Luca Tommassini, il genio che sconfigge i “mostri”

«La realtà è che non ho mai iniziato a credere in me stesso, ho imitato i coraggiosi, costruendo una struttura che sostenesse i miei sogni»

Pubblicato: 10 Novembre 2020 14:15

Irene Vella

Giornalista, Storyteller, Writer e Speaker

Scrive da sempre, raccogli emozioni e le trasforma in storie. Ha collaborato con ogni tipo di giornale. Ha fatto l'inviata per tutte le reti nazionali. È la giornalista che sussurra alle pasticcerie e alla primavera.

La prima volta che ho visto Luca Tommassini è stato nel 1994. Lui era uno dei meravigliosi ballerini di Madonna del video Human Nature, ricordo di essere rimasta ipnotizzata dalla sua bellezza e dalla sua bravura. Dopo solo un anno lo ritrovo al fianco di Lorella Cuccarini a Buona Domenica insieme al collega Kevin Stea. Era impossibile non rimanere affascinata dai loro movimenti, così sensuali, precisi, travolgenti. Dei balli e delle coreografie di Luca non ne avevi mai abbastanza, c’era qualcosa in lui, in quello sguardo che ti prendeva e ti portava via, trascinandoti nel suo mondo, riuscivi quasi a percepire le sue stesse emozioni, perché Luca ballava con l’anima e questo non potevi fare a meno di percepirlo.

È stato al fianco di icone della musica internazionale, da Michael Jackson a Whitney Houston, da Robbie Williams a Prince, Da Kylie Minogue a Geri Halliwell, e anche dopo aver appeso le scarpette al chiodo ha dimostrato al mondo il suo valore come direttore artistico, coreografo e regista. Se c’è Luca Tommassini puoi scommettere che sarà un successo, un re mida dell’arte, ha saputo trasformare in oro tutto quello che ha toccato, rimanendo un uomo con i piedi per terra, innamorato di sua madre, coccolato dai suoi amici e adorato dai suoi follower, che sono diventati la sua virtual family.

Ho visto sette live dal vivo di X Factor quando era il direttore artistico e posso dire che ogni costume, ogni messa in scena, ogni particolare parlava del suo genio. Indimenticabile l’anno (il 2017) in cui tra i concorrenti arrivarono i Maneskin, Luca riuscì a trasformare quei quattro adolescenti in performer nel giro di tre settimane, consacrandoli a star, con un Damiano in stivali tacco 12, pantaloncini di pelle nera e palo di pole dance in mezzo al palco. Lui non sa che proprio in uno di quei live mio figlio si è fatto un selfie con lui, mostrandolo orgoglioso a tutti i suoi compagni di scuola per giorni, diventando il suo idolo. Una vita così piena e una carriera così pazzesca che non basta un’intervista per raccontarla, ed è per questo che con la redazione abbiamo deciso, per la prima volta, di dividerla in due parti. In esclusiva per le lettrici di DiLei Luca Tommassini (la seconda parte la potete leggere qui)

Fonte: Getty
Eccolo in prima fila del Girlie Show tour di Madonna, è il 1993. Tre anni dopo ballerà anche nel musical Evita (Getty).

Qualche giorno fa sei stato vittima di un tentativo di rapina, puoi raccontarci cosa è successo? E soprattutto come stai?
La cosa scioccante di tutto quello che è successo è che era una banda organizzata, che erano in cinque e che quindi hanno attaccato scendendo dal tetto sul terrazzo dell’ultimo piano e poi dal penultimo, il quarto e il quinto, che poi è casa mia, in pratica attico e super attico attaccato da tutte la parti. Io ho questo incubo che mi porto dietro da bambino, che è una sorta di trauma, penso che morirò perché qualcuno mi attacca dalla porte e dalle finestre, perché è già successo nel mio passato di venir attaccati dall’esterno. Adesso sto bene, credo di essere allenato a buttarmi tutto alle spalle nella maniera più veloce possibile, però sono certo che mi rimarrà dentro, farà parte delle cicatrici che mi porterò dietro.

