È uno degli architetti più influenti del nostro tempo ed è a lui che è stato affidato il progetto del nuovo stadio di Milano. Indiscusso maestro dell’architettura contemporanea, Norman Foster è tra i principali esponenti dell’architettura high-tech: ha rivoluzionato il modo di concepire gli spazi urbani, integrando tecnologia, sostenibilità e design innovativo in opere iconiche diffuse in tutto il mondo.
Norman Foster, la carriera
Nato il 1° giugno 1935 a Manchester, Norman Foster è uno dei principali protagonisti dell’architettura contemporanea. Cresciuto in una famiglia operaia, Foster ha dimostrato fin da giovane un forte interesse per il disegno tecnico e l’architettura. Dopo aver lavorato per un breve periodo come assistente in uno studio di architettura, è stato ammesso alla University of Manchester School of Architecture, dove si è laureato nel 1961.
Ha continuato a formarsi alla Yale University, presso cui ha ottenuto un dottorato grazie all’assegnazione di una borsa di studio: lì ha lavorato con maestri come Paul Rudolph e ha stretto amicizia con Richard Rogers, con cui avrebbe successivamente collaborato.
Nel 1967, Foster ha fondato, insieme alla moglie Wendy Cheesman, lo studio Foster Associates, oggi noto come Foster + Partners. Fin dall’inizio, lo studio si è distinto per un approccio pionieristico all’architettura high-tech, dove l’estetica delle strutture è spesso espressa attraverso l’uso evidente della tecnologia e dei materiali industriali.
Col tempo però il tema centrale della sua carriera è diventato quello della sostenibilità ambientale. Molti suoi edifici sono progettati per ridurre al minimo l’impatto ecologico, con soluzioni avanzate per la ventilazione naturale, l’uso di energie rinnovabili e il controllo del clima interno. Foster è stato uno dei primi architetti a considerare la sostenibilità come parte integrante del processo creativo.
Non a caso a lui sono stati affidati progetti che oggi sono diventati iconici: solo per citarne alcuni, il 30 St Mary Axe a Londra, conosciuto come “The Gherkin“, grattacielo diventato simbolo della capitale britannica; il Millenium Bridge sempre a Londra, un ponte pedonale sospeso sul Tamigi, che collega la Cattedrale di St. Paul con la Tate Modern.
E ancora il Reichstag a Berlino, diventato simbolo di sostenibilità e trasparenza democratica, grazie all’aggiunta della famosa cupola in vetro; l’Apple Park a Cupertino, in California, progettato con una visione futuristica e in collaborazione con Steve Jobs. Senza dimenticare gli aeroporti di Hong Kong e di Pechino, dove l’archistar ha dato prova che l’architettura possa migliorare l’esperienza del viaggio, combinando efficienza e bellezza.
Nel 1987 Foster (con lo studio Foster + Partners) riceve il più prestigioso fra i premi legati al design industriale: il Premio Compasso d’Oro per il sistema di tavoli e scrivanie per ufficio Nomos, realizzato per l’azienda italiana TECNO. Nel 1999 gli è stato assegnato il prestigioso Premio Pritzker.
Il progetto del nuovo stadio di San Siro
Sarà proprio il celebre studio Foster + Partners a occuparsi – insieme a MANICA, studio specializzato in impianti sportivi – a realizzare il nuovo stadio di Milano. Il primi bozzetti saranno svelati solo dopo la firma del rogito, ma di certo il nome di Norman Foster è una garanzia: portano la sua firma sia lo stadio di Wembley, che quello del Lusail Stadium in Qatar e del prossimo mega impianto del Manchester United.
Sebbene non si conoscano ancora tutti i dettagli, ci sono delle linee guida a cui l’archistar dovrà attenersi, secondo quanto stabilito dal comune di Milano: il 50% dell’intera area interessata dall’intervento non venga cementificata e che almeno 80mila metri quadrati siano di verde, che torneranno poi di proprietà comunale al termine dei lavori. Di certo c’è solo che il nuovo stadio sarà a due anelli da 72mila posti, con 43mila metri quadrati di uffici, 20mila di hotel e 15mila di parcheggi.