La mascherina protettiva è il principale dispositivo di protezione individuale (DPI) usato contro il Coronavirus. Si è diffusa fin dagli esordi della pandemia e oggi è diventata la fidata compagna della nostra quotidianità: la indossiamo a lavoro, negli uffici pubblici, al supermercato e anche mentre chiacchieriamo al bar.
Nonostante sia diffusissima, esistono ancora diversi dubbi su requisiti e differenze tra le varie alternative: meglio la chirurgica o la FFP2? È importante che la mascherina sia prodotta in Italia? Quali sono le certificazioni a cui fare attenzione? Le domande sarebbero infinite, per bloccarle e andare al colpo sicuro scopriamo le 5 caratteristiche fondamentali da ricercare nella mascherina protettiva.
1 – Mascherina protettiva: filtra davvero il virus?
La prima domanda, da un milione di dollari, è “ma questa mascherina quanto mi protegge dal virus?” Innanzitutto, per non sbagliare è bene evitare mascherine fai-da-te, ma affidarsi alle tipologie identificate come DPI dal Ministero della Salute.
Le mascherine chirurgiche bloccano la diffusione del virus ma non proteggono chi le indossa. Tuttavia, sono quelle maggiormente diffuse negli uffici o a scuola, perché in determinati ambienti, dove tutti sono tenuti a indossarla e mantenere una corretta distanza, permettono di ridurre realmente il rischio di contagio.
Le mascherine FFP 2 ed FFP 3 proteggono anche chi le indossa e hanno una capacità filtrante che si aggira attorno al 98%. Sono meno diffuse per via del costo elevato rispetto alle precedenti. Il DPI si sceglie anche in base alla funzione e alle disponibilità di ciascun cittadino. Anche la mascherina chirurgica è efficace se tutte le persone presenti in uno spazio la indossano. Ma come si può capire se una confezione di mascherine è affidabile? Qui, ci colleghiamo alla caratteristica successiva: le certificazioni.
2 – Attenzione alle certificazioni
Per capire la qualità e l’affidabilità di una mascherina bisogna cercare nella confezione i simboli delle certificazioni. Tra queste spicca la ISO 9001, che stabilisce l’assoluta qualità del prodotto. Molte aziende si avvalgono anche di altre certificazioni, per esempio EkipLabs, startup del bresciano, è la prima azienda italiana a ottenere la certificazione da Ente Certificatore Italiano per una mascherina FFP2-NR prodotta in 13 colori e 3 taglie.
3 – Scegliere in base alla taglia
Scegliere un DPI che aderisca perfettamente al volto, senza lasciare punti scoperti o stringere, è cruciale. Ecco perché bisogna scegliere la mascherina in base alla propria taglia, indicata sulla confezione. Non tutti i produttori assicurano questa opportunità, quindi il consiglio è di far attenzione anche al marchio.
4 – Optare per mascherine prodotte in Italia
Il Made in Italy è una ulteriore garanzia di qualità. Oltre ad aiutare l’economia italiana, si ha maggiore sicurezza circa gli standard di produzione. Le aziende italiane, infatti, devono rispondere a determinate normative, che magari sono assenti o più deboli in altri Paesi del mondo.
5 – Ciliegina sulla torta? La sostenibilità
Quando acquistiamo qualsiasi prodotto, mascherine protettive incluse, dobbiamo stare attenti al modo in cui viene prodotta e optare sempre per aziende sostenibili. Anche in questo caso, EkipLabs spicca tra i marchi più validi: ha sposato appieno metodi legati all’economia circolare, dove gli scarti sono riusati nel ciclo produttivo e si impegna per ridurre al minimo i consumi energetici. Inoltre, è in primo piano anche in ambito sociale: per il confezionamento dei prodotti si affida a una Cooperativa Sociale che offre impiego a 20 persone fragili.
Insomma, se una confezione di mascherine rispetta questi 5 requisiti, allora l’acquisto è caldamente consigliato.