Occhi, le tecniche estetiche per ringiovanire lo sguardo, quando servono e a chi

L'intervento anti-aging deve essere eseguito tenendo in considerazione l'intero volto. Le tecniche disponibili non chirurgiche

Pubblicato: 7 Ottobre 2024 16:01

Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Il primo sguardo è importante. Eccome. Ed anche dopo un battito di ciglia, fissando una persona negli occhi, si può esplorare il suo mondo interno. Per questo, a prescindere dal colore e dalle fattezze, l’occhio è una sorta di finestra su gli altri e su ciò che ci circonda. Ma è anche uno dei primi punti che richiamano attenzione.

Così, sulla scorta di quanto emerso al recente congresso della Società Italiana di Medicina Estetica (SIME), proviamo a mettere in fila alcune delle principali caratteristiche che possono in qualche modo andare ad influire, ovviamente in senso positivo, sull’immagine del nostro contorno occhi, nell’ambito ovviamente dello studio globale del viso. L’importante, come ricordano gli specialisti, è non concentrarsi solo su un particolare. E soprattutto, ciò che conta è affidarsi a mani esperte.

L’importanza dello specialista

Gli occhi sono lo specchio dell’anima, ma anche una delle sedi predilette dai segni del tempo. Qualunque intervento anti-aging non può dunque prescindere dal prendere in considerazione quest’area alla quale sono dedicate molte terapie, da quelle già collaudate come quelle che hanno come target il solco lacrimale (o tear-through), ad altre emergenti come l’hydrostretching perioculare. Stiamo solo facendo qualche esempio, sia chiaro.

“La regione perioculare deve essere sempre trattata con molta delicatezza e con terapie mediche poco invasive – commenta il presidente della SIME Emanuele Bartoletti. Il medico estetico preparato, che deve essere un laureato in medicina e chirurgia con un percorso formativo dedicato alla medicina estetica, conosce bene l’anatomia molto particolare di quest’area e sa di dover ottenere il massimo risultato con la terapia meno aggressiva possibile. Molto si può fare con i filler anche a livello del sopracciglio e della regione temporale, ma sempre con una giusta e adeguata prudenza”.

Cosa possono fare i filler

Tra le varie alternative non chirurgiche ( gli interventi più classici sono la blefaroplastica inferiore o superiore) per il trattamento di quest’area ci sono i filler, i fili (dopo i 40 anni, la combinazione correzione del solco lacrimale – lifting del sopracciglio risulta molto efficace), i peeling chimici, le radiofrequenze frazionate (V-FR), la luce pulsata, la terapia a luce LED, il microneedling.

In generale rughe profonde, borse, occhiaie e occhi infossati sono tutti problemi affrontati dal trattamento del solco lacrimale mediante filler, uno dei più utilizzati per il ringiovanimento non chirurgico dello sguardo che consiste nell’iniettare acido ialuronico (reticolato e non reticolato) al di sotto del muscolo orbicolare.

Distendere pieghe cutanee e rughe, aprire lo sguardo e migliorare l’aspetto dell’area perioculare sono gli obiettivi principali di un trattamento anti-aging per gli occhi. In questa zona del viso, estremamente mobile, le rughe perioculari sono sia statiche che dinamiche. Un aiuto può venire dall’impiego dell’acido ialuronico in gel, che realizza un vero e proprio ‘hydrostretching’ perioculare.

Botulino più fili e non solo

A volte anche i cocktail di trattamenti, quando indicati, possono offrire risultati interessanti. Come emerso in una presentazione del convegno, si può ad esempio puntare su “matrimonio” botulino-fili. L’obiettivo del trattamento, in tempi diversi, è ottenere una sorta di sinergia tra neuromodulazione chimica e biostabilizzazione meccanica.

Cosa succede?  In una prima fase la tossina distende i muscoli che contraendosi formano le rughe e interviene sulle linee dello sguardo; la successiva fase di biostabilizzazione (a distanza di 40-60 giorni dalla prima) invece prevede il posizionamento di fili in polidiossanone (PDO) in punti strategici della zona perioculare per stimolare la produzione di collagene in situ e ritardare la ricomparsa delle rughe, una volta esaurito l’effetto del botox. È una strategia per prolungare gli effetti distensivi della tossina botulinica anche in fase di recupero motorio e ripresa dell’attività muscolare.

Obiettivo palpebra superiore

Per la palpebra superiore, per chi non vuole sentir parlare di blefaroplastica (che nel 2020 è stata comunque la seconda procedura di chirurgia estetica negli Stati Uniti secondo l’ ASPS – American Society of Plastic Surgeons), ci sono i vari trattamenti di termalizzazione che sfruttano l’effetto del calore per ottenere una retrazione dei tessuti che a distanza di qualche settimana determina una maggior apertura dell’occhio e un sollevamento dell’arcata sopracciliare e della palpebra superiore.

Tra le varie tecnologie in uso c’è il laser Pixel CO2 che determina una retrazione del tessuto palpebrale, secondaria alla denaturazione del collagene e alla conseguente produzione di protocollagene di tipo I fibrotico, ma ha il limite di ridurre progressivamente l’elasticità del tessuto, limitando così il numero di terapie alle quali poter sottoporre il paziente.

Una new entry, che supera questo limite, è rappresentata dalla blefaroterapia con campi elettromagnetici, un trattamento sinergico con campi elettromagnetici e vacuum che stimola la produzione di collagene di tipo III e di fibre elastiche; solleva la palpebra e l’arcata sopraccigliare e va ad “aprire” l’occhio. Può essere ripetuta più volte senza modificare la qualità del tessuto.

Se serve il veleno di vipera

Scorrendo le presentazioni scientifiche del Congresso ci si accorge che si stanno sviluppando soluzione sempre più innovative e per certi versi curiose. Ad esempio per cancellare le aree di iperpigmentazione intorno agli occhi, accanto ai trattamenti classici come i peeling chimici, il laser o l’impiego di idrochinone, acido azelaico, tretinoina, una nuova proposta è rappresentata dall’impiego di PRP (plasma ricco di piastrine) iniettato a livello intradermico nella cute periorbitaria. Infine, tra le opportunità che si offrono per il trattamento della zona occhi, spunta anche il veleno di vipera.

Una nuova formulazione cosmetica si basa infatti su un peptide estratto dal veleno di questo rettile ad azione tossina botulinica-mimetica, associato ad un estratto di un’alga (la Nannochloropsis oculata che inibisce le metalloproteasi determinando un rassodamento della pelle) e al palmito il pentapeptide-4, che stimola la produzione di glicosaminoglicani, collagene e acido ialuronico, ristrutturando la matrice dermica.

Associata alla terapia con tossina botulinica, questa formulazione cosmetica può favorirne la migliore efficacia, riducendo le rughe superficiale e favorendo il ricupero della matrice della pelle. sono solo esempi. L’importante, come ricordano sempre gli esperti, è mettersi nelle mani giuste e non pretendere risultati impossibili.

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