La prima volta che ho incontrato Cristina Parodi abitavo a Cesenatico, lavoravo come giornalista per un quotidiano, e l’avevo contattata tramite mail per parlare della situazione dei donatori viventi di organo in Italia. Lei era la giornalista di punta del TG5, un modello quasi inarrivabile per me, nonostante fossimo pressoché coetanee. Era il 2007 e mi ricordo come fosse ora quando il mio telefono squillò ed era la Parodi dall’altro capo che, incuriosita dalla mia storia personale, voleva raccontarla attraverso le sue parole su Canale 5. Il giorno che arrivò era da sola, nella sua macchina, gli operatori ci raggiunsero più tardi, era bellissima nella sua semplicità, così di classe da far impallidire chiunque eppure così alla mano (non sempre aggettivi che vanno a braccetto nella stessa persona, ndr).
Con Cristina sì. Il suo sorriso è rimasto tatuato nella mia mente per sempre. Dopo qualche anno mi scelse come sua inviata, era il 2012, e da quel momento non ci siamo più lasciate. Oggi sono io che racconto lei, per la prima volta, e questa è la sua intervista.
Ciao a tutti, mi chiamo Cristina Parodi, sono una giornalista, ma soprattutto una persona curiosa e appassionata , sposata da venticinque anni e mamma di tre ragazzi. Sono una donna che, a cinquanta anni suonati , ha ancora voglia di cambiare e soprattutto di imparare cose nuove.
Veniamo forse dal periodo più difficile della nostra vita, quello in cui un virus improvvisamente ha messo in stand-by le nostre esistenze fermando il mondo. Tu quando hai avuto la percezione che fossimo in pericolo?
Io ricordo esattamente quella sensazione che tu hai descritto, la percezione di essere davvero in pericolo. È accaduto una sera di due mesi fa, circa, quando mio marito Giorgio (Gori), il sindaco di Bergamo, è tornato a casa stravolto dicendomi che le vittime di Coronavirus nella nostra provincia erano almeno cinque volte di più di quelle stimate dalle fonti ufficiali.
Sono negli occhi di tutti le immagini dell’esercito che trasporta le bare fuori da Bergamo per l’impossibilità di dare una degna sepoltura, una ferita profonda nella tua città e in quella di tuo marito. Che cosa hai provato?
Ho provato un immenso dolore e una terribile impotenza di fronte a questo virus che ha portato via a Bergamo un’intera generazione di anziani. Ho pianto come tutti i bergamaschi, per i troppi morti che se ne sono andati via senza nemmeno avere un parente accanto, ho sofferto come ogni famiglia che qui in città ha avuto un lutto, una persona malata o ricoverata in ospedale. Ma sono ottimista di natura e ho sempre pensato che ce l’avremmo fatta e che non ringrazieremo mai abbastanza la forza e l’abnegazione di medici e personale sanitario. Il loro è stato il lavoro più difficile e pericoloso in questi mesi.
Ad un certo punto della quarantena la tua famiglia è riuscita a riunirsi, hai mai avuto paura per i tuoi figli? Che tipo di mamma sei?
Credo che ogni donna abbia paura per la sua famiglia, siamo per natura portate ad accudire e aiutare chi ci sta vicino. Ho avuto paura per i miei figli che erano lontani, le due ragazze all’estero, Alessandro in Toscana. Poi sono tornati tutti e tre a casa e averli di nuovo accanto a me, poter trascorrere la quarantena con loro, è stata l’unica dolcissima gioia di questo periodo così buio.
Se non avessi fatto la giornalista quale lavoro ti sarebbe stato più congeniale?
Mi sarebbe piaciuto diventare una buona insegnante, proprio come mia mamma. Credo che formare i ragazzi e trasmettere ad altri le cose che sai, sia uno dei lavori più gratificanti e importanti che esistano .
Che cosa pensi dovrebbero fare gli Italiani per uscire dalla crisi?
Io credo che dovremmo essere responsabili nei comportamenti sociali e aiutarsi l’un l’altro. Il mondo non è più lo stesso. Ed è uno solo. Invece di alzare muri per proteggersi bisogna imparare a convivere e a prendere decisioni condivise per il bene comune.
Cristina e la moda un rapporto di amore da sempre? So che hai un progetto che riguarda proprio l’abbigliamento insieme ad alcune tue amiche, ce ne vuoi parlare?
Crida è un brand nato dall’amore per la moda che condividiamo io e Daniela Palazzi, una mia cara amica di Bergamo. Abbiamo deciso di realizzare il nostro sogno che è quello di creare abiti eleganti e sostenibili per l’ambiente, italiani al 100% e senza stagioni. È la scommessa di una moda che va oltre il consumo veloce e le tendenze estreme, in nome dello stile made in Italy che è unico al mondo .
Cristina e la tv, ti manca? Tornerai ad allietare le nostre giornate?
Amo la tv e il mio lavoro di giornalista, ma non ho paura di misurarmi con altre sfide. Ho rinunciato ad un progetto che mi avevano proposto su Tv8, ma non è detto che non ne maturino altri per i quali ritornare in tv. Ma senza rinunciare ai miei sogni.
E noi ti aspettiamo a braccia aperte.