Vestibolodinia: cos’è, sintomi, cura

La vestibolodinia è una condizione dolorosa caratterizzata da dolore cronico o disagio nel vestibolo vulvare, l'area intorno all'ingresso della vagina

Pubblicato: 18 Aprile 2024 09:02

Carlotta Dell'Anna Misurale

Medico

Laureata in Medicina, appassionata di neurologia. Vanta esperienze in ricerca, con focus sui misteri del cervello e l'avanzamento scientifico.

La vestibolodinia, un sottotipo specifico della vulvodinia, si manifesta attraverso un dolore cronico concentrato nel vestibolo vulvare, che è l’area interna della vulva situata tra le piccole labbra. Questa condizione provoca sintomi quali bruciore, irritazione, gonfiore e arrossamento, che possono essere scatenati anche da un leggero contatto o sfioramento.

Storicamente, la vestibolodinia è stata erroneamente percepita come un disturbo meramente psicosomatico o psicogeno, e come tale, spesso minimizzata o trascurata nella ricerca scientifica, venendo etichettata impropriamente come un “problema femminile” di secondaria importanza. Questo approccio ha portato a un ritardo nella comprensione e nel trattamento adeguato di questa patologia dolorosa.

L’interesse e lo studio attorno alla vestibolodinia sono notevolmente aumentati negli ultimi anni, tuttavia la patogenesi, ovvero le cause esatte e i meccanismi alla base della condizione, rimangono ancora poco chiari, costituendo un’area di incertezza e intensa ricerca nel campo medico. Si ipotizza che possano contribuire fattori neurologici, infiammatori, ormonali e genetici, ma è evidente la necessità di ulteriori studi per identificare con precisione le radici del problema e per sviluppare trattamenti mirati.

L’approccio terapeutico attuale è pertanto multimodale e può includere farmaci per il controllo del dolore, terapie fisiche, interventi psicologici e modifiche dello stile di vita. Si sta inoltre esplorando l’efficacia di nuove terapie, come l’uso di agenti topici, iniezioni di botox o trattamenti chirurgici, anche se queste rimangono ancora oggetto di ricerca.

Vestibolodinia, vulvodinia o vestibolite vulvare?

Come precedentemente anticipato, i disturbi legati a questo ad ora inspiegabile e limitante dolore localizzato nell’apparato genitale esterno femminile sono stati per lungo tempo ignorati; ne consegue che ad oggi disponiamo di una produzione di bibliografia critica in merito all’argomento davvero scarsa, superficiale e frammentaria. A confondere e rendere più difficoltoso il quadro, interviene anche la difficoltà nel conferire a questa patologia una dicitura univoca. Vulvodiniavestibolite vulvare e vestibolodinia sono stati per parecchio tempo utilizzati come sinonimi, quando invece i tre termini – e così anche le tre differenti patologie – differiscono tra loro per sfaccettature minime, ma fondamentali.

La vestibolodinia indica – come suggerito dal suffisso -dinia – uno stato doloroso. Una condizione fisica in cui un probabile diffuso stato infiammatorio è accompagnato da dolore e da bruciore. Questo vale anche per la vulvodinia, che allo stesso modo identifica uno stato infiammatorio accompagnato da dolore e da bruciore. Tra le due patologie è però riscontrabile una sottile differenza: la vestibolodinia indica un dolore circoscrivibile ad un’area ben precisa, quella localizzabile all’interno delle piccole labbra (il vestibolo); mentre la vulvodinia indica un’infiammazione e un dolore vulvare, quindi non localizzabili ma generali che interessano l’intero apparato vaginale. La vestibolite vulvare indica invece – come suggerito dall’uso del suffisso -ite – una vera e propria condizione infiammatoria dell’area vulvare, non scatenata da particolari cause e non necessariamente accompagnata da dolore.

Vestibolodinia: riconoscere i sintomi

Non tutte le pazienti affette da vestibolodinia lamentano gli stessi sintomi e si presentano con lo stesso quadro clinico. L’ampio spettro clinico con cui la patologia può manifestarsi può rendere difficoltosa la diagnosi: il disturbo può infatti rimanere misconosciuto per lungo tempo nonostante il consulto di diversi specialisti medici.

Si potrebbe comunque dire che, in generale, le pazienti affette da vestibolodinia, lamentano la seguente sintomatologia:

Come se non bastasse, questa sintomatologia, evidentemente molto complessa, si riflette spesso in un enorme disagio psicologico, il quale si esprime attraverso ansia, depressione e fortissimo senso di disagio, provocati principalmente dal non riuscire in primo luogo a comprendere le origini del proprio malessere, e in secondo luogo nell’essere impossibilitate a condurre una vita normale. Infatti, il più delle volte, la vita della paziente affetta da vestibolodinia è condizionata da una costante sensazione dolorosa che le impedisce di compiere in serenità anche i gesti più naturali e quotidiani, come camminare, sedersi o accavallare le gambe.

