Gioielli reali: dal furto al Louvre al ritrovamento in Canada

Dalle teche del Louvre ai caveau canadesi: gli affascinanti gioielli reali, negli ultimi due mesi, sono stati al centro delle cronache di tutto il mondo

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Gilda Faleri

Giornalista e Royal editor

Royal Watcher toscana laureata in comunicazione. Scrive principalmente di famiglie reali e ha fondato uno dei primi blog italiani a tema royals.

Gioielli rubati, gioielli ritrovati: potrebbe essere questo il riassunto delle cronache dei mesi scorsi, che hanno visto protagonisti un furto inestimabile presso il museo del Louvre e un “ritrovamento” inatteso di gioielli appartenuti alla Casa Imperiale degli Asburgo.

Un furto destinato a diventare leggenda

Il 19 ottobre 2025 resterà nelle cronache culturali mondiali come una data nera. All’alba, un commando composto da quattro uomini – due vestiti da operai con gilet gialli, due a bordo di uno scooter pronti per la fuga – ha fatto irruzione nella Galerie d’Apollon, la parte del Louvre dove sono custoditi i preziosi della collezione di gioielli della Corona di Francia. Un colpo rapidissimo: una manciata di minuti. Tanto è bastato per mandare in frantumi le teche e sottrarre alcuni dei pezzi più celebri della gioielleria europea del XIX secolo.

Una rapina da film e un bottino senza precedenti, “di un valore inestimabile”, ha spiegato Laurent Nuñez, ministro dell’Interno ed ex prefetto di Parigi. I ladri sono riusciti a penetrare nel museo portando via otto gioielli storici, due dei quali ritrovati poco dopo.

I gioielli rubati sono: la parure della Regina Marie-Amélie, il collier e gli orecchini di smeraldi dell’Imperatrice Maria Luisa, il diadema di perle creato da Gabriel Lemonnier, la spilla detta “reliquiario” e il grande nodo da corsetto tutti e tre pezzi dell’Imperatrice Eugenia.

Gli oggetti rubati non sono semplici gioielli: sono pezzi di storia.

Gioielli che raccontano la storia francese

Uno dei più celebri è la parure di zaffiri della Regina Marie-Amélie, composta da diadema, collana, orecchini e una grande spilla centrale. Realizzata durante il Primo Impero, la parure è diventata un simbolo della famiglia Orléans: zaffiri blu intensi, montati su oro e argento. Alcune pietre potrebbero essere appartenute a Maria Antonietta. La parure, probabilmente realizzata per Joséphine, moglie di Napoleone I, passò poi alla figlia di lei Hortense e quindi a Marie-Amélie, che divenne Regina nel 1820. I discendenti l’hanno venduta al Louvre negli anni Ottanta.

Altri due pezzi trafugati sono gli orecchini e la tiara di diamanti e smeraldi dell’Imperatrice Maria Luisa d’Asburgo, seconda moglie di Napoleone I. La struttura, creata dal gioielliere Nitot, è un capolavoro con smeraldi colombiani di rara intensità. Napoleone li regalò alla moglie per le nozze nel 1810. Maria Luisa portò poi i suoi gioielli a Parma; il collier e altri pezzi vennero lasciati a un parente Asburgo e venduti un secolo dopo.

Durante la fuga, i ladri hanno perso la corona dell’Imperatrice Eugenia, realizzata nel 1855 in oro e impreziosita da 1.300 diamanti e 56 smeraldi. È stata ritrovata poche ore dopo, danneggiata.

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Alcuni dei pezzi trafugati. La corona a destra è stata ritrovata

Si sono perse le tracce dei gioielli reali

Il valore totale della refurtiva è stato stimato in oltre 88 milioni di euro, ma il danno più grave è culturale. Si tratta di pezzi unici, difficilmente replicabili, soprattutto se le pietre dovessero essere smontate — cosa che gli esperti temono sia già accaduta.

Nelle ultime settimane sono stati arrestati altri quattro sospetti — due uomini e due donne, residenti nell’area parigina. Uno degli uomini sarebbe l’ultimo membro del commando entrato nella sala, mentre gli altri tre avrebbero garantito supporto logistico. Nonostante l’avanzamento delle indagini, il bottino resta introvabile.

Le indagini vanno avanti

Le prime catture risalgono già a fine ottobre: un arresto in aeroporto durante un tentativo di fuga e un altro nelle periferie di Parigi. Gli interrogatori suggeriscono la presenza di mandanti esterni, forse legati al mercato clandestino dei gioielli e dell’arte, ma nessun nome è stato ufficializzato.

Il Louvre fa acqua da tutte le parti nel vero senso della parola poiché è di poche ore fa la notizia di un ulteriore danno causato da una perdita d’acqua verificatasi il 26 novembre che ha danneggiato diverse centinaia di opere della biblioteca delle antichità egizie.

