Sigfrido Ranucci, aumentata la scorta: “È in forte pericolo”

Il giornalista di Report è in forte pericolo: per questo è necessario aumentare il livello della sua sicurezza con 4 agenti di scorta e un'auto blindata in più

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Claudia D'Alessandro

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Dopo l’attentato di ottobre, il ministero dell’Interno ha deciso di aumentare la scorta al giornalista Sigfrido Ranucci, conduttore della trasmissione di inchiesta Report su Rai3. È il secondo provvedimento del genere da quando era esplosa una bomba rudimentale di fronte a casa sua, danneggiando due sue automobili. Il livello di sicurezza è passato da 4 a 2, con un’auto blindata in più.

Sigfrido Ranucci, la decisione del Viminale: “È in forte pericolo”

È stata incrementata la scorta a Sigfrido Ranucci: il giornalista di Report infatti è in forte pericolo e per questo motivo è necessario aumentare il livello della sua sicurezza.

Lo ha deciso l’Ufficio centrale interforze per la sicurezza personale (Ucis) del Viminale, che ha alzato il suo livello di scorta, già intensificato dopo l’attentato subito il 17 ottobre scorso quando una bomba scoppiò davanti a casa sua a Campo Ascolano, in provincia di Roma. Il livello di sicurezza passerà da quarto a secondo: non più una auto blindata e due uomini di scorta, ma due blindate e quattro uomini, oltre all’esercito che presidierà la sua casa a Campo Ascolano, frazione di Pomezia alle porte di Roma.

Ranucci aveva già ricevuto intimidazioni ed era già accompagnato dalla scorta nei suoi spostamenti quotidiani (senza sorveglianza notturna) prima dell’esplosione: dopo l’episodio la sua scorta era stata rafforzata con due uomini di scorta e un’automobile blindata.

La decisione sarebbe stata presa anche in base all’inchiesta della magistratura sull’attentato del 17 ottobre scorso, ma anche in seguito alle sue dichiarazioni dello scorso 4 novembre in commissione Antimafia. Stando a quanto riportato da Repubblica, nell’indagine della procura di Roma stiano emergendo una serie di elementi che legherebbero l’attentato a Ranucci ad alcuni gruppi criminali, che avrebbero deciso di colpire il conduttore di Report per alcune inchieste che il programma di Rai3 stava svolgendo.

Le parole di Sigfrido Ranucci dopo l’attentato del 17 ottobre

Era stato lo stesso Sigfrido Ranucci a dare la notizia sui social dell’attentato lo scorso ottobre: “Due ordigni hanno distrutto le automobili parcheggiate davanti casa. Le deflagrazioni sono state così forti da scuotere l’intero quartiere”. Poche ore dopo, in una breve intervista resa a Corriere della Sera, il giornalista aveva aggiunto: “Mia figlia è passata davanti alla mia auto venti minuti prima dell’esplosione. Avrebbero potuto ammazzare mia figlia“.

Il giornalista dal 2014 vive sotto scorta per minacce di morte provenienti da ambienti mafiosi, e aveva raccontato di aver ricevuto negli ultimi mesi nuove intimidazioni. Nell’ultimo periodo ha trovato proiettili lasciati davanti casa, pedinamenti, tentativi di delegittimazione. “C’è un clima di isolamento e di delegittimazione nei miei confronti“, aveva dichiarato al Corriere della Sera.

Anche Emanuele Ranucciuno dei tre figli del conduttore di Report, aveva raccontato dell’attentato. “Non c’ero al momento dell’esplosione, ero a casa di un amico. Mi ha chiamato mia sorella”. Qualche tempo fa aveva ammesso: “Vivo da sempre con il pensiero, il timore che ogni volta che saluto mio padre possa essere l’ultima”.

“Credo sia inevitabile quando vivi per decenni sotto scorta, quando hai sette anni e ci sono i proiettili nella cassetta della posta di casa tua, quando ti svegli una mattina e trovi scientifica, Polizia, Carabinieri e Digos in giardino… o semplicemente quando ti abitui a non poter salire in macchina con tuo padre”, aveva scritto sui social.

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