Se sei sensibile sei anche intelligente: è vero?

La sensibilità è una forma di intelligenza, ma bisogna gestirla per non subirla

Pubblicato: 27 Settembre 2024 18:00

Donatella Ruggeri

Psicologa

Psicologa, fondatrice di “Settimana del Cervello”. È una nomade digitale: lavora da remoto e lo fa viaggiando.

Ti sei mai chiesta se le persone più sensibili sono anche più intelligenti?

La sensibilità, spesso considerata come una lente attraverso cui percepiamo il mondo – in maniera più intensa e profonda – è stata per lungo tempo associata a una certa ritrosia.

Chi è sensibile può tendere a non esporsi troppo, a rimanere nell’ombra, e questo atteggiamento può alimentare un pregiudizio diffuso: che le persone sensibili non siano in grado di affrontare un mondo sempre più difficile, di risolvere le sfide quotidiane o di prendere decisioni logiche.

Un luogo comune che non corrisponde alla verità e che colpisce soprattutto le donne, il cui acume emotivo viene frequentemente considerato un ostacolo alla capacità di essere razionali.

Ma la scienza dice che è tutto il contrario di ciò che si pensa! Vediamo perché.

Cosa vuol dire, davvero, essere sensibili

La sensibilità emotiva è la capacità di percepire e reagire alle emozioni, proprie e altrui, in modo profondo e accurato.

Le persone emotivamente sensibili tendono cioè ad essere più consapevoli dei segnali emotivi provenienti dall’ambiente e dalle interazioni sociali, il che le rende più empatiche e capaci di comprendere le emozioni degli altri

La forte empatia e la loro capacità di percepire anche i segnali emotivi più sottili le fa essere particolarmente competenti nelle relazioni interpersonali.

Le persone sensibili sono infatti più brave a creare connessioni autentiche e durature, poiché sanno riconoscere e rispondere alle emozioni degli altri in modo attento e premuroso. Nelle relazioni, sanno come adattare la comunicazione per far sentire gli altri compresi e supportati e riescono a creare un ambiente di fiducia e apertura.

Questa competenza relazionale le rende molto efficaci anche nel mediare conflitti o tensioni, poiché sono in grado di anticipare e affrontare i problemi emotivi prima che questi degenerino.

Inoltre, grazie alla loro capacità di “leggere” il contesto emotivo, sono più brave nei lavori di gruppo, poiché riescono a sintonizzarsi con i bisogni emotivi dei colleghi e a facilitare la collaborazione.

Le persone sensibili sanno creare un clima positivo e inclusivo che aumenta il benessere e la produttività e sono generalmente più abili nel risolvere problemi sociali complessi, poiché riescono a bilanciare le esigenze emotive con quelle logiche, arrivando a soluzioni che tengono conto dei sentimenti di tutti i coinvolti

Essere sensibili è un punto di forza o una debolezza?

La sensibilità quindi è un super potere? Non sempre.

Al di là delle difficoltà che le persone sensibili possono avere nella vita provocate dal pregiudizio di cui abbiamo parlato, questa elevata competenza emotiva, quando non è vissuta con consapevolezza, può in effetti portare a un sovraccarico emotivo e a una maggiore vulnerabilità.

Che non vuol dire però che la sensibilità sia debolezza! 

La sensibilità, come abbiamo visto, può rappresentare una risorsa preziosa, ma per non diventare fonte di stress o di ansia, deve essere riconosciuta, compresa e gestita.

Sensibilità non vuol dire fragilità

Se la sensibilità non gestita può renderci più vulnerabili allo stress, è utile a questo punto fare una distinzione netta da un concetto spesso confuso con la sensibilità e la vulnerabilità: la fragilità.

La fragilità emotiva è una difficoltà nella gestione e nella regolazione delle proprie emozioni. Le persone emotivamente fragili possono reagire in modo sproporzionato a eventi stressanti o difficili, manifestando ansia, rabbia o tristezza in maniera eccessiva rispetto alla situazione o incontrollata.

La fragilità emotiva può derivare da una bassa capacità di coping e resilienza, che rende difficile affrontare le sfide emotive senza sentirsi sopraffatti.

A differenza della sensibilità, che riguarda la comprensione di tutte le emozioni e delle loro sfumature, la fragilità trova una particolare leva nelle emozioni negative. 

Come si può intuire, quindi, una persona emotivamente fragile non è necessariamente una persona dotata di sensibilità o intelligenza emotiva. E una persona sensibile non ha per forza problemi di regolazione emotiva. Sono due concetti separati, che possono coesistere, ma che restano comunque indipendenti.

Chi è più intelligente è anche più sensibile?

La scienza ci dice che la sensibilità è a tutti gli effetti una forma di intelligenza, anche se diversa da quella cognitiva o logica a cui comunemente ci riferiamo.

Si tratta infatti di una forma di intelligenza più interpersonale, sfumata, e vicina alle emozioni.

Viene anche chiamata intelligenza emotiva ed è attraverso questa capacità che le persone sensibili possono esprimere una forma di intelligenza che va oltre i numeri e le logiche.

Va detto però che esistono anche altre forme di intelligenza, che dentro di noi si combinano per dare vita a quella che è l’espressione unica della nostra personalità.

Queste sono le diverse intelligenze, secondo la teoria di Gardner:

Chi sono le Persone Altamente Sensibili (PAS)?

Al di là della sensibilità verso le emozioni degli altri, esiste un altro tipo di sensibilità, più legata ai sensi e a come percepiamo il mondo esterno. Si chiama sensibilità sensoriale e chi la possiede tende a reagire in modo molto intenso a stimoli come forti rumori e luci o cambiamenti nell’ambiente.

Questa maggiore reattività agli stimoli esterni può rendere difficile affrontare situazioni caotiche o sovraccariche di informazioni come ambienti affollati, concerti o stazioni.

La psicologa Elaine N. Aron ha studiato questa forma di sensibilità, descrivendola come un tratto innato che influenza il modo in cui il cervello elabora gli input sensoriali.

Nel suo libro The Highly Sensitive Person, pubblicato negli anni ’90, Aron ha spiegato che le persone con questa caratteristica percepiscono più intensamente ciò che li circonda e reagiscono in modo più profondo rispetto alla media.

Studi più recenti indicano che circa il 30% delle persone potrebbe essere definito “altamente sensibile”. Questo tratto si manifesta in tutte le culture, fatto che suggerisce che si tratti di caratteristica umana universale.

Negli ultimi anni, sono sorte comunità di supporto per aiutare le persone altamente sensibili a comprendere meglio questa caratteristica e a trovare strumenti per gestire la loro reattività agli stimoli.

Ti identifichi in una persona sensibile? Ecco 3 consigli per te

  1. Impara a riconoscere e accettare la tua sensibilità come una risorsa. La tua capacità di comprendere le emozioni altrui e percepire i dettagli dell’ambiente può arricchire le tue relazioni e il tuo benessere. Riconosciti questo valore e permettiti di utilizzare la sensibilità come uno strumento per creare legami più forti;
  2. Stabilisci dei confini chiari per proteggerti dal sovraccarico sensoriale ed emotivo. Esporti a stimoli intensi o a situazioni emotivamente cariche può portarti velocemente all’esaurimento. Per evitarlo, monitora la tua salute mentale e crea uno spazio personale in cui rifugiarti e ricaricarti. Non esitare a dire di no!
  3. Circondati di persone che valorizzano la tua sensibilità. Essere circondate da persone che comprendono e rispettano la tua sensibilità ti consentirà esprimerti liberamente senza castrare la tua emotività.

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