Quali sono le cause della vestibolodinia?

La vestibolodinia, proprio perché considerata a lungo una patologia enigmatica e complessa, è stata poco approfondita, così come poco studiati sono stati anche i meccanismi patogenetici che la caratterizzano. Per anni, le cause sono state considerate di “origine psicologica”, motivo per cui alle pazienti – che al consulto ginecologico lamentavano la sintomatologia precedentemente descritta, senza però avere oggettivi riscontri fisici – veniva spesso consigliato di sottoporsi ad una visita psicologica/psichiatrica.

Questo approccio poco consapevole è ora fortunatamente da considerarsi superato e – nonostante gli studi sulla vestibolodinia siano ancora in fase di realizzazione – si può affermare con una buona dose di certezza che le cause della vestibolodinia siano rintracciabili in una serie di fattori ed eventi che agiscono in simbiosi tra loro:

Assieme a queste cause di natura prevalentemente fisica, a giocare un ruolo di assoluta rilevanza sono anche gli aspetti psicologici e sessuali: molte donne a cui è stata diagnosticata la vestibolodinia possono ravvisare nel loro passato una storia di molestie, traumi, abusi e difficoltà relazionali; tali fattori possono aver sicuramente contribuito al peggioramento delle cause di natura fisica, conducendo allo sviluppo di quella che è definibile come una malattia psico-biologica.

Diagnosticare la vestibolodinia

Effettuare una diagnosi certa di vestibolodinia – nonostante gli studi in merito stiano effettivamente progredendo con un discreto successo – pare ancora essere un’operazione piuttosto complicata. In genere, si riesce a giungere alla corretta diagnosi di vestibolodinia soltanto dopo aver escluso tutte le altre strade possibili in diagnosi differenziale, con conseguente frustrazione di medico e paziente. Si tratta dunque generalmente di una diagnosi per esclusione.

Per cercare di effettuare il più rapidamente una diagnosi, qualora si avesse il sospetto della presenza di vestibolodinia, ci si affida a degli specifici test consigliati dal ginecologo: l’esame col vulvagesiometro è adibito alla valutazione del dolore a carico della zona vulvare; l’elettromiografia è utilizzata per verificare la reattività del muscolo elevatore– che in caso di vestibolodinia risulterebbe alterata; lo swab test si svolge con l’aiuto di un cotton-fioc col quale il ginecologo va ad esercitare una leggera pressione in alcuni specifici punti della zona vestibolare. Se la paziente reagisce in maniera esagerata anche ad un semplice tocco, è probabile che si tratti di vulvodinia/vestibolodinia. La mappatura del dolore, in associazione all’indagine dell’intensità del dolore provato (Swab test), sono i principali esami diagnostici per l’identificazione e la definizione dell’entità della vestibolodinia.

Vestibolodinia: la terapia più adeguata

In qualità di disturbo psico-biologico – concernente cioè sia la sfera fisica che quella psicologica della paziente – i trattamenti che sulla vestibolodinia hanno riscontrato una maggior efficacia sono quelli che si indirizzano su entrambi i fronti interessati.

L’aiuto di uno psicoterapeuta dà sempre un valido sostegno nella cura della vulvodinia, accompagnando la paziente nel superamento di eventuali traumi passati e all’accettazione consapevole anche degli aspetti più invalidanti della vestibolodinia. Pur contribuendo al miglioramento del quadro clinico, la psicoterapia da sola non basta.

In genere prevedono l’uso di antidolorifici assunti o per via orale o applicati localmente; in alternativa, si può valutare l’utilizzo di anestetici in locali e l’uso di antidepressivi e anticonvulsivanti per brevi cicli, che si sono rilevati utili nel controllo del dolore cronico.

Importanti risultati che contribuiscono, se non alla guarigione, almeno all’attenuazione della sintomatologia, sono stati riscontrati nella cura dell’alimentazione: cibi ricchi di ossalati (spinaci, rabarbaro, cereali integrali, cavolo, ecc..) rischiano di aggravare il quadro clinico della paziente; evitarli riduce sensibilmente la sintomatologia.

La chirurgia è un’alternativa terapeutica presa in considerazione solo in pochi casi selezionati. L’intervento chirurgico consiste nel recidere una parte della mucosa vulvare, “eliminando” di fatto le terminazioni nervose responsabili del dolore, ma anche della sensibilità della zona.

Fonti bibliografiche:

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