Me Contro Te, Antonella Carone è Perfidia: “La mia cattiva fallibile ci salverà”

Reduce dal successo di "Persi nel tempo" dei Me Contro Te in cui interpreta l'affascinante personaggio di Perfidia, Antonella Carone si racconta tra sogni e futuro

Pubblicato: 14 Gennaio 2022 12:49

Martina Dessì

Lifestyle Specialist

Content editor di tv, musica e spettacolo. Appassionata di televisione da sempre, designer di gioielli a tempo perso: ama i particolari, le storie e tutto quello che brilla.

Chiedere chi sia Antonella Carone non è impresa da poco. È un groviglio di emozioni che esplode in una risata cristallina ma è anche anima, passione, introspezione. Tutte qualità che abbiamo ritrovato nella grande interpretazione di Perfidia, portata sul grande schermo in Persi nel tempo dei Me Contro Te.

È un personaggio che si tiene stretto stretto al petto e, quando ce ne ha parlato, ci è proprio sembrato di trovarcela di fronte. Una cattiva sui generis che ha costruito pezzo dopo pezzo e che ha inserito in un racconto che ha conquistato i più piccoli. E che sì, è destinato a una nuova evoluzione. Il suo racconto è un viaggio incredibile tra sentimento e mestiere, di quell’arte che si porta dentro e che l’ha portata fino a qui.

Iniziamo con la domanda più difficile: Chi è Antonella Carone?
“Antonella Carone è una mamma, un’attrice e una sognatrice. È una persona che, nonostante sogni, conserva una forte concretezza nelle cose, forse perché sono una Vergine. Questo mi consente di tenere i sogni ben poggiati per terra. Si potrebbero dire tante cose, ci vorrebbe troppo tempo per raccontare quella che sono. Ecco, questo che ti ho detto però racchiude l’essenza del tutto”.

Ti conosciamo per i tuoi tanti talenti. In questi ultimi tempi sei entrata nel nostro cuore grazie al personaggio di Perfidia in Persi nel Tempo dei Me Contro Te, l’ultimo dei tre film che è uscito al cinema dal 1° gennaio. In un ipotetico viaggio temporale, i cattivi hanno assunto forme diverse, si sono evoluti e sono stati anche sdoganati. La tua “cattiva” è però moderna, contemporanea, come sei riuscita a renderla così affascinante?
“È un viaggio nel tempo in cui i cattivi cambiano o, almeno, dovrebbero cambiare. A me è successo qualcosa di strano. In qualche modo, sin dalla prima costruzione del personaggio – quindi già da La Vendetta del Signor S – ho costruito un personaggio un po’ più adulto rispetto all’universo presentato dagli altri personaggi del film. Penso sia più maturo, fallibile, benché sia una cattiva ma è una cattiva fallibile. Questo la rende buffa pur non facendole perdere la sua essenza. Il fatto che sia fallibile la rende umana, ma in quanto tale non è detto che le sue fragilità la possano far diventare buona. In questo terzo film, Persi nel tempo, aiuta i protagonisti di sempre però negli atteggiamenti mantiene un certo alone di mistero.

Fonte: Ufficio Stampa Lorella Di Carlo
Antonella Carone è Perfidia in Persi nel tempo dei Me Contro Te

Il nero non diventa bianco. Rimane legata al suo cinismo, alla sua cattiveria (forse), mantiene il suo essere Perfidia. Il cambiamento non è così netto ma è sbavato. Ed è così che si presenta l’animo umano. Ritengo che sia un personaggio adulto anche per questo. Non ho voluto disegnare la favoletta del cattivo che poi diventa buono. Il mio personaggio porta uno sguardo amaro e disincantato su quello che è l’animo umano. E magari potrebbe essere la sua salvezza. Forse il cattivo può trovarsi a unire le forze, ad aiutare, può cambiare il suo modo di fare a seconda delle circostanze ma non penso che possa diventare buono da un momento all’altro”.

In questo equilibrio di luce e ombra, ti senti più Perfidia o Angela di Spaccapietre?
“Stiamo parlando di chiaroscuri. Il chiaroscuro comprende la luce e l’ombra. Mi sento un po’ entrambe. Angela è la spinta idealista, è la spinta della donna condannata al martirio ma che attraverso questo riesce a cambiare le cose, innescando un meccanismo che modifica il corso degli eventi. Il personaggio di Angela ha una forte sacralità e spiritualità. È quasi una figura cristologica, attraverso la sua sofferenza gli altri personaggi possono compiere un percorso e non solo do conoscenza e consapevolezza ma anche di salvezza. Tutti i personaggi che sono stati toccati da Angela possono, grazie al suo sacrificio, avviarsi verso la salvezza. Per questo  la definisco sacrale. È la spinta verso l’alto. Tornando alla questione dei chiaroscuri, c’è anche la spinta verso il basso. Verso il viscerale e la negatività, la cattiveria, la scarsa empatia, la poca sensibilità.

