I piccoli schiavi invisibili e la piaga sociale del lavoro minorile

168 milioni di bambini e di adolescenti nel mondo sono vittime di sfruttamento del lavoro. Fare finta di niente non è più possibile

Pubblicato: 12 Giugno 2021 10:38

Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Vedere impiegate quelle mani così piccole e morbide nei più sfiancati lavori, è un’instantanea di vita reale che fa male, come un pugno nello stomaco e forse anche di più. Perché il lavoro minorile è una piaga sociale, ed è oggi più reale che mai. E non basta semplicemente dire che è vietato per avere la coscienza a posto. È un dovere fare di più.

Il 12 giugno si celebra la giornata mondiale contro il lavoro minorile istituita il 12 giugno del 2002 dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro. È chiaro che, da festeggiare non c’è nulla. C’è piuttosto da agire e anche velocemente, per salvare quei milioni di bambini ai quali vengono sottrati i sogni, il futuro e l’infanzia.

Il lavoro minorile è una delle più aberranti violazioni dei diritti umani perché commessa ai danni di bambini innocenti, ai quali vengono spezzate le ali, senza neanche troppe remore. E non basta girarsi dall’altra parte per non vedere il diffondersi di un fenomeno che consideriamo lontani anni luce da noi, lo sfruttamento minorile ci riguarda tutti, in egual maniera.

Fonte: iStock
Lavoro minorile, una piaga per la società

E a chi pensa che si tratta di un fenomeno che interessa solo le aree nel mondo caratterizzate da povertà e isolamento sociale – come se poi questa fosse un’attenuante per non agire – ricordiamo che invece quella del lavoro minorile è una realtà che persiste anche nei Paesi più industrializzati.

Lo sfruttamento minorile

Milioni di bambini, bambine e giovani minorenni, sono oggi impiegati in lavori sottopagati, faticosi e pericolosi, che logorano la mente e il cuore, che distruggono psicologicamente. La loro età oscilla tra i 5 e i 17, e il loro giovani corpi sono sfruttati soprattutto nei settori dell’agricoltura, dell’industria dei falsi, ma anche nelle organizzazioni mafiose internazionali, dove i bambini rischiano la loro stessa vita.

Il fenomeno coinvolge soprattutto le aree considerate fragili, quelle colpite da guerre, conflitti e calamità. Quelle devastate dalla povertà. È lì che la crudeltà dell’uomo entra in atto, attraverso una reclutamento massivo dei bambini, impiegati per ricucire l’economia, per minimizzare le spese, per fare profitto e trarre guadagno. Un vantaggio per loro, un inferno per i bambini.

Perché i bambini sanno ubbidire e non si ribellano. Perché possono essere puniti facilmente. Perché possono essere pagati una miseria e venduti al migliore offerente. .

È per questo non possiamo girarci più dall’altra parte, né il 12 giugno – giornata mondiale contro il lavoro minorile – né tutti gli altri giorni dell’anno. Non possiamo farlo noi, non possono farlo i governi e neanche gli imprenditori. Non può farlo più nessuno.

Iqbal Masih e quella storia che nessuno dovrebbe mai dimenticare

“Nessun bambino dovrebbe impugnare mai uno strumento di lavoro. Gli unici strumenti di lavoro che un bambino dovrebbe tenere in mano sono penne e matite”. Così diceva Iqbal, così moriva Iqbal. La sua storia è reale, cruda e nuda. E fa male. Ma merita di essere raccontata e ricordata.

Iqbal Masih era un bambino pakistano, diventato il simbolo della lotta contro il lavoro minorile, nonostante la sua giovane età. Venduto da suo padre a un fabbricante di tappeti, inizia una schiavitù senza fine. Fu costretto, dal suo padrone, a lavorare in condizioni disumane, incatenato a un telaio e mal nutrito. Ma non era solo, Iqbal era uno dei tanti bambini che lavoravano, e lo fanno tutt’ora, in Pakistan. Perché le loro mani sono veloci, e i loro salari ridotti al minimo. E perché i bambini non possono ribellarsi, non sanno protestare.

