Gambe gonfie. Dolore dopo una breve camminata. Polpacci che si affaticano. Prurito e comparsa di varici. Sono solo alcuni dei segnali che ci dicono che la circolazione all’interno dei vasi degli arti inferiori può non funzionare al meglio. A volte dipende dalle vene, soprattutto nelle donne sotto i 50 anni che soffrono di patologia venosa cronica. In altri casi i problemi si sviluppano per lesioni arteriose che possono provocare ischemie. Non mancano poi le persone in cui entrambe le “vie” del sangue diventano sede di patologia.
Per affrontare queste situazioni molto diffuse nei giorni scorsi è nata la Consulta delle Società Scientifiche e Associazioni Pazienti per le Malattie Vascolari, presentata in occasione di Welfair, la Fiera del Fare Sanità a Fiera di Roma.
Ma quanto sono pericolose, oltre ai disturbi che provocano queste lesioni? Quante persone interessano? Ecco qualche semplice risposta che spiega perché occorre fare attenzione alle gambe e al loro benessere.
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Il peso della circolazione sulle gambe e non solo
Oggi dietro a quasi ogni patologia cronica si trova o si affianca una malattia vascolare. “Ischemie degli arti, aneurismi, ostruzioni carotidee, aterosclerosi, flebo e linfopatie e tumori vascolari sono tra le più importanti cause di mortalità e invalidità nel nostro Paese – spiega Gaetano Lanza, Presidente della Società Italiana di Chirurgia Vascolare ed Endovascolare (SICVE). E sono responsabili del 22% delle morti, subito dopo infarto miocardico (28%) e ictus cerebrale (25%).
Oltretutto, le malattie vascolari risultano in costante aumento per l’incremento nella popolazione dell’età media e di diversi fattori di rischio quali ipertensione arteriosa, diabete mellito, dislipidemie, obesità, fumo, inquinamento, comportamenti e stili di vita non corretti, alimentazione errata e inoltre per predisposizioni genetiche”.
Ma torniamo alle gambe. Una peculiarità della malattia arteriosa degli arti inferiori è di rappresentare un importante fattore di rischio per patologie arteriose in altri distretti corporei: i pazienti affetti da arteriopatia periferica hanno un rischio molto elevato di presentare patologia coronarica o carotidea, con un corrispondente aumento del rischio di infarti ed ictus.
Capitolo vene: i rischi in questo caso sono legati alle flebopatie croniche e acute, alcune delle quali possono aprire la strada all’embolia polmonare. Ovviamente, a fronte di una popolazione che invecchia ed è quindi potenzialmente più fragile, i rischi aumentano. Lo conferma Claudio Novali, Primario emerito di Chirurgia Vascolare – Ospedale di Cuneo Presidente Associazione Pazienti Malattie Vascolari Titoccotoccati APS.
“È in questo bacino che la malattia aterosclerotica agli arti inferiori – che colpisce oltre il 20% dei pazienti con più di 70 anni – può sviluppare, quando non correttamente curata l’ischemia critica agli arti inferiori, responsabile nel 50 % di questi pazienti delle amputazioni: oltre 11mila ogni anno in Italia – racconta. Fra l’altro, un paziente amputato ha un rischio maggiore di incorrere a complicanze cardiache, cerebrali e di mortalità”.
Cos’è la malattia venosa cronica e come si affronta
La malattia venosa cronica, nelle sue declinazioni che vanno dai semplici inestetismi, quali i capillari e le varici reticolari, fino alle vene varicose, l’edema degli arti inferiori e le ulcere, ha una prevalenza di circa il 60-65% nella popolazione generale.
Fino ai 50 anni di età interessa prevalentemente il sesso femminile, in rapporto allo stato ormonale tipico dell’età riproduttiva nella donna ed alle possibili gravidanze. Dopo i 50 anni le differenze si annullano e presenta una prevalenza analoga nei due sessi. Fattori di rischio sono l’obesità, la sedentarietà, lavori in cui è prevista una stazione eretta prolungata e la familiarità.
Il trattamento prevede l’adozione di uno stile di vita adeguato, con particolare attenzione alla dieta ed a praticare un’attività fisica regolare, il ricorso alla contenzione elastica con utilizzo di calze a compressione graduata e la terapia farmacologica, con assunzione di flebotonici. Le vene varicose possono essere trattate chirurgicamente mediante la loro rimozione o l’ablazione, vale a dire la chiusura dall’interno delle stesse varici mediante ricorso a sostanze chimiche (sclerosanti, colla) o ad energica termica (laser e radiofrequenza).
Cos’è la malattia arteriosa periferica e come si affronta
L’arteriopatia periferica interessa un numero molto più contenuto di persone. La prevalenza nella popolazione generale è stimata pari al 12%, comprendendo sia le forme sintomatiche che quelle che non danno segni. I sintomi tipici sono la claudicatio, vale a dire la comparsa di dolori o mancanza di forza ai muscoli degli arti inferiori dopo una marcia di spazio variabile (da pochi metri a diverse centinaia).
Tra i pazienti affetti da arteriopatia periferica solo nell’1% dei casi evolve in ischemia critica, con rischio anche di perdita dell’arto interessato. È molto più frequente nel sesso maschile, come peraltro le diverse manifestazioni dell’aterosclerosi, ma la differenza tra generi si attenua notevolmente dopo i 50 anni di età. Fattori di rischio sono il fumo, il diabete, l’ipercolesterolemia, l’ipertensione arteriosa e la familiarità.
La terapia consiste nel trattamento dei fattori di rischio e nell’assunzione di antiaggreganti, statine e farmaci che aumentano lo spazio di marcia. Una peculiarità della malattia arteriosa degli arti inferiori è di rappresentare un importante fattore di rischio per patologie arteriose in altri distretti corporei: i pazienti affetti da arteriopatia periferica hanno un rischio molto elevato di presentare patologia coronarica o carotidea (con un corrispondente aumento del rischio di infarti ed ictus). La diagnosi precoce è fondamentale per una terapia mirata, che parte dai farmaci e può arrivare fino a veri e propri interventi chirurgici.