È accaduto durante il coprifuoco notturno,  pensi che questa situazione di incertezza in cui stiamo vivendo stia dando la possibilità ai balordi di approfittarsene?
Il covid non crea opportunità, siamo vittime di questa follia che stiamo condividendo, però ritengo che anche chi ha fame o chi ruba sia peggiorato, è più pericoloso.

Sei stato un ragazzino bullizzato ma non hai mai smesso di credere in te stesso. Chi ti ha dato la forza?
La realtà è che io non ho mai iniziato a credere in me stesso, io ho imitato quelli che hanno il coraggio e mi sono spostato rinunciando a quel poco che avevo per imparare, studiare e fortificarmi, cercando di costruire una struttura che potesse sostenere questo fragile sognatore.

Fonte: Getty
Luca Tommassini insieme al suo grande amico e collega Kevin Stea. Kevin è ballerino, coreografo, attore, cantante, modello molto famoso negli Usa (Getty).

Pensi che le dinamiche dei bulli siano cambiate negli anni? Oppure certi meccanismi sono sempre gli stessi?
Penso che i bulli siano sempre gli stessi, ritengo solo che ci siano più strumenti per bullizzare perché puoi farlo da adulto, puoi farlo nascosto su internet puoi arrivare a chiunque, pubblicamente prima avevi solo la forza della voce, potevi urlare, adesso hai la forza della rete.

A 13 anni hai rischiato di subire una violenza sessuale, come ne sei uscito?
Come ne sono uscito dalla rapina a mano armata, ho affrontato il mostro. Purtroppo sono allenato perché oltre al bullismo per strada e quello degli esseri umani rivolto a me, o quello di cui sono stato testimone rivolto agli altri, c’era di quello di mio padre rivolto a me. Sono allenato da un certo punto in poi ho iniziato a reagire, sono quello che ad un certo punto ha buttato fuori di casa suo padre perché tornava, questo non l’ho mai detto, la rabbia c’è dentro. La rabbia la puoi educare, la puoi gestire, la puoi immagazzinare, mettere da una parte, ma poi se viene provocata esce fuori. In questi momenti la forza viene fuori da sé. Quando stavo subendo questo atto ero all’interno di un appartamento, dove questo signore mi aveva portato con la scusa di parlare della danza. Quando ho capito quello che stava realmente accadendo, sono scappato per strada urlando con tutta la voce che avevo in corpo. Salvandomi.

Sei uno dei ballerini e coreografi più famosi nel mondo che effetto fa?
Non lo so, perché per esserlo io lavoro sempre, perché poi è un attimo che non lo sei più, credo. Per fortuna è andato sempre a crescere. Ho raccolto tanto affetto inaspettato, quando ho rallentato mi sono accorto di avere tanta gente che mi vuole bene, questo è l’effetto che fa, so che valgo. Quando c’è una trattativa con entità grosse, voglio che mi sia riconosciuto un valore economico, perché per assurdo la gente più ti paga più ti rispetta.

Hai lavorato con i più grandi artisti del globo. Facciamo un gioco, io dico i nomi e tu mi dici l’aggettivo o il modo di fare che più li contraddistingueva: Madonna, Michael Jackson, Whitney Houston, Geri Halliwell, Robbie Williams.
Madonna: maestra, madre, materna. Michael Jackson: idolo, un sognatore. Whitney Houston: il talento, la voce di Dio, perché in quella voce io sentivo Dio. Geri Halliwell: la mia prima firma da creativo, una grande sfida. Robbie Williams: un fratello ed essere umano in cui ho riconosciuto i miei difetti ed i miei pregi.

X Factor e Amici sono i due talent musicali di maggior successo in Italia di cui tu sei stato il direttore artistico. Che differenza c’è tra primo e il secondo?
La differenza è che X Factor è come un figlio, e i figli si amano, mentre di Amici mi piaceva la possibilità di curare anche la danza, assente nel primo talent.

Fonte: Getty
Luca Tommassini ha preso parte a dieci edizioni di X Factor in direttore artistico (Getty).

>>>Leggete qui la seconda parte dell’intervista <<<<

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