Fonte: Ufficio Stampa Lorella Di Carlo
Antonella Carone è Angela in Spaccapietre

L’essere umano oscilla sempre tra queste due polarità. Abbiamo la possibilità di scegliere da che parte stare e dove vogliamo stare. È qualcosa che fa parte di tutti noi. Ogni giorno, ci lasciamo andare allo sconforto, alla desolazione, alla gelosia. Penso che faccia parte della condizione umana. È quello che amo del mio lavoro: il poter dare voce e dare sfogo a tutte le sfaccettature dell’essere umano. Mi piace colorare con una tavolozza vastissima, piena di colori. Mi piace passare da un personaggio all’altro. Non vorrei mai cristallizzarmi in un personaggio o in un carattere. Spero che non succeda mai e che mi sia data sempre la possibilità di rappresentare la vita nella sua autenticità e verità che è fatta di mille sfumature”.

In questa tua capacità di interiorizzare il personaggio e metterlo al servizio del pubblico, quanto ha influito l’esperienza alla Libera Università di Alcatraz di Dario Fo?
“Ha influito tantissimo. Il fatto di uscire da se stessi e mettersi al servizio del pubblico, lo traduco come mettere da parte l’attrice e presentare un personaggio. La mia Perfidia, ad esempio, è irriconoscibile. A eccezione di quelli che lo sanno, per strada nessuno mi riconosce. E di questo sono felicissima. Cerco sempre di fare dei personaggi in cui non deve venir fuori Antonella, ma il personaggio. Ti racconto questa cosa che mi è successa. Ho incontrato una mamma con la sua bambina, che le ha detto: “Hai visto Antonella, l’attrice di Perfidia”. E la bambina ha risposto: “No, si fa chiamare Antonella Carone, ma in realtà è Perfidia”. Spero sempre che la gente veda il personaggio e non la persona.

Fonte: Ufficio Stampa Lorella Di Carlo
Antonella Carone è Perfidia in una scena di Persi nel tempo di Me Contro Te

Questo significa mettersi completamente al servizio del pubblico e mettere da parte il proprio ego, utilizzarsi come strumento per dare voce alle istanze che il personaggio porta. Questa modalità è affine al pensiero di Dario Fo e Franca Rame, benché Dario fosse sempre Dario anche nella rappresentazione dei suoi racconti epici. L’idea del mestiere dell’attore come uno strumento per tirar fuori un messaggio, per tirar fuori delle istanze è proprio loro. Noi vivevamo insieme a loro, oltre ad apprendere. Si pranzava insieme, si faceva colazione insieme, si giocava a Burraco con Franca. Stiamo parlando di un Premio Nobel, nonostante Dario lo abbia condiviso moralmente con Franca, che era di un’umiltà e di un essere al servizio del mestiere che difficilmente ho ritrovato. In questo lavoro è frequente il culto di se stessi ma in loro questo non esisteva in nessuna forma, in nessuna declinazione. Penso che la loro lezione, nel mio modo di approcciarmi ai personaggi, sia questa. Chiaramente ci sono tante altre lezioni, tanti altri lasciti. Dario una volta disse: “Se vuoi fare questo mestiere devi farlo, devi praticarlo”. Non si può essere attori senza fare gli attori. Non è necessario aspettare una chiamata. Se hai qualcosa da dire, mettilo in scena, fai l’attore. Il mestiere diventa qui qualcosa di pratico, di artigianale. Questo mi è rimasto dentro”.

Nel mestiere dell’attore, che hai descritto in maniera così affascinante, quanto contano le radici? Hai deciso di lasciare Roma per tornare in Puglia, a Polignano. Come mai hai fatto questa scelta?
“Contano tanto. Pavese scriveva “Un paese ci vuole”. Ed è proprio così. Un paese ci vuole anche solo per il bisogno di ritornare. Contano perché sono la tua essenza, sono il luogo che tu puoi chiamare casa. Sono il luogo in cui tu puoi muoverti. Puoi sentire che stai agendo in uno spazio che ti è naturale e questo ti dà sicuramente una marcia in più. Roma non la rinnego, anzi è stata fondamentale. Mi definisco un’attrice pendolare. Ho conservato una base su Roma e per me è stata una giungla. Lì ho trascorso gli anni della formazione, in senso di crescita, di consapevolezza, di percorso emotivo. Città per me non familiare, mi ha messo di fronte a tanti piccoli fallimenti, perché sappiamo che questo mestiere è fatto di no e di porte sbattute in faccia. Mi sentivo sola e quindi tutto era amplificato. Mi ha fatto crescere, lì mi sono fatta le ossa. Ho avuto modo di corroborare la mia perseveranza, i miei nervi e la mia pazienza. Tutto quell’allenamento mi è servito ogni qualvolta io non mi trovi nel mio habitat naturale. Roma è stata maestra di vita”.

Un’ultima domanda: ti vedremo ancora nel ruolo di Perfidia?
“Chi lo sa. In conferenza stampa, è stato dichiarato che la strada è aperta per un quarto film. Anche il finale aperto di Persi nel tempo lo lascia intendere. Vedremo cosa succede a Perfidia e che evoluzioni avrà, se ci saranno”.

Diventerà mai buona?
“Non lo so. Spero che, laddove la sceneggiatura mi porti in una direzione diversa, di conservare la complessità di Perfidia. Spero di sfuggire a qualsivoglia etichetta di personaggio. L’essere umano dev’essere privo di etichette”.

Fonte: Ufficio Stampa Lorella Di Carlo - Credits Riccardo Ghilardi
Antonella Carone

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