La meningite nei bambini è una patologia che spaventa molto i genitori poiché ogni anno si registrano circa 1000 casi di meningite in Italia, di cui 1/3 causati da batteri come il meningococco. I casi di cronaca che a volte popolano le prime pagine di TV e giornali ci portano a puntare i riflettori verso questa seria patologia, ma sono in pochi a sapere davvero cos’è la meningite, da cosa è causata, come prevenirla e cosa fare appena si avvertono i primi sintomi.
Una reazione tempestiva alla comparsa dei primi segnali è indispensabile, sia per salvare il soggetto interessato, sia per mettere in sicurezza i membri della famiglia o della comunità e interrompere la catena del contagio. Quali sono, quindi, i campanelli d’allarme che possono fare sospettare una meningite? Chi sono i soggetti più a rischio? Come prevenirla e come sfruttare l’effetto dei vaccini oggi disponibili?
Indice
Cos’è la meningite
Quando si parla di meningite ci si riferisce a un’infiammazione delle meningi, ossia delle membrane che ricoprono il cervello e il midollo spinale e che svolgono una funzione protettiva. Le cause della meningite sono molteplici anche se, nella maggior parte dei casi, l’origine è infettiva, ossia dovuta a virus, batteri o funghi. La forma più comune è quella virale, che di solito non ha conseguenze gravi e si risolve in circa 10 giorni, mentre quella batterica, più rara, è particolarmente pericolosa.
Nei neonati i casi di meningite sono generalmente causati da un’infezione che si diffonde partendo dal torrente ematico, originata da specifici batteri acquisiti dalla madre durante il parto, come l’Escherichia Coli, gli streptococchi del gruppo B o la Listeria Monocytogenes.
Per quanto riguarda i lattanti e i bambini, le infezioni da meningite sono solitamente acquisite attraverso le secrezioni respiratorie infette (come saliva o muco), contenenti batteri come lo Streptococcus Pneumoniae o la Neisseria meningitidis, detto anche meningococco. È quest’ultimo il batterio che causa la meningite meningococcica. Esistono vari sierotipi del batterio, ma sono sei i responsabili della malattia meningococcica di forma invasiva ossia gli A, B, C, W, X e Y.
In Italia e, più in generale, in Europa, i più diffusi sono il B e C, negli USA circola anche il sierotipo Y, mentre in Africa e Asia sono diffusi gli A, W e X. Un tempo anche l’Haemophilus Influenzae di tipo B era compreso tra gli agenti eziologici più comuni di questa patologia, ma il contributo delle vaccinazioni ha diminuito considerevolmente i casi scatenati da questo batterio.
Come avviene il contagio in caso di meningite?
Il batterio del meningococco viaggia attraverso le secrezioni delle vie aeree e le minuscole goccioline di saliva. Per essere infettati, quindi, occorre un contatto stretto con un soggetto infetto ed è per questo motivo che i focolai di meningite sono più probabili nei luoghi chiusi e affollati, come asili, caserme, discoteche, locali o scuole.
Cosa si intende per contatto stretto? In genere ci si riferisce a membri della stessa famiglia, professionisti che operano nelle scuole per l’infanzia, sanitari, chiunque sia stato esposto direttamente alla saliva del soggetto infetto, attraverso contatti diretti, la permanenza nello stesso ambiente per lungo tempo, l’uso promiscuo di oggetti di uso comune (stoviglie, spazzolini, etc.) e così via.
I bambini più a rischio nel caso in cui si sviluppi un focolaio di meningite sono quelli con un sistema immunitario indebolito, nonché quelli non vaccinati o parzialmente vaccinati contro la malattia. Dal punto di vista anagrafico, risultano maggiormente a rischio i bambini sotto i 5 anni, in particolare quelli inferiori ai 2, ma anche i giovani adulti e gli adolescenti, tendenzialmente più esposti a situazioni di promiscuità.
La meningite ha un tempo di incubazione di circa 2-10 giorni e il periodo di contagio dura fino a 24 ore dopo l’inizio della terapia con specifici antibiotici. L’aspetto relativamente positivo del batterio meningococco è che non riesce a sopravvivere nell’ambiente a lungo e nemmeno sugli oggetti o sugli alimenti.