Iqbal è diverso però, lui protesta. Decide di raccontare la sua storia, di farla conoscere. Un avvocato del BLLF (Fronte di Liberazione dal Lavoro Schiavizzato) lo aiuta in questa missione.“Non ho più paura di lui – dice il bambino a riferendosi al suo padrone – è lui che ha paura di me, di noi, della nostra ribellione”.

Iqbal continua a raccontare la sua storia e grazie al sostegno del BLLF inizia a studiare. Ha sogni grandi: vuole diventare un avvocato. Ma la sua storia di libertà dura troppo poco: il 16 aprile del 1995 gli sparano a bruciapelo. Non aveva neanche 13 anni e la sua infanzia gli era già stata portata via. Ma questo non bastava. Così Iqbal è morto.

Fonte: Wikimedia/Aneladgames
Iqbal Masih

Il lavoro minorile e i dati sconcertanti

Nel 2015, il rapporto dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) e del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF) pubblicato in occasione della giornata mondiale contro il lavoro minorile ha fatto emergere una realtà terribile: i bambini costretti a lavorare, nel mondo, sono 160 milioni. Rispetto a quattro anni prima, il dato ha subito un incremento di oltre 8 milioni di bambini. E questo non fa presagire nulla di buono per il futuro.

A essere coinvolti sono soprattutto i bambini che hanno un età tra i 5 e gli 11 anni e che rappresentano più della metà del numero globale. La maggior parte di loro sono impiegati per lavori che minacciano la salute, la sicurezza e l’integrità degli stessi.

Dal rapporto è emerge che la maggior parte di loro sono impiegati nel settore agricolo (circa il 70%) e che, ovviamente, non hanno accesso agli studi e che quindi non fanno che incrementare la povertà educativa e culturale che a sua volta provoca altre e disastrose conseguenze.

Dopo anni di lotte da parte di associazioni, organizzazioni e governi, per estirpare questo cancro dalla società, questo impegno ha subito una battuta d’arresto a causa dell’avvento della pandemia globale provocando, quindi, un netto peggioramento.

La situazione, oggi

I dati sui piccoli schiavi sono in constante peggioramento. Ad affermarlo un nuovo rapporto pubblicato dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro e dall’UNICEF. Tra scuole chiuse, problemi economici e povertà, le famiglie sono costrette a fare scelte difficile e spesso, queste, vedono i bambini diventare vittime indifese di una situazione senza apparente via d’uscita.

Nonostante i numeri riguardino principalmente territori più poveri e marginali, anche i Paesi occidentali non sono esenti da questi. In Italia, per esempio, ci sono oltre 300000 bambini e adolescenti a lavorare in condizioni che mettono a repentaglio la loro salute e sicurezza. Dati, questi che sconvolgono ma che non possono essere più ignorati.

I numeri, In Italia e in tutto il mondo, sono drammatici. Tuttavia non possiamo dimenticarci che dietro queste statistiche ci sono le storie, quelle dei bambini costretti a lavorare. C’è la storia di Iqbal Masih, del suo coraggio di ribellarsi e di quel viaggio verso la libertà interrottosi troppo velocemente. C’è la storia dei piccoli minatori indiani – oltre  20.000 – di Jharkhand e Bihar, che ogni giorno rischiano la vita, lavorando in condizioni di semi schiavitù, all’interno delle miniere per l’estrazione di mica. E ce ne sono tante altre di storie come le loro.

Per questo non possiamo più limitarci a dire che è vietato il lavoro minorile per avere la coscienza a posto, o indignarci solo quando i notiziari e i media ne parlano per poi dimenticarcene. Bisogna fare di più, dobbiamo tutti fare di più.

Fonte: iStock
lavoro minorile

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