Un ritrovamento degno di Hollywood

Se la Francia perde i tesori che fanno parte della memoria storica, l’Austria ritrova parte dei gioielli appartenuti alla sua casa reale, gli Asburgo. Dopo più di un secolo, infatti, è riemerso in Canada un tesoro che molti credevano perduto per sempre: era custodito al sicuro in una cassetta di sicurezza.

Gioielli di Sissi e Maria Teresa d’Austria

I gioielli perduti degli Asburgo sono stati ritrovati. O meglio: non erano mai scomparsi davvero. Sono rimasti nascosti per oltre cent’anni in una cassetta di sicurezza, protetti da un segreto familiare. Tra i pezzi riemersi figurano preziosi legati ai Medici, a Maria Teresa d’Austria e all’Imperatrice Sissi.

Dopo la caduta dell’Impero nel 1918 e l’esilio della famiglia reale, questi gioielli sembravano dissolti nel nulla. Per decenni si è pensato che fossero stati rubati, venduti o dispersi tra guerre, confische ed emigrazioni. La verità è molto più cinematografica.

Il segreto dell’Imperatrice Zita

I pezzi erano al sicuro nel caveau di una banca del Québec. Nel 2024, due cugini della famiglia contattarono Carlo d’Asburgo, erede diretto del casato, rivelandogli l’esistenza del tesoro. La chiave di tutto era un ordine della nonna, l’imperatrice Zita: il luogo dove erano nascosti i gioielli non doveva essere rivelato prima che fosse trascorso un secolo dalla morte dell’imperatore Carlo I, avvenuta in esilio a Madeira il 1° aprile 1922.

Solo due uomini della famiglia dovevano conoscere quel segreto. Oggi, quei due sono proprio i cugini che hanno svelato il mistero all’erede degli Asburgo.

Ora, la questione più dibattuta non è solo storica, ma anche politica. Carlo d’Asburgo ha espresso il desiderio che i gioielli vengano esposti al pubblico — per il momento in Canada, non in Austria. Nella famiglia c’è infatti un timore concreto: che la Repubblica d’Austria possa rivendicare la proprietà dei pezzi, sostenendo che appartengano al patrimonio dello Stato e non a quello dinastico.

Il Fiorentino, il diamante dei Medici

Fra i tesori ritrovati spicca una leggenda: il Fiorentino o Florentiner, il diamante giallo da 137,27 carati. Arrivato a Vienna tramite i Medici, è per molti un simbolo che appartiene alla Toscana, non all’Impero asburgico.

La gemma porta con sé non solo la storia imperiale, ma anche una ferita ancora aperta per Firenze. Secondo storici e studiosi, il diamante venne sottratto dagli Asburgo-Lorena in violazione del Patto di Famiglia, firmato dall’ultima dei Medici, l’Elettrice Palatina Maria Luisa, che vietava di portare via opere d’arte e beni dal Granducato. Il Fiorentino avrebbe dovuto restare nel patrimonio mediceo.

La questione non è soltanto sentimentale. L’Italia chiese la restituzione del Fiorentino già nel 1923, ma l’Austria ha sempre sostenuto che la gemma fosse scomparsa e quindi impossibile da consegnare.

Per Firenze, però, il diamante non è solo un gioiello straordinario: è un tassello identitario, promesso per iscritto alla città dei Medici. Il ritrovamento in Canada dimostra che non era perduto. E riapre un vecchio interrogativo: il Fiorentino deve tornare a Firenze?

I gioielli imperiali rimarranno in Canada

Quando l’annuncio è arrivato, a novembre 2025, gli esperti della gioielleria di corte viennese A.E. Köchert sono volati in Canada per autenticare i pezzi: tutti originali, tutti intatti.
Manca però all’appello un oggetto che molti speravano di ritrovare: una corona di Sissi, mai più vista dopo gli anni Venti. Secondo alcuni discendenti potrebbe essere stata sottratta già all’epoca, forse durante i primi trasferimenti del tesoro in fuga. Ma non stupirebbe se un giorno riemergesse da un altro caveau, dall’altra parte del mondo.

Due finali opposti

È difficile non vedere il parallelismo tra i due avvenimenti: da una parte la brutalità di un furto che cancella una parte di storia in pochi secondi; dall’altra un tesoro che sopravvive grazie alla segretezza e al rispetto degli eredi. In un caso, gli oggetti vengono sottratti per essere smembrati o rivenduti rapidamente, togliendo loro dignità e valore. Nell’altro, restano nascosti, protetti come reliquie familiari, perché la storia possa restituirli alle future generazioni.

Una storia lascia l’amaro in bocca, l’altra regala un lieto fine, almeno per il momento.

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