Papilloma virus (HPV): sintomi, causa, cura

Il papilloma virus (HPV) è un gruppo di virus che possono causare verruche cutanee e infezioni delle mucose genitali, e alcuni tipi sono associati a un aumento del rischio di sviluppare tumori, come il cancro cervicale, anale e orale

Pubblicato: 13 Giugno 2024 10:40

Andrea Costantino

Medico chirurgo

Medico abilitato alla professione, iscritto all'albo dei Medici e degli Odontoiatri di Siena.

L’infezione da Papilloma Virus Umano (HPV, Human Papilloma Virus) è estremamente diffusa tra la popolazione e si trasmette principalmente per via sessuale.

Nella maggior parte dei casi è passeggera e priva di sintomi manifesti, ma in taluni casi può presentarsi attraverso lesioni benigne della cute e delle mucose (come le verruche, i condilomi o i papillomi). In casi più rari, quando il sistema immunitario non è in grado di debellare velocemente il virus, il Papilloma può indurre trasformazioni cellulari precancerose (displasie) che, se non trattate opportunamente, possono evolvere nel tumore alla cervice uterina.

L’infezione da HPV è ritenuta il fattore di rischio più importante per l’insorgenza di questa neoplasia, per le donne la seconda più frequente dopo quella al seno.

Spesso, nelle fasi iniziali, il tumore del collo dell’utero non causa segni o sintomi. Tuttavia, la patologia è caratterizzata da una lenta evoluzione, che la rende curabile se diagnosticata per tempo.

Si intuisce, quindi, come sia di fondamentale importanza sottoporsi regolarmente a visite ginecologiche e a test di screening (come Pap test e HPV test), utili per individuare le lesioni precancerose legate all’infezione da papilloma virus ed intervenire prima che queste evolvano in carcinoma.

I diversi ceppi di HPV

Esistono oltre 100 ceppi di HPV e non tutti hanno un potenziale oncogeno. Alcuni sierotipi (così detti a basso rischio) sono responsabili solo della comparsa di lesioni benigne della pelle e delle mucose, mentre alcuni ceppi, denominati ad alto rischio, sono capaci di generare displasie.

Dei 12 ceppi classificati ad alto rischio, due (HPV 16 e 18) si sono rivelati i principali artefici dell’evoluzione tumorale dell’infezione, mentre tra i ceppi a basso rischio, che generano normalmente lesioni genitali a minor rischio di trasformazione maligna, i sierotipi 6 e 11 sono da soli responsabili di circa il 90% delle verruche genitali.

Per quanto riguarda la diffusione dell’infezione da HPV, come già accennato, essa è davvero molto ampia: si stima che circa l’80% delle donne sessualmente attive contragga l’infezione almeno una volta nella propria vita – dato ancora più rilevante nella fascia d’età compresa tra i 25 e i 35 anni – e che circa il 50% venga a contatto con un sierotipo “ad alto rischio”.

In concreto, cosa vuol dire contrarre il Papilloma Virus? Nella maggior parte dei casi l’infezione può generare lesioni o altre manifestazioni non visibili (ma transitorie) che permangono per pochi mesi e poi svaniscono spontaneamente senza causare problemi.

Più raramente, alcune forme di infezione hanno invece manifestazioni non visibili e passeggere, ma che, se persistenti e non trattate, possono, appunto, comportare il rischio – in percentuale comunque ridotta e in un arco temporale piuttosto lungo – di evolvere allo stadio tumorale.

Papilloma virus e tumori

Questa è la ragione per cui le donne con infezione da Papilloma Virus sono moltissime, mentre quelle che sviluppano i tumori sono solo alcune.

È importante sottolineare, inoltre, come l’identificazione di ceppi ad alto rischio non implichi necessariamente il futuro insorgere di un tumore alla cervice uterina.

Nella maggior parte dei casi, infatti, si tratta di un’infezione transitoria che si protrae per pochi mesi e si risolve spontaneamente senza complicazioni: circa il 90% delle donne a cui è stato diagnosticato un HPV ad alto rischio risulta già negativa entro un anno.

Circa l’1% delle donne positive per HPV ad alto rischio oncogenico sviluppa un tumore della cervice uterina; dal momento del contagio a quello di insorgenza della neoplasia cervicale vi è un periodo di latenza di diversi anni, quantificabile in almeno un decennio.

