Il dolce inganno del fruttosio: il dolcificante a basso indice glicemico

I ricercatori hanno scoperto che, se assunto in grandi quantità, può portare alla steatosi epatica e influire negativamente sul sistema immunitario

Pubblicato: 1 Marzo 2021 08:00

Luana Trumino

Editor specializzata in Salute & Benessere

Laureata in Scienze dell’Alimentazione e Nutrizione Umana, da oltre 15 anni scrive di benessere, occupandosi prevalentemente del rapporto tra nutrizione e salute.

Fruttosio: cos’è

Si trova in bevande zuccherate, dolci e alimenti trasformati ed è ampiamente utilizzato nella produzione alimentare: il fruttosio è uno zucchero che presenta un potere dolcificante più alto di quello del saccarosio e un indice glicemico basso. Queste caratteristiche lo hanno reso molto popolare come sostituto più salutare dello zucchero, anche per i diabetici. Non a caso, negli ultimi anni, si è assistito a un consumo sempre più crescente. Di recente, però, tante sono le ricerche scientifiche che hanno messo in luce anche gli effetti negativi di questo dolcificante, se consumato in grandi quantità. Assunto sia attraverso gli alimenti sia in forma di sciroppi usati come ingrediente nella industria dolciaria e nelle bevande, può avere effetti negativi sul metabolismo lipidico perché determina aumento un aumento dei trigliceridi nel sangue, oltre a essere un fattore di rischio per l’obesità, per il fegato (steatosi epatica) e per il sistema immunitario.

Fruttosio: dove si trova

In natura il fruttosio si trova nella frutta (a cui deve il nome), ma anche nel miele e nei vegetali. L’uva matura, le banane e pomodori sono solo alcuni degli alimenti a più alto contenuto di questo zucchero. Abbonda però in molti cibi lavorati (come caramelle, bibite dolci, succhi di frutta, cereali per la prima colazione, barrette energetiche…) dove viene utilizzato per dolcificare e per conservare più a lungo gli alimenti.

Fruttosio e glucosio: attenzione a questa sigla

La dose elevata di fruttosio aggiunto agli alimenti ha lo scopo di esaltare la loro appetibilità. Possiamo individuare la sua presenza in etichetta attraverso questa sigla: HFCS (High Fructose Corn Syrup). Si tratta di sciroppo di glucosio-fruttosio in cui il contenuto di fruttosio può variare dal 5% al 50%. Se il fruttosio rappresenta più del 50% dello sciroppo, il nome sulla lista degli ingredienti è scritto come “sciroppo di fruttosio-glucosio”, in sigla HFCS, appunto.
In una giornata alimentare possiamo assumere una dose elevata di fruttosio derivato dai prodotti da forno, biscotti, merendine, bibite, bevande dolcificate con sciroppo di glucosio e fruttosio, cioccolata spalmabile, marmellate, caramelle, dolci…

Fruttosio e fegato

Il fruttosio, una volta introdotto nel nostro intestino, arriva al fegato, dove può essere trasformato in acidi grassi, in particolare in acido palmitico (acido grasso saturo dominante nell’olio di palma, da cui il nome) contribuendo alla comparsa della steatosi epatica (fegato grasso). Questa sua capacità di indurre il fegato grasso era nota già agli antichi Egizi, che non a caso nutrivano anatre e oche con frutta secca per realizzare la loro versione del ‘foie gras’.

Oggi, uno studio condotto dalla Scuola di Medicina dell’Università della California, e pubblicato sulla rivista scientifica Nature Metabolism, ha confermato che il fruttosio influisce negativamente sul fegato solo dopo aver raggiunto l’intestino, dove lo zucchero disturba la barriera epiteliale che protegge gli organi interni dalle tossine batteriche. Per i ricercatori è stato interessante notare come l’assunzione di fruttosio, quando è stata ridotta al di sotto di una certa soglia, non ha causato effetti negativi, suggerendo che solo il consumo eccessivo e a lungo termine di fruttosio rappresenta un rischio per la salute. Un moderato apporto di fruttosio attraverso il normale consumo di frutta è, invece, ben tollerato.

Fruttosio e sistema immunitario

Di recente, inoltre, gli scienziati si sono concentrati sugli effetti di questo zucchero sul sistema immunitario. Uno studio dell’Università di Swansea, pubblicato su Nature Communications, ha stabilito che il fruttosio, se utilizzato in grandi quantità nella dieta, predispone alla produzione di molecole più reattive associate all’infiammazione. Ciò può danneggiare cellule e tessuti e contribuire a far sì che organi e sistemi del corpo non funzionino, portando a malattie. 

La parola d’ordine è, dunque, moderazione e attenzione agli alimenti industriali che portiamo in tavola. Teniamo conto che già con la frutta, che si consiglia di consumare maggiormente, si assume naturalmente una certa quota di fruttosio. E poiché i problemi causati dal fruttosio si presentano in seguito a consumi elevati e continui nel tempo, gli esperti raccomandano di limitarne l’uso come dolcificante e di ridurre il consumo di alimenti e bevande formulati con fruttosio e sciroppi di mais ad alto con contenuto di fruttosio.

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