Quanto è pericolosa la meningite nei bambini?
La meningite è una malattia molto grave, talvolta fulminante, che può causare gravi complicanze e danni neurologici permanenti, dalla paralisi al ritardo mentale, fino alla sordità e alla morte.
La patologia è tristemente fatale nel 5-25% dei neonati e nel 5-10% dei lattanti più grandi e dei bambini. Sottili differenze si riscontrano a seconda del batterio coinvolto: la letalità in lattanti e bambini è del 3 – 5% se a causare il disturbo è l’Haemophilus influenzae di tipo B, del 5 – 10% se è coinvolto il Neisseria Meningitidis e fino al 10- 20% se la causa di meningite è lo Streptococcus Pneumoniae.
I bambini che sopravvivono alla meningite sono comunque soggetti a conseguenze gravi e permanenti. Ad esempio, una percentuale di neonati che va dal 20 al 50% sviluppa importanti problemi cerebrali o a carico del sistema nervoso (come deficit intellettivi, liquido in eccesso negli spazi cerebrali e sordità). Possono essere riportati anche disturbi dell’apprendimento, leggero calo dell’udito o convulsioni.
Anche nei lattanti e nei bambini, il 15-25% dei soggetti presenta alterazioni cerebrali o a carico del SNC, come cali uditivi, convulsioni e importanti deficit intellettivi.
Come riconoscere l’insorgenza di questa patologia nei bambini?
Il più delle volte la meningite si presenta con sintomi comuni ad altre malattie e per questo non viene immediatamente riconosciuta. Nei più piccoli si manifesta tipicamente con:
- febbre alta
- irritabilità
- malessere generale
- cefalea
- vomito
- sonnolenza
- pianto continuo e lamentoso
- rigidità nucale
- difficoltà nell’alimentazione
- convulsioni
I bambini sotto l’anno di età, però, raramente presentano rigidità nucale e non riescono a segnalare ai genitori la presenza di disturbi specifici. Tuttavia, i genitori sperimentano spesso una spiccata difficoltà nel calmare il bambino e un rigonfiamento nella fontanella anteriore. Ulteriori segnali importanti possono essere una sonnolenza anomala, irritabilità eccessiva, inappetenza, aspetto sofferente, vomito, frequenti crisi convulsive e alterazioni dei muscoli facciali o dei movimenti occhi. Le eruzioni cutanee sono un altro dei sintomi tipici di un grave stato di sofferenza generale dell’organismo dei più piccoli.
La sintomatologia della meningite si manifesta di solito circa 2 giorni dopo il contagio e può aggravarsi molto rapidamente soprattutto nei neonati, che tendenzialmente passano da un completo stato di benessere a condizioni rischiose per la vita nel giro di sole 24 ore.
Come diagnosticare la meningite?
Se si sospetta una meningite è fondamentale rivolgersi immediatamente al pediatra, per eseguire esami specifici e avere una diagnosi tempestiva.
Quali sono i principali esami eseguibili?
- La rachicentesi, ossia il prelievo di un campione di liquor cerebrospinale tramite puntura lombare. Tale test consente raccogliere, coltivare e identificare i batteri che stanno causando la malattia. Eventualmente, l’esame serve anche a escludere l’ipotesi di contagio batterico, facendo propendere le diagnosi per una meningite non batterica.
- Analisi del sangue, utili come esame complementare oppure nei casi in cui non è immediatamente eseguibile una rachicentesi, perché il bambino presenta un aumento della pressione spinale, sanguinamenti o lesioni cerebrali (talvolta è possibile individuare i batteri anche nel flusso ematico).
- Analisi delle urine e urinocoltura.
- Risonanza magnetica e/o tomografia computerizzata possono evidenziare l’eventuale presenza di ascessi.
Come curare la meningite?