Durante questo periodo, generalmente la donna non riporta sintomi particolari, ragion per cui l’identificazione dell’infezione precoce prima, e delle lesioni precancerose poi (tramite pap-test ed HPV DNA test) consenta ai medici di intervenire prima che il cancro si manifesti.

Sintomi dell’HPV

La sintomatologia varia a seconda del sesso di riferimento. Negli uomini l’infezione resta molto spesso asintomatica e, solo nei rari casi in cui essa causa uretriti o prostatiti, possono essere presenti segni come:

A livello della cervice, l’HPV non produce manifestazioni evidenti, a differenza per esempio dei condilomi (indotti da sierotipi a basso rischio). Spesso, le mutazioni a carico delle mucose genitali sono asintomatiche.

Questa circostanza, peraltro, ne agevola la diffusione, poiché la maggior parte dei soggetti affetti non è a conoscenza dell’infezione in corso. I sintomi causati da HPV sono influenzati dal sierotipo di riferimento e dalle conseguenti lesioni.

Sintomi nei ceppi a basso rischio

Dopo le prime fasi, quasi sempre asintomatiche, l’infezione si manifesta tipicamente con la comparsa di verruche in zona genitale su cervice uterina, vulva, vagina, perineo o ano, oppure extragenitale a livello di naso, bocca o laringe.

Certe volte queste lesioni possono manifestarsi come escrescenze grandi anche qualche centimetro e con l’aspetto simile alla cresta di un gallo (i cosiddetti condilomi acuminati). Tipicamente innocui, in alcuni casi le verruche e i condilomi possono provocare prurito, fastidio e dolore di leggera entità.

La presenza di condilomi o verruche è comune e non è da ritenersi assimilabile a un maggiore rischio di insorgenza tumorale.

Sintomi nei ceppi ad alto rischio

Si è in presenza di manifestazioni sub cliniche, ossia non individuabili a occhio nudo ma accertabili solo attraverso esami ad hoc. Il tumore al collo uterino può rivelarsi totalmente asintomatico o presentare una sintomatologia così leggera da passare inosservata.

Tuttavia, al progredire della patologia, possono insorgere segni clinici come:

Cause del papilloma

L’HPV si contagia attraverso la pelle e le mucose: la trasmissione sessuale è considerata la via principale ed anche la più probabile.

È difficile stabilire da chi si sia contratta l’infezione: il papilloma virus può essere stato trasmesso dal proprio partner attuale o da partner precedenti. L’incubazione, infatti, può essere molto lunga e durare qualche anno. La trasmissione avviene attraverso rapporti vaginali, anali e più raramente con quelli orali.

Tuttavia, come già menzionato, per il contagio non è necessaria la penetrazione; quindi, il preservativo riduce il rischio di esposizione all’infezione ma non lo annulla.

In tempi relativamente recenti sono state dimostrate anche altre vie di trasmissione, sebbene esse siano piuttosto rare e sporadiche:

Come curare il papilloma virus

Attualmente non esistono cure farmacologiche capaci di eliminare il virus dall’organismo. Qualora l’infezione non regredisca spontaneamente, verruche e condilomi possono essere trattati con creme ad azione antivirale od immunomodulatrice (ossia in grado di modificare la risposta immunitaria) generalmente molto efficaci.

In alternativa è possibile procedere con la rimozione delle escrescenze attraverso trattamenti chirurgici locali quali laser terapia, diatermocoagulazione o crioterapia.

Tipologie di interventi chirurgici:

L’asportazione di tipo chirurgico è impiegata anche per le lesioni precancerose localizzate nel collo uterino, procedura che assicura ottimi risultati senza inficiare le funzioni riproduttive della donna.

Nella maggior parte delle displasie cervicali, anche in caso di lesioni di grado severo, è possibile effettuare l’intervento in ambulatorio e in anestesia locale.

Quest’ultima, praticata sul collo dell’utero, può generare fastidio o lieve dolore all’atto dell’iniezione. L’intervento ha una durata piuttosto breve, circa 10-20 minuti, e la donna può fare subito ritorno a casa.

Qualora, invece, la condizione riscontrata fosse un tumore vero e proprio, chiaramente saranno utilizzati altri trattamenti, che varieranno in funzione della gravità: asportazione (parziale o totale) dell’utero, chemio, radioterapia.

Che esami fare?

È possibile prevenire l’eventuale evoluzione di cellule precancerose allo stadio tumorale? Esiste un modo per prevenire a monte la contrazione dell’infezione da HPV?

