Prendersi cura della persona e non della malattia. Così si può solo vincere. Recita più o meno così una delle massime di Patch Adams, il medico “clown” che ha dato il via ad una vera e propria rivoluzione nelle corsie d’ospedale, portando la “terapia della risata” e i buffi pagliacci che curano come un vero e proprio “farmaco”.
Oggi si sa che la clownterapia può aiutare molto i bambini ricoverati. E, nel numero di Natale, il British Medical Journal ha voluto aggiungere un tassello alle conoscenza scientifiche su questo fronte, pubblicando uno studio unico nel suo genere che dimostra come questo “approccio” fatto di nasi finti, sorrisi, scherzi e musica può anche influire sui sintomi fisici dei piccoli malati.
Così agisce il “trattamento”
Da tempo si sa, sia pure se con osservazioni a volte contrastanti tra loro, che la presenza dei pagliacci in corsia può diventare una sorta di viatico per limitare le paure e le ansie di un bimbo che si trova catapultato in un letto d’ospedale e deve essere sottoposto ad un’operazione, con una chiara “deviazione” dalla sua normale routine di vita.
Ma lo studio condotto in Sud-America e in Canada e pubblicato su British Medical Journal ha voluto capire ancora di più, ed andare a valutare se il clown con effetto terapeutico, quindi adeguatamente addestrato, potesse risultare utile anche su sintomi fisici, come appunto il dolore.
L’indagine ha preso in esame le banche dati ricavate da una serie di studi clinici, analizzando quanto emerge da 24 ricerche che hanno preso in esame un totale di oltre 1600 bambini ed adolescenti ricoverati in ospedale sia per brevi periodi, legati ad un intervento chirurgico, o per tempi prolungati, in quanto affetti da una malattia cronica. In termini generali, stando a quanto riporta la prestigiosa rivista scientifica, il principale nemico da analizzare è stata l’ansia. Ma ovviamente anche altri problemi, come dolore, stato emotivo generale, stress, piano e altro sono stati parametri presi in considerazione.
I risultati dell’analisi di tutte queste ricerche mostrano chiaramente come quando in corsia giravano regolarmente i clown, bambini ed adolescenti a prescindere dalla presenza vicino a loro di un genitore hanno presentato livelli di ansia inferiori prima, durante e dopo procedure mediche diverse, oltre ad un miglioramento delle condizioni psicologiche.
Più “pagliacci” in ospedale
La morale che emerge dalla ricerca è fin troppo chiara, pur se gli studi presentano una serie di fattori confondenti che vanno considerati. In complesso, come riporta la ricerca, la presenza dei clown in corsia potrebbe avere un effetto positivo nel migliorare il benessere psicologico e le risposte emotive nei bambini e negli adolescenti in ospedale con disturbi acuti e cronici.
Certo è che sempre più occorre prestare attenzione al bambino malato nella sua globalità, proprio come ricordava Patch Adams. Il piccolo, quando è in ospedale, normalmente ha bisogno di maggior attenzione ed amore verso il proprio corpo e la propria mente. La reazione alla malattia ed al ricovero può infatti essere varia.
A volte il bambino malato può “staccarsi” completamente dalla propria realtà per “occuparsi” solamente della propria salute, in altri casi, specie quando è molto “solo” nella sua vita di ogni giorno, richiede a chi gli sta intorno in ospedale quel supplemento di amore di cui ha bisogno. Ed i clown possono diventare un utilissimo strumento di cura e di sollievo per il piccolo che vive comunque un’esperienza traumatica.