L’illusione di adeguatezza delle informazioni, perché è ingannevole

Che cosa genera l'illusione di adeguatezza delle informazioni e quali possono essere le conseguenze del realismo ingenuo

Pubblicato: 31 Ottobre 2024 12:38

Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Psicologicamente, siamo sempre portati a pensare che i nostri pensieri siano i più vicini alla realtà. Ma a volte questa nostra sicurezza ci può ingannare. E bisogna tenerne conto, quando discutiamo con un’amica o con una collega. Perché potremmo sbagliarci. E non per cattiveria o sicumera. Ma semplicemente per una sorta di “sopravalutazione” delle informazioni di cui disponiamo.

Magari sappiamo solamente una parte più o meno ampia delle conoscenze di cui avremmo bisogno, ma siamo portati comunque a pensare di avere in pugno l’argomento di cui parliamo. Così decidiamo. E discutiamo. Il fenomeno, a detta degli studiosi che l’hanno analizzato in una pubblicazione su PLOS One, potrebbe dipendere da una sorta di certezza fittizia. Quella che gli stessi esperti, in una nota dell’ateneo dell’Università Statale dell’Ohio, hanno definito “illusione di adeguatezza delle informazioni“.

Analisi sui comportamenti online

Cosa emerge dalla ricerca? “In generale, le persone non si fermano a pensare se potrebbero esserci più informazioni che potrebbero aiutarle a prendere una decisione più informata – segnala uno degli autori dello studio Angus Fletcher, dello stesso ateneo dell’Ohio”. Ma siamo comunque portati a fare una sintesi, tanto che conta molto come una teoria viene presentata: se si riesce ad essere coinvolgenti proponendo anche solo una serie di informazioni, ma comunque in linea con il percorso narrativo, la maggior parte delle persone si dice d’accordo.

La ricerca, che ha visto tra i coautori Hunter Gehlbach, psicologo educativo presso la Johns Hopkins University’s School of Education, e Carly Robinson dell’Università di Stanford, ha preso in esame oltre 1250 persone seguite online.

I partecipanti sono stati divisi in tre gruppi. A tutti è stato proposto un articolo su una scuola immaginaria che non aveva abbastanza acqua. Un gruppo ha letto un reportage che forniva solo le ragioni per cui la scuola avrebbe dovuto fondersi con un’altra che aveva abbastanza acqua. Al secondo gruppo veniva proposto un testo che offriva solo le ragioni per cui restare separati e sperare in altre soluzioni. I partecipanti del terzo gruppo di controllo ha letto tutti gli argomenti a favore della fusione delle scuole e a favore della loro separazione.

Così nasce l’illusione di sapere

I risultati hanno mostrato che i due gruppi che hanno letto solo metà della storia, ovvero solo gli argomenti pro-fusione o solo quelli contro-fusione, credevano comunque di avere abbastanza informazioni per prendere una giusta decisione. Tanto che la maggior parte ha detto che avrebbe seguito le raccomandazioni nell’articolo letto.

Insomma: chi aveva solo una metà delle informazioni si è rivelato più sicuro della propria scelta rispetto addirittura a chi conosceva tutta la vicenda nei minimi particolari. Inoltre, i partecipanti che avevano metà delle informazioni hanno affermato di pensare che la maggior parte delle altre persone avrebbe preso la stessa decisione.

Attenzione però. Dallo studio emerge anche che siamo pronti a seguire quanto ci viene proposto.  Alcuni dei partecipanti che avevano letto solo una parte della storia hanno poi letto le argomentazioni per l’altra parte. E molti di quei partecipanti erano disposti a cambiare idea sulla loro decisione, una volta che avevano tutti i fatti.

Il rischio dell’incomprensione

Se è vero che sulle scelte ideologiche è difficile cambiare opinione, secondo lo studio occorre fare attenzione alla possibilità di incomprensioni nella vita di ogni giorno. Insomma, bisogna mettersi in gioco. E non affidarsi a quello che, come riporta la nota dell’ateneo, viene definito “realismo ingenuo”. Ci cadiamo tutti.

È la convinzione che le persone hanno che la loro comprensione soggettiva di una situazione sia davvero la verità. Insomma: dovremmo sempre essere un pochino più certi delle nostre idee, sulla base della conoscenza. e non parlare con certezza senza sapere l’intero percorso. Occorre sapere di avere la storia completa su una situazione prima di prendere posizione o prendere una decisione. E magari chiederci se qualcosa ci sfugge, prima di lasciarci andare a giudizi definitivi.

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