Sindrome di Cenerentola: quando il lieto fine non ha bisogno di un principe

Dobbiamo smetterla di credere che la nostra felicità dipende da un uomo. Il lieto fine dobbiamo conquistarcelo, da sole

Pubblicato: 6 Giugno 2021 08:00

DiLei

Redazione

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L’ossessione del lieto fine non dovrebbe mai condizionare il nostro presente che, al contrario dovrebbe essere vissuto intensamente. Perché ormai lo sappiamo che il tempo è troppo prezioso per lasciarlo scorrere così velocemente tra le preoccupazioni di ciò che accadrà.

Ma va bene avere sogni grandi e straordinari per il domani, con l’auspicio che vivremo per sempre felici e contente. È comprensibile, in fondo, desiderare ciò. Quello che proprio non è accettabile, invece, è la convinzione che la felicità dipende per forza da qualcun altro, da quel principe azzurro che ci ha trasformate in imperfette Cenerentole.

Perché per quanto meravigliose siano ancora oggi le favole – Disney e non -, è inutile negare che è stata loro la colpa di quel cliché al quale oggi siamo aggrappate per dare un senso alla nostra vita: arriverà il Principe Azzurro e ci salverà, per poi donarci il lieto fine.

Mai pensiero fu più sbagliato e antiquato di questo. Eppure alcune di noi sono ancora in attesa di vedere arrivare che quell’uomo biondo con gli occhi azzurri in sella a un cavallo. E questo è un dato di fatto, al punto tale che gli esperti hanno coniato il termine di sindrome di Cenerentola per riferirsi a tutte quelle donne che hanno paura della solitudine e che credono di aver bisogno di una figura che si prenda cura di loro.

Queste moderne Cenerentole vivono nella convinzione di avere bisogno di un uomo per ottenere un lieto fine, per essere felici e per essere salvate da eventuali situazioni che le rendono insoddisfatte. Ma si tratta assolutamente di fantasie che hanno come diretta conseguenza la nascita di rapporti tossici e perversi, dove la donna non fa che idealizza l’uomo e metterlo al centro di tutto il suo universo.

La sindrome di Cenerentola, tuttavia, è una situazione dalla quale si può uscire, a patto che si lavori costantemente su ste stesse. Come? Pere prima cosa bisogna promuovere l’autonomia e l’indipendenza, anche iniziando da piccole cose come dedicarsi alle passioni o a gli hobby. Iniziare a fare delle cose esclusivamente per se stesse, e da sole.

Bisognerebbe, poi, avere il coraggio di uscire dalla propria comfort zone, di spezzare la routine per imparare a conoscere i propri limiti e superarli. Non c’è bisogno di stravolgere completamente la propria vita, ma è importante cominciare, anche dalle piccole cose, cambiando le abitudini, facendo qualcosa che prima non non avevamo il coraggio di fare. Anche un viaggio in solitaria, in questo senso, risulta terapeutico.

Infine, bisogna lavorare sull’autostima e sul rapporto che abbiamo con noi stesse. Perché forse l’amore arriverà e sarà bellissimo, ma ricordiamoci che prima di ogni cosa ci siamo noi. E solo stando bene con noi stesse potremmo stare bene anche con gli altri.

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