Una volta diagnosticata la patologia il bambino sarà sottoposto ad una terapia antibiotica in base al batterio che ha provocato la malattia. In questi casi la tempestività è molto importante per evitare danni e favorire la guarigione in tempi brevi. È bene non ritardare l’inizio della terapia antibiotica nell’attesa di avere la certezza circa il patogeno che sta causando il problema. Solitamente, infatti, si imposta una terapia ad ampio spettro che viene poi eventualmente modificata sulla base delle analisi di laboratorio.
In alcuni casi ai bambini sopra le sei settimane di vita vengono somministrati corticosteroidi per via endovenosa nel tentativo di salvaguardare l’udito e ridurre le probabilità che la meningite possa causare danni permanenti a queste delicate strutture. Una volta somministrata la terapia più adatta, è utile eseguire una seconda puntura lombare e un’emocoltura per valutare se l’intervento è stato risolutivo.
Cosa fare in caso di contatto con un soggetto infetto?
Nel caso si sospetti il contatto diretto con un bambino affetto da meningite, è opportuno informare immediatamente il medico curante, che potrà impostare una corretta procedura nel tentativo di mettere in sicurezza gli altri membri della comunità che il bimbo ha frequentato prima della diagnosi.
Il primo passo da fare è seguire una profilassi antibiotica, che coinvolga tutti i soggetti interessati, indipendentemente dallo stato di immunizzazione (la dovrebbe seguire anche chi ha ricevuto il vaccino). La profilassi andrebbe iniziata idealmente entro le 24 ore successive all’identificazione del caso, in modo da abbattere le percentuali di rischio per i contatti più vicini.
Tra i farmaci che vengono più comunemente usati per la profilassi in caso di meningite ci sono la rifampicina, la ciprofloxacina o il ceftriaxone e la scelta tra uno e l’altro si compie in base all’età del soggetto e al suo stato di salute generale.
La prevenzione della meningite
L’arma migliore contro la meningite, come sempre succede nel caso delle malattie infettive, resta la prevenzione, soprattutto per quanto riguarda i bambini più piccoli. Oggi, infatti, esistono diversi vaccini per prevenire l’insorgenza della meningite e proteggere i giovani e i giovanissimi dal serio rischio di complicanze.
I vaccini oggi a disposizione riescono a fornire un efficace scudo contro il meningococco e le altre forme di meningite batterica e al momento sono principalmente 3 le tipologie di prodotto disponibile per la somministrazione:
- il vaccino contro la meningite di tipo B, offerto gratuitamente dal Sistema Sanitario Regionale e somministrabile dal 2°-3° mese di vita del bambino, con un numero di dosi che varia in base all’età e al percorso vaccinale prescelto;
- il vaccino contro il sierotipo C, anch’esso offerto in via gratuita dal Sistema Sanitario Regionale e somministrabile ai bambini tra i 13 e 15 mesi (anche prima, nei casi di soggetti a rischio);
- il vaccino tetravalente contro la meningite di tipo A, C, W, Y.
Esistono anche il vaccino coniugato contro l’Haemophilus Influenzae di tipo B (HIB), il vaccino anti-pneumococco coniugato e il vaccino anti-meningococco coniugato per bambini e adolescenti.
Come tutti i vaccini, anche quello contro la meningite può avere effetti collaterali, in genere lievi e transitori. I più comuni sono dolore, gonfiori e rossori nella sede dell’iniezione, che durano circa un paio di giorni, ma anche febbre, sonnolenza, malessere e irritabilità, che tendono a perdurare per 2 o 3 giorni dopo la somministrazione.
In rari casi possono verificarsi anche reazioni allergiche dalla gravità variabile, che possono arrivare anche allo shock anafilattico: solitamente si manifesta entro i primi minuti dall’inoculazione e necessita di un rapido intervento da parte del personale sanitario. Per questo si consiglia sempre di attendere circa 20 minuti dopo la somministrazione prima di allontanarsi dalla struttura sanitaria presso la quale si è effettuato il vaccino.
Se hai dubbi circa il tuo stato vaccinale o quello del tuo bambino, puoi consultare il tuo libretto vaccinale oppure rivolgerti al tuo medico curante.
Fonti bibliografiche
- Meningite nei bambini, Manuale MSD
- Le 10 cose da sapere sulla meningite in età pediatrica, Società Italiana di Pediatria