una libertà che ormai era stata completamente offuscata dall’ossessione che il Führer provava nei suoi confronti. Tuttavia, nonostante i dubbi avanzati dai nemici di Hitler che lo accusavano di aver inscenato la morta volontaria di Geli, il caso venne chiuso come suicidio. Angelika Raubal venne sepolta a Vienna, presso il Zentralfriedhof, cimitero centrale della città. Sul finire degli anni ’40 il corpo venne trasferito, dopo di che se ne persero per sempre le tracce.
Riguardo a Hitler, invece, le fonti parlano di un grosso dolore che il Führer non sembrò saper gestire. Quando seppe della morte di sua nipote, mentre era a Norimberga, sprofondò in una forte depressione. Fece realizzare un busto di Angelika da Ferdinand Liebermann, e mise dei ritratti della ragazza sia nella sua camera da letto che nella sede della Cancelleria di Berlino.
Quando nell’aprile del 1945 i sovietici erano alle porte di Berlino, e gli Alleati avevano superato le barriere delle armate tedesche, Adolf Hitler capì che era finita, si suicidò insieme a sua moglie. Eva Braun ingerì del cianuro, lui si sparò con una Walther calibro 6,35 mm, la stessa pistola che aveva utilizzato Geli quando aveva scelto di morire.