Le punte di diamante si trovano in due Regioni, entrambe del Nord Italia: Piemonte e Veneto. Fanalino di coda, invece, al sud, tanto che il ministro della Salute, Orazio Schillaci, parla di “criticità”, spiegando: “Permane un significativo divario Nord-Sud: penso alla concentrazione di interventi oncologici complessi che al Sud fatica ancora a raggiungere gli standard previsti, specialmente per il tumore del pancreas (solo 28% in centri ad alto volume) e il tumore del retto. Anche la tempestività di accesso alle procedure salvavita varia considerevolmente tra il Nord e il Sud, come pure l’appropriatezza clinica in ambito materno-infantile, con particolare riferimento ai parti cesarei“. A stilare la classifica degli ospedali italiani è l’Agenas.
La classifica
Secondo il Piano nazionale esiti 2025 (Pne) presentato da Agenas, a ottenere la massima valutazione in tutte le aree prese in considerazione sono solo due strutture: l’ospedale di Savigliano in Piemonte e quello di Mestre in Veneto. Gli ambiti in questione sono quello cardiocircolatorio, nervoso, respiratorio, chirurgia generale, chirurgia oncologica, gravidanza e parto, osteomuscolare, nefrologia. A livello genere, quindi in tutti i settori analizzati, il Veneto si attesta come seconda regione, alle spalle però della Lombardia, con 3 strutture valutate positivamente in 6, 7 o 8 aree. Ma la classifica ha valutato complessivamente 1.117 strutture pubbliche e private.
Gli ospedali migliori del 2024
La lista è il risultato di una analisi che ha utilizzato il cosiddetto “treemap”, strumento utilizzato per le attività di report, che permette di ottenere un grafico sulla base della qualità delle cure fornite presso una struttura, attraverso indicatori specifici per ciascuna area considerata. Su tutte le strutture valute sul territorio 15 hanno superato “il test” su almeno 6 aree cliniche su 8, ottenendo un livello di giudizio alto o molto alto. Si tratta di:
- Ospedale Bolognini (Lombardia), 6 aree valutate;
- Ospedale di Montebelluna (Veneto), 6 aree valutate;
- Ospedale Bentivoglio (Emilia Romagna), 6 aree valutate;
- Ospedale di Città di Castello (Umbria), 6 aree valutate;
- Ospedale Maggiore di Lodi (Lombardia), 7 aree valutate;
- Fondazione Poliambulanza (Lombardia), 7 aree valutate;
- Ospedale Papa Giovanni XXIII (Lombardia), 7 aree valutate;
- Istituto clinico Humanitas (Lombardia), 7 aree valutate;
- Ospedale di Cittadella (Veneto), 7 aree valutate;
- Ospedale Fidenza (Emilia Romagna), 7 aree valutate;
- Pof Lotti Stabilimento di Pontedera (Toscana), 7 aree valutate;
- Stabilimento Umberto I – G.M. Lancisi (Marche), 7 aree valutate;
- A.O.U. Federico II di Napoli (Campania), 7 aree valutate;
- Ospedale di Savigliano (Piemonte), 8 aree valutate;
- Ospedale di Mestre (Veneto), 8 aree valutate.
I migliori per area
Il Pne indica poi i progressi, area per area. Per quanto riguarda quella cardiovascolare per l’infarto, ad esempio, i ricoveri sono calati del -21%, ma rimane un alto numero di casi (circa il 90% in strutture ad alto volume). La chirurgia oncologica del “tumore della mammella”, invece, registra un sensibile miglioramento: la casistica trattata in strutture ad alto volume è passata dal 72% nel 2015 al 90% nel 2024. Come emerge dal report, se si prendono in considerazione gravidanza e parto, ci sono “tagli cesarei primari in lieve calo (dal 25% nel 2015 al 22% nel 2024), ma con forti differenze Nord-Sud: nelle regioni settentrionali si è più vicini agli standard OMS (15%), in quelle meridionali invece i valori mediani sono spesso al di sopra del 25%. Rimane anche un divario, specie per il numero di casi di chirurgia oncologica complessa di pancreas e retto, la tempestività di accesso a procedure salvavita e l’appropriatezza clinica in area materno-infantile. Migliorano, infine, gli esiti degli interventi al femore negli over 65 entro le 48 ore e diminuiscono i parti cesarei, ma sempre con forti differenze tra Settentrione e Mezzogiorno.
I “bocciati”
Secondo il rapporto Agenas, 197 strutture sono da sottoporre a revisione, a fronte però delle 239 dello scorso anno. La concentrazione dei casi complessi in centri ad alto volume è migliorata in molti ambiti, rileva l’agenzia, ma “persistono criticità”. Quasi due ospedali su 10, sia pubblici che privati, sono “rimandati” nella valutazione di criteri standard di qualità dell’assistenza e la maggior parte è al Sud. Se si entra nello specifico, 51 sono in Campania, 43 in Sicilia, 19 nel Lazio, 19 in Puglia, 14 in Lombardia, 11 in Calabria, 10 in Sardegna, 7 in Piemonte, 5 in Abruzzo, 5 in Basilicata, 3 in Liguria, 2 in Veneto, 2 nelle Marche, 2 in Toscana, 1 in Molise, 1 in Friuli Venezia Giulia, 1 P.A. Bolzano, 1 in Emilia Romagna, 0 in Val d’Aosta, 0 P.A. Trento, 0 in Umbria.
Schillaci: “Progressi ma permane gap Nord-Sud”
Di fronte ai dati il Ministro Schillaci parla di “progressi significativi su più fronti”, anche se “non mancano tuttavia alcune criticità e permane un significativo divario Nord-Sud”. Il titolare del dicastero ha sottolineato come la “concentrazione della casistica complessa in centri che garantiscono alti volumi di attività – correlati a maggiore efficacia – ha registrato miglioramenti notevoli: la chirurgia della mammella è passata in quasi 10 anni dal 72% nel 2015 al 90% nel 2024, così come il tumore del polmone (da 69% a 83%) e della prostata (da 63% a 82%)”.