L’Helicobacter pylori o H. pylori è un batterio spiraliforme (ossia a forma di spirale) che è un frequente colonizzatore della mucosa gastrica. Basti pensare, che secondo le stime, è presente nello stomaco di ben due persone su tre. Questo, però, non rappresenta sempre un problema: spesso, infatti, l’infezione è asintomatica e non provoca danni.
In altri casi, invece, non va sottovalutata perché può causare problemi, come gastrite e ulcere a livello dello stomaco o del duodeno, il primo tratto dell’intestino. Ecco allora tutto quello che c’è da sapere sull’infezione da Helicobacter pylori e sulle strategie da adottare per tutelare la propria salute.
Indice
Cos’è l’Helicobacter pylori
L’infezione da Helicobacter pylori si verifica quando questo batterio infetta lo stomaco: generalmente nei paesi poveri ciò avviene soprattutto durante l’infanzia, mentre nei paesi occidentali può avvenire anche durante l’età adulta. A oggi, non si sa come una persona possa contrarre il microrganismo. Si sa però che al momento l’uomo è l’unico serbatoio noto di questo batterio. Secondo le ipotesi più accreditate, le modalità di trasmissione più probabili sono quella orale (quindi tramite contatti diretti, vomito, goccioline di saliva) e quella oro-fecale (essenzialmente tramite il contatto con feci infette). È anche possibile però che la trasmissione avvenga tramite il contatto con acque o con strumenti endoscopici contaminati. Ecco perché i soggetti più a rischio sono quelli che vivono in paesi con scarse condizioni igieniche.
Questo batterio è particolare perché riesce a sopravvivere in un ambiente inospitale e fortemente acido quale è lo stomaco. Merito di un enzima che auto-produce, chiamato ureasi, che gli permette di penetrare nella mucosa dello stomaco e di neutralizzare, almeno in parte, l’acidità gastrica. In realtà, anche la sua particolare forma a elica – da cui prende il nome – gli è d’aiuto in questo senso: infatti, gli consente di arrivare nello strato più interno e meno acido della mucosa gastrica, una zona sicuramente più ospitale.
Sintomi dell’infezione da Helicobacter pylori
La maggior parte delle persone non si rende conto di avere un’infezione da H. pylori, perché non si ammala mai: non ha alcun sintomo che la possa indurre ad avere dei sospetti e a rivolgersi al medico. Non è chiaro il motivo, ma si è ipotizzato che alcuni soggetti nascano con una maggiore resistenza agli effetti dannosi di questo microrganismo così particolare. Altri individui, invece, possono sviluppare delle malattie quando il loro stomaco viene colonizzato dal batterio.
Quando l’infezione da H. pylori è sintomatica, segni e sintomi possono includere:
- bruciore all’addome
- dolore addominale che peggiora quando lo stomaco è vuoto
- nausea
- perdita di appetito
- rutti frequenti
- gonfiore
- perdita di peso involontaria e ingiustificata
- alitosi
Complicanze dell’Helicobacter pylori
Come detto, in alcuni casi il batterio può agire in maniera negativa sulla salute e provocare problematiche anche serie. Le complicazioni associate all’infezione da H. pylori includono:
- anemia: talvolta l’infezione può causare un’anemia, specie da carenza di ferro. Ecco perché nelle persone anemiche si può consigliare di eseguire un test per la ricerca dell’H. pylori, specie se non si riescono a individuare le cause della problematica;
- ulcere: il batterio, una volta insidiatosi nello stomaco, può danneggiare il rivestimento che lo protegge e causare un’ulcera, ossia una piaga aperta, che a sua volta può associarsi a delle complicanze;
- gastrite: l’infezione da H. pylori può irritare lo stomaco, causando l’infiammazione della mucosa che lo riveste;
- cancro allo stomaco: l’infezione da H. pylori è un forte fattore di rischio per alcuni tipi di cancro allo stomaco, tanto che l’International Agency for Research on Cancer (IARC) l’ha inclusa nella lista degli agenti cancerogeni. Tuttavia, occorre fare una distinzione: gli studi degli ultimi anni hanno dimostrato che da un lato, questa infezione favorisce lo sviluppo del tumore del fondo dello stomaco, ma dall’altro protegge dallo sviluppo di quello che può nascere a livello del cardias (la valvola attraverso la quale l’esofago sbocca e s’immette nello stomaco).
