Scuole chiuse. La protesta di mamma Francesca per dire: «Esistiamo»

Freelance, un bimbo di 5 anni, ha deciso di recarsi nella sede della Regione Lombardia con suo figlio: «Per ricordare alle istituzioni che non possiamo più vedercela da soli, che devono occuparsi dei cittadini, e possono cominciare "badando" ai nostri figli mentre noi lavoriamo»

Pubblicato: 8 Marzo 2021 15:01

DiLei

Redazione

DiLei è il magazine femminile di Italiaonline lanciato a febbraio 2013, che parla a tutte le donne con occhi al 100% femminili.

Francesca D’Addario vive a Milano, ha un compagno e un figlio all’ultimo anno della scuola materna. Francesca è una mamma come tante, una mamma che lavora. Fa parte di quell’esercito di donne che in quest’ultimo anno si è arrangiata come meglio poteva, tra lockdown, chiusure a intermittenza della scuola, gestione di un bambino di 5 anni e il suo lavoro, quello che “le dà da mangiare”.

Francesca lo scorso 3 marzo 2021, data in cui è stata annunciata la chiusura delle scuole, questa volta includendo anche quelle dell’infanzia, decide di mettere in atto una protesta simbolica: «Per ricordare alla Regione Lombardia che non possiamo più vedercela da soli, che devono occuparsi dei cittadini, e possono cominciare “badando” ai nostri figli mentre noi lavoriamo». E alle 15:30 in punto del giorno dopo si reca al Palazzo della Regione, in Piazza Città di Lombardia 1 a Milano, e dà il via alla sua protesta pacifica e simbolica.

«L’intento non è pretendere la riapertura immediata delle scuole – precisa nel suo post – che non è possibile per ovvi motivi. L’intento è semplicemente smettere di restare in silenzio e chiedere più responsabilità da parte delle istituzioni. Anche se “non serve a niente”».

Fonte: Francesca D'Addario
Francesca e le mamme davanti al Palazzo della Regione Lombardia

«Non sono mai stata attiva politicamente – racconta Francesca a DiLei – Sono una free lance e scrivo testi per la pubblicità e il web. La mia famiglia è composta da me, il mio compagno libero professionista anche lui, e mio figlio di 5 anni. Non abbiamo nonni vicini. Abbiamo una baby sitter che ci aiuta qualche ora alla settimana, non di più perché sarebbe un costo economico non sostenibile».

«Quando è arrivata la notizia della chiusura delle scuola il giorno prima per il giorno dopo, dopo un anno di continue aperture e chiusure, non ci ho visto più – prosegue mamma Francesca -Sono andata in Regione Lombardia, senza un piano o una strategia, insieme a una mia collega. E lì siamo rimaste finché l’assessore alla Famiglia, Solidarietà sociale, Disabilità e Pari Opportunità Alessandra Locatelli ci ha accolto nel suo ufficio».

«Abbiamo fatto una chiacchierata. Certo, non mi aspettavo risoluzioni. Ma da cittadina quello che vorrei una maggiore trasparenza e comunicazione con chi governa, a tutti i livelli. Siamo nelle stesse condizioni di un anno fa, dove da un giorno con l’altro si annuncia la chiusura delle scuole. Da lì è nata l’idea di lavorare nell’atrio della Regione, insieme a mio figlio, come fosse simbolicamente affidato alle istituzioni. Ho scritto questa cosa su Facebook condividendolo sulla pagina di MamiClub e in molte mi hanno risposto. Ci siamo trovate in 20, ma ci tengo a dire che non voglio organizzare un sit in o chissà cosa. Voglio solo far sentire la mia voce, esprimere il mio diritto, mio e di mio figlio, ad esserci. E lo voglio fare tutte le settimane, nel Palazzo della Regione. Non è più un’emergenza sanitaria, è un’emergenza sociale. Non nego la gravità della situazione, ma un anno dopo siamo tornati al punto di partenza. Vorrei potessimo andare avanti».

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