Crescono i casi di Chikungunya In Italia e sale anche la preoccupazione. Sono 46 quelli registrati in Veneto, da dove parte l’appello delle autorità locali ai cittadini a evitare eventi pubblici affollati, come le sagre gastronomiche e le feste di paese. Ma non va meglio neppure in altre regioni d’Italia: in Emilia Romagna si osserva la diffusione maggiore della malattia, trasmessa dalle zanzare Aedes, dopo che a Carpi si è verificato il focolaio più importante del 2025, con 23 persone infette. In totale finora i casi su tutto il territorio sono 209.
Aumentano i casi di Chikungunya
Nelle scorse ore le attenzioni si sono concentrate sul Veneto e, in particolare, sulla provincia di Verona. Sono 46, infatti, i pazienti risultati infetti (due dei quali hanno avuto bisogno del ricovero ospedaliero). Si tratta della metà di quelli che si contano in Emilia Romagna, ma il timore è la concomitanza tra la diffusione della malattia e una serie di eventi e feste di paese possa fare da booster a una ulteriore diffusione. Il Dipartimento di Prevenzione della Regione Veneto ha intanto confermato che l’area scaligera è per ora l’unica della regione dove è stato riscontrato il virus. Il primo caso si era segnalato il 6 agosto ad Arbizzano, frazione tra Verona e Negrar di Valpolicella. Poi la Chikungunya si è diffusa “a macchia di leopardo”, interessando anche altri comuni come Affi, sempre nella provincia veronese.
L’appello a evitare le sagre di paese
Il numero di pazienti, dunque, cresce e a impensierire le autorità sanitarie è soprattutto il fatto che si tratta di casi autoctoni, ossia di persone che hanno preso la Chikungunya da zanzare in loco e non “portate” da viaggiatori di ritorno da zone endemiche, come quelle tropicali. Per questo, allo scopo di contenere il numero di contagi, è stato rivolto un appello alla popolazione a evitare feste e sagre di paese, dove ci sia un’alta concentrazione di persone e dunque la diffusione della malattia possa essere facilitata. Una di queste occasioni, fatti, potrebbe essere la Fiera del Riso di Isola della Scala, in programma dal 19 settembre al 12 ottobre. Si tratta di un evento che tradizionalmente richiama più di 300mila visitatori italiani e stranieri. Si tenta di scongiurarne la sospensione, come accaduto nei giorni scorsi alla “sagra del Ceo” a Verona, poi riaperta.
Cos’è la Chikungunya
Come chiarisce l’Istituto Superiore di Sanità, la “Chikungunya è una malattia virale, caratterizzata da febbre e forti dolori, che viene trasmessa all’uomo da zanzare infette, in particolare del genere Aedes. La prima epidemia nota è stata descritta nel 1952 in Tanzania, anche se già nel 1779 era stata descritta un’epidemia in Indonesia, attribuibile forse allo stesso agente virale. Attualmente l’infezione è stata identificata in oltre 60 Paesi di Asia, Africa, Europa e delle Americhe”.
Come si trasmette e che rischi comporta
I primi focolai in Italia risalgono al 2007, per poi riverificarsi dieci anni dopo, nel 2017. La malattia è veicolata dalla zanzara Aedes albopictus (la cosiddetta “zanzara tigre”), ormai presente anche nel territorio italiano. Può avere un’incubazione fino a 12 giorni, anche se in media ne occorrono dai 3 ai 7. I sintomi classici sono ad esordio improvviso, come spiega ancora l’ISS tramite il portale Epicentro: “Febbre e dolori alle articolazioni tali da limitare i movimenti dei pazienti (da cui deriva il nome chikungunya, che in lingua swahili significa “ciò che curva” o “contorce”), che quindi tendono a rimanere assolutamente immobili e assumere posizioni antalgiche. Altri sintomi includono dolore muscolare, mal di testa, affaticamento e rash cutaneo. Il dolore alle articolazioni è spesso debilitante, generalmente dura alcuni giorni ma può anche prolungarsi”. Per questo motivo si parla di “febbre spaccaossa”.
Quali precauzioni
Contenere la diffusione della malattia può risultare difficile se non si effettuano disinfestazioni mirate e tempestive. Nell’area di Verona sono state messe in atto bonifiche e trattamenti antilarvali, per evitare il proliferare della zanzara che fa da vettore alla malattia. Lo stesso tipo di trattamento è stato deciso anche in altre zone interessate da focolai. Nelle scorse settimane sono stati registrati casi isolati, però, anche in altre Regioni come la Lombardia, con due pazienti a Como e a Bergamo.
Quanti casi finora
Nel complesso finora l’ultimo bollettino dell’Istituto Superiore di Sanità indica 208 casi di Chikungunya dal 1° gennaio al 9 settembre 2025, ai quali se n’è aggiunto un altro nelle ultime ore. Di questi 41 sono legati a viaggi all’estero e 167 autoctoni. L’età media delle persone colpite è di 60 anni, con prevalenza nelle donne (53% rispetto al 47% degli uomini). Non ci sono state, però, vittime. Come spiega ancora Epicentro, “Nella maggior parte dei casi i pazienti si riprendono completamente, tuttavia, in alcuni casi il dolore alle articolazioni può persistere per mesi o anche anni. Spesso i sintomi nelle persone infette sono lievi e l’infezione può non essere riconosciuta o male interpretata, soprattutto nelle aree in cui è presente la dengue. Occasionalmente sono state segnalate complicanze oculari, neurologiche, cardiache e gastrointestinali. Raramente si verificano complicanze gravi, tuttavia negli anziani la malattia può essere una concausa di morte”.
Gli esperti confidano che un calo fisiologico delle temperature a settembre possa contener ei rischi di un picco di infezioni.