Balto, la vera storia di un cane che salvò un’intera città

Il compito di completare l'ultima tratta della staffetta, per consegnare l'antitossina alla città di Nome, fu di Balto. La storia del cane che è diventato un eroe

Pubblicato: 8 Dicembre 2022 09:00Aggiornato: 3 febbraio 2024 08:46

Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Nella lista dei film di animazione più belli da vedere, indipendentemente dall’età anagrafica, troviamo anche Balto, un cartone animato prodotto dalla Amblimation nel 1995 che narra le vicende di un cane-lupo che diventa eroe. Suo, infatti, è il merito di aver fatto arrivare a destinazione in brevissimo tempo, un’antitossina essenziale per sconfiggere l’epidemia di difterite che aveva colpito un’intera città.

Quello che tutti non sanno, però, è che la storia alla quale è ispirato il cartone animato di Steven Spielberg, al quale è seguito il film Balto e Togo – La leggenda nel 2019, è in realtà una storia vera, e per questo ancora più straordinaria.

Balto era un cane cane da slitta, un siberian husky, che viveva insieme a Leonhard Seppala, il suo padrone. Allo scoppio della difterite, che colpì l’intera città di Nome, in Alaska, fu suo il compito di trainare la slitta che trasportava proprio l’antitossina. Scopriamo la sua storia.

C’era una volta Balto

Per scoprire la vera storia di Balto dobbiamo fare un passo indietro nel tempo e spostarci nei freddi e sterminati territori dell’Alaska. È proprio qui che, il 19 gennaio del 1925, scoppia una violenta epidemia di difterite, una malattia infettiva acuta provocata dal batterio Corynebacterium diphtheriae che può danneggiare e distruggere tessuti e organi vitali.

Il primo caso verificato nella città di Nome c’è il 20 gennaio del 1925. Il giorno dopo una bambina di soli 7 anni muore. È allora che la popolazione viene isolata, in quarantena, in attesa dell’arrivo dell’antitossina capace di fermare l’epidemia. Purtroppo, però, l’arrivo delle unità necessarie conservate nella città di Nenana, deve scontrarsi con numerose avversità, prima fra tutte il maltempo che non consente agli aerei di volare. Anche il trasporto via mare viene escluso a causa degli imponenti e numerosi iceberg.

È a quel punto che, quella di ricorrere alla tradizionale corsa in slitta, già utilizzata in passato per trasportare la posta, diventa l’unica e valida alternativa per salvare i cittadini di Nome. Viene così organizzata una staffetta, nella quale sono coinvolti diversi cani da slitta e altrettanti abili guidatori. È loro il compito di percorrere oltre 600 miglia, da Nenana a Nome, nel minor tempo possibile.

Per l’ultimo tratto, viene chiamato Leonhard Seppala, considerato il più abile guidatore di slitta di tutta l’Alaska. Inizia la staffetta con il suo cane Togo, per poi lasciare la guida a Charlie Olson che ha il compito di percorrere gli ultimi 53 miglia insieme a Balto, uno dei cani da slitta di Seppala. Le perplessità però sono molte, l’esperto guidatore dell’Alaska, infatti, non crede nelle potenzialità del suo cane, scelto per completare la missione, che considera capace solo di percorrere brevi tratte.

L’eroe di Nome

E invece Balto ce la fa, arrivando a consegnare l’antitossina il 2 febbraio. Grazie alla staffetta, ai guidatori e ai cani da slitta, che percorsero in totale 674 miglia in poco più di 5 giorni con una temperatura di 40 gradi sotto lo zero, la città di Nome viene salvata.

Avendo Balto completato la corsa per la salvezza della popolazione d’Alaska, divenne in pochissimo tempo un eroe nazionale. Nello stesso anno, infatti, viene girato un cortometraggio a lui dedicato. Ma la sua fama supera i confini arrivando anche a New York, dove in suo onore viene eretta una sua statua in Central Park, e nel resto del mondo.

Il cane che ha salvato un’intera città morìrà all’età di 14 anni il 14 marzo del 1933. Il suo corpo verrà imbalsamato ed esposto all’interno del Museo di Storia Naturale a Cleveland.

“Dedicata all’indomabile spirito dei cani da slitta che trasportarono, per seicento miglia sul ghiaccio accidentato, attraverso acque pericolose e tormente artiche l’antitossina da Nenana in soccorso dei malati di Nome nell’inverno del 1925”.
(Targa sulla statua a New York dedicata a Balto)

Fonte: Getty Images
Sledder e Balto

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