Il cancro al collo uterino può essere efficacemente prevenuto sia attraverso la diagnosi precoce e l’adesione ai programmi di screening, sia con il ricorso alla vaccinazione contro l’HPV.

L’analisi citologica del tessuto cervicale (Pap test) è capace, infatti, di ridurre la mortalità per questo tumore fino all’80%, mentre l’HPV-DNA test che individua l’eventuale presenza del virus, rivelando una situazione di aumentato rischio di sviluppare una precancerosi, consente d’identificare la patologia in stadi molto iniziali.

Come regola generale, salvo indicazioni diverse, il PAP test andrebbe eseguito ogni 3 anni dai 25 ai 64 anni.

A seguito del test di screening, in caso di anomalie si procede con la colposcopia, un esame ambulatoriale che consente d’identificare eventuali alterazioni a livello della cervice uterina attraverso la visualizzazione ingrandita dei tessuti. Se opportuno, in questa fase si effettuano anche biopsie mirate per ottenere indagini più approfondite.

L’importanza della vaccinazione per l’HPV

Senza dubbio, la via più efficace e sicura per combattere il rischio di infezione da HPV è rappresentata dalla vaccinazione.

I vaccini oggi disponibili sono tre: bivalente, quadrivalente e, dal 2017, 9-valente. Tutti proteggono dai ceppi 16 e 18, responsabili della formazione di lesioni neoplastiche nel collo dell’utero.

Oltre a garantire questa difesa, il vaccino quadrivalente ed il 9-valente prevengono la formazione dei condilomi genitali, maschili e femminili, causata dai rispettivi ceppi virali (HPV 6 e 11).

La condizione ideale è somministrare il vaccino a soggetti che ancora non abbiano iniziato l’attività sessuale: la protezione offerta diminuisce notevolmente se il soggetto è già venuto a contatto con uno dei ceppi contro cui il vaccino è diretto.

Al netto di questa evidenza, i risultati delle indagini cliniche attestano una sensibile efficacia preventiva dei vaccini (circa del 98%). Completano il profilo vaccinale, un alto livello di sicurezza e tollerabilità.

In Italia la vaccinazione anti-HPV è raccomandata e offerta gratuitamente a ragazze e ragazzi a partire dagli 11 anni di età, e viene somministrata in due dosi a distanza di 6 mesi. Se il ciclo vaccinale inizia dopo il compimento dei 15 anni, le dosi previste sono tre

In ogni caso, è fondamentale continuare a sottoporsi regolarmente ai controlli ginecologici e allo screening.

Papilloma Virus negli uomini

Si parla molto spesso di HPV in riferimento alle donne, ma cosa comporta il papilloma virus per il sesso maschile?

La più diffusa infezione a trasmissione sessuale, negli uomini, finisce nella maggior parte dei casi per non provocare sintomi e, nel tempo, può essere debellata dal sistema immunitario senza nemmeno rendersene conto.

Tuttavia, è evidente come la diffusione del contagio sia responsabile dell’aumento della quota dei «portatori sani»: un rischio per le donne che hanno rapporti con loro, senza l’impiego del preservativo (il quale comunque non protegge al 100% in questo caso) e del vaccino.

Fino a pochi anni fa l’attenzione verso il Papilloma Virus si focalizzava in via pressoché esclusiva sulla relazione tra HPV e carcinoma della cervice uterina, in ottica di prevenzione del cancro femminile.

In realtà, le evidenze secondo cui il papilloma virus umano ha un impatto anche sulla salute dell’uomo sono in aumento e costante aggiornamento.

Accade che spesso, nell’uomo, il problema venga sottovalutato poiché nella maggior parte dei casi l’infezione risulta asintomatica. Tuttavia – pur trattandosi di casi rari – l’HPV può essere causa di patologie e tumori che colpiscono anche gli uomini (ano, pene e distretto oro-faringeo).

A penalizzare gli uomini è principalmente la mancanza di un test di screening dell’infezione analogo a quello disponibile per le donne (Pap test/l’HPV-test). L’anoscopia, il tampone anale, il test dell’acido acetico e la peniscopia sono esami possibili, ma che sono quasi sempre effettuati a fronte di un sospetto clinico.

In conclusione, un approccio ottimale dovrebbe coinvolgere entrambi i sessi, non tralasciando l’esigenza di fornire una completa e corretta informazione anche agli uomini sui rischi dell’infezione da papilloma virus e sulla possibilità di proteggersi in modo consapevole.

Fonti bibliografiche:

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