- un aumentato rischio di sviluppare linfoma gastrico; diversi articoli scientifici hanno evidenziato che H. pylori ha un ruolo nella patogenesi del linfoma gastrico MALT attraverso diversi meccanismi, tra cui l’induzione dell’infiammazione cronica, l’alterazione della risposta immunitaria locale e la promozione della proliferazione cellulare anormale.
Come fare la diagnosi dell’Helicobacter pylori
Per diagnosticare un’infezione da H. pylori si possono utilizzare diversi test e procedure. Questi stessi test sono utili anche dopo il trattamento, per verificare che il batterio sia stato eliminato e che non sia necessaria un’ulteriore terapia. I più comuni sono:
- il test delle feci per la ricerca degli antigeni dell’H. pylori;
- il test del respiro o breath test effettuato su campioni di aria espirata. In pratica, prima si somministra alla persona urea marcata radioattivamente, poi si misura la quantità di anidride carbonica emessa con l’espirazione. In presenza di urea, infatti, questo gas costituisce il prodotto metabolico del batterio e può aiutare a individuare la presenza dell’infezione;
- il test del sangue con ricerca degli anticorpi IgG specificamente diretti contro l’H. pylori. Questo ultimo però non consente di distinguere con precisione tra un’infezione attiva e un’infezione passata o pregressa.
La presenza di Helicobacter può essere confermata o esclusa anche con la gastroscopia, una procedura durante la quale vengono prelevati campioni della mucosa dello stomaco e dell’intestino, che vengono poi analizzati al microscopio. Questo esame è più invasivo perché prevede l’inserimento di un tubo endoscopico nello stomaco, attraverso la bocca, ma è considerato lo standard ottimale per la diagnosi dell’ulcera.
Cure dell’Helicobapter Pylori
Le infezioni da H. pylori vengono solitamente trattate con un mix di diversi antibiotici somministrati contemporaneamente. Il medico prescriverà con tutta probabilità anche dei farmaci inibitori della pompa protonica (IPP), che impediscono la produzione di acido nello stomaco e alleviano i sintomi.
In genere la terapia va seguita per due settimane. Dopo quattro settimane è necessario ripetere le indagini, per vedere se il batterio è stato debellato. Se il primo trattamento non è riuscito a eradicare il microrganismo, è necessario intraprendere una diversa terapia antibiotica, ovviamente sempre sotto controllo medico.
I consigli di prevenzione
Non esistono particolari regole da seguire per prevenire l’infezione. Tuttavia, considerato che le principali vie di trasmissione sembrerebbero essere quella orale e quella oro-fecale, è sicuramente utile:
- lavarsi bene le mani, più volte al giorno, a maggior ragione prima e dopo l’uso dei servizi igienici;
- non toccare i cibi con le mani non pulite: prima e dopo la preparazione degli alimenti e prima dei pasti lavarsi con accuratezza le mani;
- rispettare tutte le regole per la corretta preparazione e conservazione dei cibi;
- bere acqua potabile;
- quando si viaggia in paesi con scarse condizioni igieniche bere solo acqua in bottiglia ed evitare il ghiaccio; evitare di consumare cibi preparati o serviti in ambienti dove le condizioni igieniche sono precarie come tanti “street food”
Fonti bibliografiche:
- Petruta Violeta Filip, Denisa Cuciureanu, Laura Sorina Diaconu, Ana Maria Vladareanu, Corina Silvia Pop, MALT lymphoma: epidemiology, clinical diagnosis and treatment